Presente e futuro sono strettamente collegati


 L’Avvento è il tempo in cui cambiare abito 

Cari fratelli e sorelle, iniziamo oggi un nuovo anno liturgico e il tempo di Avvento, tempo di preparazione al Natale, con un dono, un nuovo parroco, don Francesco, e un ringraziamento, a Padre Massimiliano e ai fratelli della comunità dei Francescani dell’Immacolata, che per dodici anni hanno vissuto tra noi, testimoni della fede e maestri di preghiera. In questa prima domenica di Avvento ci mettiamo in ascolto della parola di Dio. La prima lettura che abbiamo ascoltato ci ripropone una visione del profeta Isaia che vede tutti i popoli riunirsi sul monte nel tempio del Signore. Il monte e il tempio richiamano la legge e la preghiera come due aspetti importanti del cammino sui sentieri del Signore. Ogni presbitero è chiamato ad aiutare la propria comunità a salire sul monte per la preghiera, per costruire una relazione personale e originale con il Signore. La chiesa è la casa della preghiera. Al tempo stesso, il monte e il tempio invitano a seguire uno stile nuovo di vita, uno stile di pace e di dialogo: “non impareranno più l’arte della guerra”. Il dialogo e la pace sono beni di cui sentiamo l’importanza anche noi oggi, in un mondo dove la guerra ritorna, anche alle porte dell’Europa, la violenza entra in famiglia e nei luoghi quotidiani di vita. La chiesa, casa di Dio, è il luogo dove s’impara la pace, si costruisce la pace, si dona la pace, s’incontra il Dio della pace. La chiesa è il luogo dell’obiezione di coscienza alle armi, luogo di trasformazione – per usare l’immagine di Isaia – delle spade in aratri, delle lance in falci. Il prete in ogni comunità deve essere un uomo di pace, che educa alla pace. Quello della pace è un cammino che accompagna tutto l’Avvento, per riceverlo pienamente come dono nella notte di Natale, al canto del Gloria: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che il Signore ama”, canto che ripetiamo in ogni celebrazione domenicale. La città di oggi sembra come ieri dimenticare il Signore, non accorgersi della presenza del Signore, del Dio della pace: ogni cristiano, ogni comunità deve aiutare a diffondere la cultura della pace, a respirare la pace. San Paolo oggi, nella pagina della lettera ai Romani, ci invita a “svegliarci dal sonno” perché il Signore è tra noi. Il sonno significa in queste parole di Paolo l’allontanamento, dal Signore, la stanchezza, la dimenticanza del valore della sua presenza. Caro don Francesco, aiuta questa tua comunità ad essere sempre vigilante, capace di cogliere le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce che attraversano la vita delle persone, capaci di cogliere i segni dei tempi, i segni della presenza di dio tra le pieghe della quotidianità. La presenza del Signore ci aiuta ad affrontare le diverse situazioni della vita, soprattutto a cambiare stile di vita, a rivestirci di uno stile di vita che il Signore non solo ci ha insegnato, ma testimoniato. Risvegliarsi dal sonno significa impegnarci, partecipare alla vita della chiesa, testimoniare il Vangelo; liberarsi dall’abito vecchio, dalle opere delle tenebre, per indossare il nuovo abito di figli e fratelli. L’Avvento che oggi iniziamo è il tempo in cui cambiare abito per presentarci di fronte al Signore rinnovati. La pagina evangelica di Matteo è un invito a vegliare, a non lasciar scorrere i giorni senza costruire una relazione con il Signore, senza camminare nella carità. “L’attesa di una terra nuova – ci ricorda il documento conciliare Gaudium et spes – non deve indebolire, bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo dell’umanità nuova che già riesce ad offrire la prefigurazione che adombra il mondo nuovo” (G.S. 39). Al tempo stesso vegliare è un invito a perseverare nel bene, su cui saremo giudicati. Nella Giornata dei poveri di quest’anno Papa Francesco ci ha ricordato il Significato e il valore della perseveranza: “la perseveranza, è parola che indica “l’essere molto severi”. E non significa essere severi con gli altri, diventando “rigidi o inflessibili”, o con sé stessi, ma piuttosto di essere “ligi, persistenti in ciò che a Lui sta a cuore, in ciò che conta. Perché, quel che davvero conta, molte volte non coincide con ciò che attira il nostro interesse”. E ancora: “Perseverare è restare nel bene”, ricordare che il cammino e la testimonianza della fede devono nutrirsi dall’incontro con il Signore, in particolare dall’incontro eucaristico. “Senza la domenica non possiamo vivere”, affermavano i primi cristiani. Caro don Francesco, aiuta la tua comunità a fare della domenica il giorno del Signore, il giorno in cui non manchi la sosta per incontrare il Signore e i fratelli, il giorno in cui si sperimenta che la Chiesa è una fraternità. I tempi della vita devono essere segnati da questo incontro con il Signore, altrimenti – come è avvenuto ai tempi di Noè, ci ricorda il Vangelo – la nostra vita è segnata dall’egoismo, dal disordine, dall’abbandono della fede. L’Avvento ci richiama alla necessità di rivedere la nostra vita alla luce dell’incontro del Signore. Presente e futuro, ci ricorda il tempo dell’Avvento, sono strettamente collegati: l’intensità del nostro rapporto con il Signore e con i fratelli di oggi diventerà motivo di giudizio nell’incontro finale con il Signore. Cari fratelli e sorelle, il tempo dell’Avvento che inizia ci aiuti a liberarci dall’ansia delle preoccupazioni della vita per saper trovare il tempo di sostare davanti al Signore, come Marta e Maria nella casa di Betania, icona del cammino sinodale che stiamo vivendo insieme. Don Francesco, da oggi tra voi, vi aiuterà in questo cammino di fraternità, con al centro l’incontro personale con il Signore, il Dio della vita e della pace. Padre Massimiliano continuerà la sua presenza tra noi nel Santuario diocesano di S. Maria dell’Aula Regia di Comacchio. Maria, l’Immacolata e la Madre del popolo, accompagni il cammino di don Francesco e di Padre Massimiliano nella nuova comunità, con i suoi doni di grazia. Così sia.

Chiesa Santo Spirito - Ferrara 27/11/2022

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