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Visualizzazione dei post da aprile, 2024

“Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico…”

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SUGGESTIONI, PROVOCAZIONI DALL’ENCICLICA FRATELLI TUTTI Cari amici, Papa Francesco con l’enciclica Fratelli tutti ci invita ad alzare gli occhi, a guardare la realtà, la storia, il cammino delle persone, ma con occhi nuovi, che sappiano “riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita” (F.T.1). 1. Uno sguardo a un mondo chiuso 1.1 Guardare al ‘noi L’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco traduce nel concreto e nella storia odierna l’esigenza dell’annuncio della gioia del Vangelo con cui ha aperto il suo Pontificato con l’esortazione apostolica Evangelii gaudium. La Fratelli tutti inizia non con un’idea, un’emozione, ma con una domanda concreta: “Di chi mi devo fare fratello?” L’obiettivo è che - scrive Papa Francesco: “alla fine non ci siano più “gli altri”, ma solo un “noi”” (F.T.35). Cosa oggi impedisce di costruire fraternità? Si domanda poi il Papa. L’enciclica segnala quali sono gli ostacoli ne

Il Barcone affondato e recuperato, grido per il nostro mondo

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Cari amici, nella notte tra sabato 18 aprile e domenica 19 aprile del 2015 il Mediterraneo inghiottiva l’ennesimo barcone, con a bordo quasi mille persone, che cercava un porto sicuro, un luogo d’approdo. Nessuno ha sentito il grido di uomini e donne, nessun ha sentito un lamento: morivano nel silenzio e nell’indifferenza di un mondo che sceglie chi accogliere e chi abbandonare, chi salvare e chi lasciare morire. I morti dormono nel “cimitero del Mediterraneo” insieme ad altri 50.000che negli ultimi 30 anni riposano in fondo al nostro mare. “uomini e donne come noi” – ha ricordato papa Francesco. Mentre piangiamo queste morti, vergognandoci per non aver gridato abbastanza i loro diritti, attorno a noi abbiamo sentito, in questi dieci anni parole di rifiuto, quasi di guerra per loro: “bombardiamo”, “respingiamo”, “ignoriamo”, “chiudiamo”, “non riconosciamo”. Pietà di noi, Signore. Le persone che sono morte nel Mediterraneo in quella tragica notte non avevano il diritto di rimanere nella

Patto europeo sui migranti richiedenti asilo e rifugiati: il fallimento della solidarietà europea

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Il Patto europeo sui migranti richiedenti asilo e rifugiati, approvato oggi al Parlamento europeo a Bruxelles, avrebbe dovuto modificare le regole di Dublino, favorire la protezione internazionale in Europa di persone in fuga da disastri ambientali, guerre, vittime di tratta e di sfruttamento, persone schiacciate dalla miseria, con un impegno solidale di tutti i Paesi membri dell’Unione europea nell’accoglienza, il ritorno alla protezione temporanea come si era visto con gli 8 milioni di migranti in fuga dall’Ucraina, un monitoraggio condiviso tra società civili e Istituzioni del mar Mediterraneo per salvare vite nel Mediterraneo. Invece l’Europa – mentre continuano le tragedie nel Mediterraneo – a maggioranza di voti si chiude in se stessa, trascura i drammi dei migranti in fuga, sostituisce la vera accoglienza con un pagamento in denaro. E pretende ancora di più dai Paesi di frontiera, come l’Italia: controlli più veloci, ritorni nel primo Paese di sbarco di chi si muove in Europa se

S. Contardo, pellegrino di pace e testimone di condivisione

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Contardo, rinunciando alle ricchezze ha fatto la scelta dell’essenziale... Cari fratelli e sorelle, cari confratelli, onorevoli autorità, celebriamo oggi il vostro patrono, S. Contardo d’Este, uno dei santi della casa d’Este, il casato che ha avuto origine nella città di Ferrara, dove sono Pastore e con cui la vostra città è gemellata dal 2001. S. Contardo, che la tradizione ferrarese indica come fratello della Beata Beatrice II d’Este, monaca benedettina, è un santo di cui conosciamo solo alcuni aspetti della sua esistenza, in particolare l’anno della morte – 1249 – nella vostra città di Broni, mentre era pellegrino verso il santuario di S. Giacomo di Campostela e i miracoli che ne seguirono, raccolti e amplificati nella ‘Vita’ più antica del 1367 che si conserva nell’archivio di questa parrocchia. Ma bastano questi aspetti per costruire il profilo di una santità che ha una grande contemporaneità. Ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio in questo tempo pasquale, che regala pace e g

Uno stile di comunione e di condivisione

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Lo Spirito Santo ci trasforma, illumina il cammino del futuro... Cari fratelli e sorelle del Rinnovamento dello Spirito, respiriamo ancora l’aria di Pasqua che è aria di perdono di misericordia, soprattutto in questa seconda Domenica del tempo pasquale. Ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio. La pagina degli Atti degli Apostoli continua a regalarci dopo la Pasqua e la Pentecoste, testimonianze di annuncio “della risurrezione del Signore Gesù” e di conversione e di condivisione. Infatti, la Pasqua trasforma lo stile di vita della prima comunità cristiana, che forma “un cuor solo e un’anima sola”, impara a condividere, a mettere in comune ogni bene. E’ il principio dell’economia di comunione di cui hanno parlato Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, che ha trovato nella storia forme straordinarie – come nell’esperienza benedettina e francescana – ma anche oggi in comunità religiose e movimenti, come il Rinnovamento dello Spirito, una testimonianza importante. La comunione non è solo u

Raccontaci Maria, che hai visto sulla via?

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Abbiamo bisogno di riconoscere la città a partire da uno sguardo contemplativo “Raccontaci Maria, che hai visto sulla via? La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto”. Le parole della sequenza pasquale in questa nostra Cattedrale riaperta raccolgono la nostra domanda a Maria di Magdala, testimone della risurrezione. E’ la domanda che ha accompagnato la fede dei cristiani in quasi nove secoli, celebrando ogni anno in questa Cattedrale la Pasqua, guidati dal Vescovo e dal Capitolo della Cattedrale, strettamente legato alla vita della Cattedrale e formato, da oltre mille anni, dai canonici, consiglieri del Vescovo. Oggi il Capitolo ha perso il suo ruolo di consiglio del Vescovo per accentuare il ruolo della preghiera, della Liturgia, in particolare della Liturgia delle ore nella nostra Cattedrale – di cui sono una stupenda testimonianza storica i corali miniati del ‘400 e del ‘500 che si possono ammirare nel Museo della Cattedrale -, ma anche della memoria della nostra stor