Debolezza umana e misericordia di Dio

 


La vita della Venerabile Flora ci insegna a ripercorrere le vie del Signore e valorizzare gli strumenti di                                                                 grazia e misericordia...


Cari fratelli e sorelle, è una gioia incontravi ogni anno in questo angolo della nostra pianura, attorno all’altare, per condividere il Pane della Parola e il Pane di vita, in unione con le Apostole Educatrici, nel ricordo della nostra sorella Flora Manfrinati. Grazie alla Venerabile Flora questo luogo, che ha segnato suoi primi anni di vita, ci regala spazi di incontro, di tranquillità e di pace nel creato. Ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio. La pagina del libro della Sapienza è un inno di lode a Dio, al Dio d’Israele, un Dio giusto, ma anche mite, che disprezza il peccato, ma anche ama il pentimento. Giustizia e mitezza, richiamo e perdono sono i modi con cui Dio ama il suo popolo. Sono i modi con cui ama anche noi, cari fratelli e sorelle, che spesso dimentichiamo la Parola del Signore e scegliamo uno stile di vita che ha al centro il nostro interesse, segnato dal nostro egoismo, e non l’amore a Dio e al prossimo. Sono i modi con cui Dio ci riconcilia e ci insegna le vie e i mezzi della Riconciliazione, come ci ha ricordato S. Giovanni Paolo II, in un bel passaggio dell’esortazione apostolica Reconciliatio et Poenitentia: “Le vie sono, appunto, quelle della conversione del cuore e della vittoria sul peccato, sia questo l'egoismo, l'ingiustizia, la prepotenza o lo sfruttamento altrui, l'attaccamento ai beni materiali o la ricerca sfrenata del piacere. I mezzi sono quelli del fedele e amoroso ascolto della parola di Dio, della preghiera personale e comunitaria e, soprattutto, dei sacramenti, veri segni e strumenti di riconciliazione, tra i quali eccelle, proprio sotto questo aspetto, quello che con ragione usiamo chiamare il sacramento della riconciliazione” (R.P. 8). La vita della Venerabile Flora, in tutti i suoi passaggi, ci insegna a ripercorrere le vie del Signore e valorizzare gli strumenti di grazia e misericordia, come il sacramento della Riconciliazione. Il perdono è sempre un dono importante da ricevere e da regalare, come lo è stato nella vita di Flora, per tutti – anche per Stalin e Marx diceva – e sempre. E’ un sacramento, quello della Riconciliazione, in cui il Signore – per usare le parole dell’apostolo Paolo nella seconda lettura – viene incontro alla nostra “debolezza”, come un Padre misericordioso, prendendoci per mano e insegnandoci, attraverso il dono dello Spirito, a pregare e anche a come chiedere il perdono. Il sacramento della Riconciliazione è il luogo in cui si incontra la debolezza dell’uomo e la misericordia di Dio. E’ un luogo di verità sulla nostra condizione umana, capace di grazia, ma anche capace di peccato. Riflettendo sulla funzione del sacramento della Riconciliazione, sempre S. Giovanni Paolo II ci ha ricordato che “la coscienza della Chiesa vi scorge, oltre il carattere di giudizio nel senso accennato, un carattere terapeutico o medicinale. E questo si ricollega al fatto che è frequente nel Vangelo la presentazione di Cristo come medico, mentre la sua opera redentrice viene spesso chiamata, sin dall'antichità cristiana, «medicina salutis». «Io voglio curare, non accusare», diceva sant'Agostino riferendosi all'esercizio della pastorale penitenziale, ed è grazie alla medicina della confessione che l'esperienza del peccato non degenera in disperazione. Il «Rito della penitenza» allude a questo aspetto medicinale del sacramento, al quale l'uomo contemporaneo è forse più sensibile, vedendo nel peccato, sì, ciò che comporta di errore, ma ancor più ciò che dimostra in ordine alla debolezza e infermità umana” (R.P.31). Flora conosceva il valore medicinale del sacramento della penitenza, come ricorda un episodio della sua vita. Durante l’Anno Santo del 1950 Flora era a Roma e nel pellegrinaggio arrivata nella basilica di S. Maria Maggiore ricorda un biografo – la chiesa “le ricordò quel professore dell'Italia centrale, lontano da venticinque anni dai Sacramenti, per il quale era stata invitata dalla moglie, tempo prima, a pregare. In chiesa, rivolta a Lina, disse: «Questo è il confessionale dove si è riconciliato quel professore”. Al ritorno a Torino si seppe, da uno scritto della moglie, che improvvisamente il professore aveva deciso (proprio la sera del giorno in cui era arrivata la lettera, scritta dalla Superiora di S. Michele, che prometteva le preghiere di Flora) di recarsi a Roma. Vi arrivarono la sera del quattro novembre e, scrive la signora, “ ...subito ci mettemmo in giro per andare a confessarci. In una chiesa non vi erano confessori, un'altra era chiusa. Si pensò a Santa Maria Maggiore”. Là il professore aveva fatto la sua confessione” (V. FELISATI, Una vita per gli altri, Ferrara, 1970, s.p ). Cari fratelli e sorelle, non sprechiamo questa medicina, quale è il sacramento della Riconciliazione, ma facciamola diventare un farmaco che accompagna la nostra vita di fede, come ci ha insegnato la venerabile Flora. Anche la pagina evangelica di Matteo, che ci ripropone una parabola evangelica, la parabola del seme e della zizzania, ci ricorda la continua lotta tra il bene e il male nella nostra vita, che può essere vinta solo con la fede in Dio, affidandosi alla sua misericordia, con intelligenza e amore, nella certezza che Dio non lascia solo l’uomo in questa lotta, ma lo accompagna con la sua grazia (gli ‘angeli’ rappresentano questo), come spiega Gesù ai suoi discepoli. Dio ha pazienza nei confronti della storia e dei suoi eventi e lascia che bene e male vivano insieme, nella certezza, però, che alla fine trionferà il bene. La pazienza di Dio nell’accompagnare la storia, anche quando il male sembra trionfare – guardiamo in questo tempo il dramma delle guerre, vicine e lontane, l’inquinamento e lo sfruttamento della terra, le forme di violenza sull’uomo e sul creato, la ricerca dei beni più che del bene - è unita alla responsabilità dell’uomo nella ricerca del bene comune e nella costruzione della civiltà dell’amore. Accanto alla parabola del grano e della zizzania, Gesù ci regala la parabola granello di senape e del lievito, che ci ricorda che il regno di Dio cresce non a partire da cose grandi, ma piccole, dalla quotidianità. E’ quanto dimostra anche la vita della Serva di Dio Flora Manfrinati, che oggi ricordiamo nel giorno della sua nascita. “La mia vocazione -disse un giorno Flora -è questa: lavorare nell'ombra. Il mio campo di battaglia è ovunque, la mia bandiera è la Croce, l'arma più sicura è la preghiera, la mia patria è il cielo, il mio aeroplano il cuore di Gesù ... Con questo io voglio riparare tutti i peccati dell'umanità e far prigionieri i demoni e portar tutte le anime in Paradiso”. E’ una lettura diversa della storia rispetto alla lettura profana che si ferma sulle grandi opere e i grandi personaggi. Cari fratelli e sorelle, la ricchezza della Parola di Dio di oggi e la testimonianza della Serva di Dio Flora Manfrinati e della famiglia delle Apostole Educatrici accompagni questo nostro tempo di cambiamento e lo renda un tempo di grazia. Ci accompagni Maria Immacolata, Signora universale. Così sia.

Mottatonda - Ferrara 23/07/2023

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