San Cassiano e la testimonianza evangelica




San Cassiano è l’unico vero martire attestato della Romagna, durante le persecuzioni


Cari fratelli e sorelle, cari confratelli, celebriamo oggi S. Cassiano il patrono di questa comunità di Comacchio, un santo martire cristiano vissuto e morto nella vicina città di Imola, che pure lo ha scelto come suo patrono. La tradizione, soprattutto di Bressanone, lo vuole Vescovo di quella città, e così è rappresentato in alcune immagini di questa Chiesa concattedrale. In realtà, le fonti più antiche lo ricordano come un cittadino romano, laico cristiano, insegnante di ‘ars notoria’, cioè di stenografia. Il suo martirio avvenne a Imola, durante una delle più feroci persecuzioni dei cristiani, legato a una colonna e trafitto con gli stili degli stessi suoi studenti. Il racconto del martirio ci è stato tramandato dal poeta spagnolo Prudenzio, che visitò la tomba e altare di S. Cassiano nel 404 – un secolo dopo il martirio di S. Cassiano – durante il suo viaggio verso Roma.
S. Cassiano è l’unico vero martire attestato della Romagna, durante le persecuzioni.
Dopo aver ricordato il profilo del Santo martire Cassiano - profilo che ci ricorda che il nostro patrono ha dato la sua vita per il Vangelo, in queste nostre terre di Romagna - ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio. La pagina del libro delle Cronache ricorda come il popolo di Israele abbia smesso di adorare Javhè e a frequentare il tempio, per mettersi ad adorare divinità pagane. Il Signore mandò al suo popolo alcuni profeti perché ritornasse sulla retta fede, ma non li ascoltarono. Mandò Zaccaria, ma anche lui non fu ascoltato, anzi fu lapidato e ucciso. C’è un parallelismo tra la lapidazione di Zaccaria e il martirio di S. Cassiano. Entrambi sono laici. Entrambi muoiono per la fedeltà al loro Dio, per non disobbedire ai comandamenti del Signore. Entrambi sono testimoni fedeli. A ogni laico nella Chiesa è chiesta questa capacità di testimonianza, che supera anche talora le leggi. Sempre. Leggendo gli atti del processo che gli austriaci fecero ad alcuni comacchiesi che avevano accolto e curato Garibaldi, in fuga - pubblicati dal nostro prof. Zamboni - mi ha colpito la testimonianza di una donna comacchiese, moglie di un fiocinino, che alla domanda del giudice che chiedeva “perché avesse accolto, nutrito e curato un ricercato?” rispose: “perché sono cristiana”. La fede e la testimonianza cristiana ha al centro la tutela della dignità della persona umana. Sempre. I laici, che vivono nel mondo del lavoro, della scuola, della famiglia, della politica sono chiamati a dare questa testimonianza della fede in maniera originale. S. Cassiano ha offerto la sua testimonianza nel mondo della scuola, anche senza ricevere la riconoscenza dei suoi studenti che sono diventati suoi aguzzini. Dobbiamo vincere il rischio della sfiducia, del disimpegno per diventare invece annunciatori e testimoni del Vangelo. Lo ricorda papa Francesco ai laici e ai preti in un passaggio dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium: “Molti laici - scrive papa Francesco - temono che qualcuno li inviti a realizzare qualche compito apostolico, e cercano di fuggire da qualsiasi impegno che possa togliere loro il tempo libero. Oggi, per esempio, è diventato molto difficile trovare catechisti preparati per le parrocchie e che perseverino nel loro compito per diversi anni. Ma qualcosa di simile accade con i sacerdoti, che si preoccupano con ossessione del loro tempo personale. Questo si deve frequentemente al fatto che le persone sentono il bisogno imperioso di preservare i loro spazi di autonomia, come se un compito di evangelizzazione fosse un veleno pericoloso invece che una gioiosa risposta all’amore di Dio che ci convoca alla missione e ci rende completi e fecondi” (E.G.81). Senza laici e preti impegnati, le nostre comunità rischiano di non attrare alla fede, di non costruire percorsi comunitari, di non comunicare la gioia del Vangelo. La nostra Chiesa, le nostre comunità hanno bisogno di laici che non si sostituiscano ai preti, ma che con originalità testimonino la fede laddove il prete non arriva, evitando di perdere il tempo in questioni inutili o di poco valore. Laici che donano il tempo, la vita per il Vangelo, perché, come abbiamo cantato nel salmo responsoriale “Chi dona la sua vita, risorge nel Signore”. La pagina di San Paolo a Timoteo ci ricorda che la testimonianza della fede ha sempre al centro Gesù, la storia di Gesù, morto e risorto, che è passato in mezzo a noi facendo del bene, il Figlio di Dio e nostro fratello. Gesù ha dato la sua vita per noi ed è da lui che S. Cassiano ha imparato a dare la vita per il Vangelo. La testimonianza evangelica talora infastidisce e irrita alcuni, fino ad arrivare a perseguitare i testimoni del Vangelo con parole false o gesti violenti. Anche oggi nel mondo alcuni testimoni della fede – laici, sacerdoti, religiosi – soffrono insulti, persecuzioni dirette o subdole solo perché annunciano le verità evangeliche. E’ una schiera di persone, almeno 250 milioni di persone cristiane perseguitate nel mondo, che ci ricordano come la fede è vita e per la fede si è capaci anche di dare la vita. I martiri ci sono anche oggi. La pagina evangelica di Giovanni, infine, ci richiama il valore e la testimonianza di questi martiri, perché “chi ama la sua vita la perde, chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna”. Come S. Cassiano. Cari fratelli e sorelle, cari confratelli, chiediamo al Signore, per intercessione di S. Cassiano, una rinnovata capacità e un forte impegno da laici e sacerdoti per testimoniare il Vangelo, non solo a parole, ma con i fatti. “Proprio in questa epoca, e anche là dove sono un « piccolo gregge » (Lc 12,32), i discepoli del Signore sono chiamati a vivere come comunità che sia sale della terra e luce del mondo (cfr Mt 5,13-16). Sono chiamati a dare testimonianza di una appartenenza evangelizzatrice in maniera sempre nuova” (E.G.92). Sono parole di Papa Francesco che ci accompagnano nel ricordo del santo patrono Cassiano. Così sia.

Comacchio - Fe 13/08/2024





 

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