L'Ospedale, luogo di vita e di risurrezione



L’ospedale prima che luogo di prestazioni è luogo di relazioni...

Cari fratelli e sorelle, cari medici e operatori sanitari, non è una semplice abitudine celebrare la Pasqua e scambiarci gli auguri in Ospedale. A Pasqua “la luce serena” di Cristo risorto – come ci ricorda il bellissimo preconio della notte di Pasqua - risplende e illumina il buio, la notte: il buio e la notte che nella vita ci portano la sofferenza e la malattia, l’incapacità o l’inefficacia di una cura, l’abbandono. Di questa “luce serena” di Cristo risorto hanno bisogno l’Ospedale e i luoghi di cura, dove si respira affannosa la voglia, ma anche la fatica di vivere, dove ogni segno di speranza è come una grazia. Questa “luce serena” è l’invito di Gesù a ritrovarci e a vivere insieme la preparazione alla Pasqua con questa celebrazione eucaristica, segno di unità e vincolo di carità. Non è un segno banale quello che ci regala l’Eucaristia, Pasqua di ogni Domenica, ma un segno di unità che ci rende capaci di solidarietà in questo luogo di sofferenza e di cura, di morte e di vita. Ci lasciamo illuminare dalla parola di Dio in questo giorno santo. La pagina del profeta Isaia ricorda che il Signore dà ai suoi servi, ai suoi discepoli, a chi si affida a lui la capacità di parlare allo sfiduciato, di non tirarsi indietro, anche di soffrire. Fidandoci di lui noi possiamo sentirci sicuri e affrontare ogni situazione difficile. Sono parole che danno sicurezza a ciascuno di noi, soprattutto in questo tempo che ci avvicina alla Pasqua, e in questo luogo dove si respira talvolta “la fatica di vivere” e gli insuccessi delle cure. La fatica e l’insuccesso, la malattia devono essere continuamente rianimati dalla speranza che si trasforma sempre in vicinanza, ascolto, comprensione. La pagina evangelica di Matteo racconta l’episodio del tradimento di Giuda. Al centro c’è il denaro, guadagnare sulla vita degli altri. La vita di Gesù diventa oggetto di mercato, di trattazione economica. Purtroppo, anche oggi talvolta la vita delle persone dipende dal Mercato: le cure dipendono dal mercato, il lavoro dipende dal mercato, l’ospedale dipende dal mercato. L’ospedale prima che luogo di prestazioni è luogo di relazioni: è nato per questo, per essere vicini ai malati, per portare dentro la città i malati che erano cacciati e abbandonati fuori dalla città. La vita e la morte, purtroppo, dipendono dal mercato oggi come ieri. E questo mercato attorno alla vita di una persona, di Gesù, avviene mentre si sta per celebrare la Pasqua. Anche Gesù con i suoi discepoli decide di celebrarla e manda i suoi discepoli in città per preparare un luogo per vivere la Pasqua. La sera Gesù è a cena con i discepoli e parla di un discepolo traditore, il cui nome Gesù non rivela se non a Giuda stesso. Tutti si domandano chi fosse il traditore, non accorgendosi che tutti, tranne Giovanni, se ne andranno e lasceranno solo Gesù in Croce. Tradire Gesù non è solo di Giuda, ma anche di tutti noi. Lo tradiamo ogni volta che alle sue parole preferiamo le parole di altri; lo tradiamo quando ai gesti di Gesù, gesti di amore e di perdono, preferiamo i gesti dell’odio e della violenza, a gesti di cura sostituiamo gesti di abbandono; lo tradiamo quando alla sua casa, la Chiesa, preferiamo altri luoghi; lo tradiamo quando il denaro ha più valore delle persone. La Pasqua ormai vicina ci ricorda non solo una Liturgia, ma una vita diversa che deve intrecciare le nostre giornate, il nostro lavoro quotidiano di cura, la vita quotidiana, la famiglia, il tempo libero per costruire una città e una società diverse, libere, aperte, solidali, capaci di costruire umanità, anche in questo luogo di sofferenze. Non sentitevi fuori dalla città, ma dentro la città. “Abbiamo bisogno di riconoscere la città a partire da uno sguardo contemplativo, ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze – scrive Papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium. La presenza di Dio accompagna la ricerca sincera che persone e gruppi compiono per trovare appoggio e senso alla loro vita. Egli vive tra i cittadini promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia. Questa presenza non deve essere fabbricata, ma scoperta, svelata. Dio non si nasconde a coloro che lo cercano con cuore sincero, sebbene lo facciano a tentoni, in modo impreciso e diffuso” (E.G.71). Cari fratelli e sorelle, cari medici e operatori sanitari, la Pasqua ormai vicina ci porti a scoprire anche nell’Ospedale un luogo di fede in cui contemplare da figli la presenza di Dio e costruire fraternità. Auguri. Buona Pasqua. Buona Pasqua di pace e di solidarietà. Che la “luce serena” del Risorto illumini tutti voi e i vostri cari.

Ospedale sant'Anna - Cona (Fe) 27/03/2024

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