Celebrare e vivere in spirito e verità


Viviamo tempi non facili che, per essere superati, chiedono un impegno comunitario sia sul piano ecclesiale che nella società civile, con un protagonismo sempre maggiore dei laici. 


Cari fratelli e sorelle, cari confratelli, cent’anni fa, il mio predecessore Vescovo di Comacchio, S.E. Mons. Gherardo Sante Menegazzi (1866-1945) - francescano cappuccino che guidò la sede vescovile di Comacchio dal 1920 al 1938 -, non essendo reperibile la documentazione della consacrazione del santuario dell’Aula Regia, decise di rinnovare la consacrazione. Non era un gesto formale nelle intenzioni del Vescovo, ma un rinnovare la consapevolezza della sacralità di un luogo da amare e rispettare, di un luogo di preghiera in tempi allora difficili di lotte tra socialisti e fascisti, con offese anche alla religione e alla Chiesa. Ogni chiesa, tanto più un santuario, è un’oasi in cui costruire una relazione personale con Dio, ma anche uno spazio in cui Dio entra in relazione con luogo. La sacralità della chiesa, anche se non esclusiva, è uno spazio prezioso per la celebrazione dei sacramenti, ma anche per l’ascolto della Parola e della preghiera, luogo dove si gusta il perdono di Dio e si ritorna a camminare nella fede.
Ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio, sull’esempio del popolo ebraico che – come ci ha ricordato la pagina di Neemia – “porgeva l’orecchio a sentire il libro della Legge” e i sacerdoti aiutavano a comprenderne il senso. Neemia invita il popolo a dedicare un luogo e un tempo “consacrato al Signore”. Per noi questo luogo è la chiesa e il tempo è la domenica, giorno del Signore. Cari fratelli e sorelle, abitate questo Santuario e regalatevi un tempo per la celebrazione eucaristica e la preghiera, per l’ascolto della Parola, per l’incontro e la formazione. Senza un luogo comunitario di fede e un tempo insieme dedicato al Signore il rischio è che la nostra fede abbia una deriva individualista e sia slegata dalla vita familiare, sociale, culturale. Di questo pericolo di una fede individualista e slegata dalla realtà ci invita ad essere attenti anche l’apostolo Giovanni, nella pagina dell’Apocalisse che abbiamo ascoltato. La visione dell’Apocalisse invita noi oggi a considerare la chiesa, questo santuario come una “tenda”, cioè un luogo comunitario sicuro, ma provvisorio nel nostro cammino di fede, speranza e carità, in cui Dio ci raggiunge, raggiunge la comunità riunita in preghiera per consolare, “asciugare ogni lacrima”, trasformare la nostra vita. Al tempo stesso, la pagina dell’Apocalisse ci esorta alla speranza, che aiuta a non disperarsi nelle tribolazioni, ma anche a guardare al futuro, perché il Signore “fa nuove tutte le cose”. Questo legame della fede alla carità e alla speranza, che insieme formano l’abito cristiano, lo stile di vita cristiano non sempre è facile: è più facile pensare a se stessi, leggere la vita e le situazioni con pessimismo, essere schiacciati dai pensieri e dalle preoccupazioni del presente. Giovanni ci invita a fare questo salto di qualità: e le comunità cristiane, con le loro chiese, i santuari e i luoghi della pastorale ci aiutano a rinnovare la nostra vita cristiana con una fede operosa, comunitaria, partecipativa. Sarebbe inutile avere un luogo comunitario così bello e accogliente come questo Santuario e non visitarlo, non renderlo disponibile per momenti comunitari, perché sia realmente un centro di spiritualità per tutto il nostro Delta. Viviamo tempi non facili che, per essere superati, chiedono un impegno comunitario sia sul piano ecclesiale che nella società civile, con un protagonismo sempre maggiore dei laici. Questo Santuario conforti, educhi, stimoli a crescere e impegnarsi insieme condividendo un progetto di unità pastorale, ma anche di comunità, dove si dà valore ai luoghi e ai beni comuni, come questo Santuario arcidiocesano. La pagina evangelica ci ricorda l’episodio dell’incontro di Gesù con la samaritana al pozzo di Giacobbe. L’incontro da una parte indica nel pozzo un luogo consacrato, della memoria, ma dall’altra Gesù relativizza ogni luogo per indicare come nella preghiera non è tanto il luogo, ma il cuore che conta, conta “lo spirito e la verità”. Ogni chiesa, ogni santuario è anche un luogo educativo alla preghiera, perché ognuno impari a mettersi in relazione con Dio nella verità di se stesso, senza nulla nascondere, ma affidandosi al suo cuore di padre, anche attraverso l’intercessione dei Santi e di Maria. Da Maria, soprattutto, impariamo questo affidarci al Signore. E il canto del Magnificat è il canto di una donna di fede, Maria, che loda il Signore che ha posto il suo sguardo su un’umile serva, che confonde i superbi ed esalta gli umili. Papa Francesco ha detto che il Magnificat ci ricorda come “Dio è sempre dalla parte degli ultimi e il suo progetto è spesso nascosto sotto il terreno opaco delle vicende umane, che vedono trionfare i superbi, i potenti e i ricchi” . La preghiera di Maria diventa la nostra preghiera in questo Santuario a Lei dedicato. La carità di Maria diventa il nostro stile uscendo da questo santuario. La sofferenza di Maria, soprattutto nella via Crucis e sotto la Croce, sostiene la nostra sofferenza e il nostro smarrimento in questo tempo. “Maria – ha detto Papa Francesco - è stata la prima a credere nel Figlio di Dio, ed è la prima ad essere assunta in cielo in anima e corpo. Per prima ha accolto e preso in braccio Gesù quando era ancora bambino, ed è la prima ad essere accolta dalle sue braccia per essere introdotta nel Regno eterno del Padre. Maria, umile e semplice ragazza di un villaggio sperduto nella periferia dell’Impero Romano, proprio perché ha accolto e vissuto il Vangelo, è ammessa da Dio a stare per l’eternità accanto al trono del Figlio”.
Cari fratelli e sorelle, mentre ringraziamo il Signore per questo nostro Santuario, casa di Dio e casa del popolo di Dio, nel centenario della sua consacrazione lo preghiamo perché ci aiuti ad essere come Maria suoi ‘servi’: servi della fede, che alimentiamo nella preghiera in questo Santuario, servi della carità, che impariamo in questo Santuario sempre ospitale, servi della speranza, perché in questo Santuario alziamo il nostro sguardo al Signore, Creatore di tutto e guardiamo con fiducia a Maria, in questo luogo consacrato dove è invocata, da secoli, come la Madonna del popolo. Così sia.

Comacchio - Fe 17/05/2023

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