Obbedienza, comunione dei beni e compassione




Ognuna delle vostre regole o costituzioni sono lo strumento per fare la volontà di Dio dentro la concreta situazione storica ed ecclesiale.


Care religiose e cari religiosi, care sorelle e cari fratelli, viviamo oggi insieme la Giornata della vita consacrata. Sono unite con noi nella preghiera le tre comunità monastiche di Ferrara. E’ una giornata in cui ognuno dei vostri carismi sono al centro, come un dono per la vita della Chiesa, della nostra Chiesa e del mondo. Celebriamo questa Giornata qui a Comacchio, anche per ricordare i settant’anni della presenza delle suore Orsoline, nate dal cuore di un parroco veronese, nella nostra Chiesa di Ferrara-Comacchio, in particolare in queste parrocchie dell’unità pastorale del centro storico di Comacchio dove hanno riversato il meglio della loro passione educativa e carità, alimentate dal dono dell’Eucaristia e attente ai piccoli e ai deboli. Un impegno oggi che unisce la cura pastorale alla dedizione alla scuola materna, con la stessa passione educativa. Ci mettiamo in ascolto della parola di Dio. La pagina della lettera agli Ebrei che abbiamo riascoltato è ricca di riferimenti per questa nostra Giornata insieme. Al centro c’è Gesù, a cui ogni persona consacrata dona la sua vita come “un sacrificio di lode”, che testimonia, confessa la propria fede. Ogni esperienza di vita consacrata è un segno di un amore appassionato al Signore, che genera attorno a noi fede, fiducia, speranza. I luoghi del vostro servizio, pur nella diversità – dalla scuola materna alla casa di riposo, da una comunità per minori, a un laboratorio per disabili, da un Oratorio e da una parrocchia a una chiesa o santuario – sono luoghi di grazia, dove il Signore dispensa “grazia su grazia” e dove le persone imparano la responsabilità educativa, affidano i figli o gli anziani, ripensano la propria fede, chiedono il perdono e la pace. La vostra vita comunitaria e la vostra azione è poi un segno dell’importanza nella Chiesa - per usare le parole della lettera agli Ebrei – “della beneficienza e della comunione dei beni”. La ‘perfetta carità’ che caratterizza la vita religiosa si nutre di questo amore e della concreta condivisione dei beni che genera ancora oggi la meraviglia di coloro che incontravano i primi cristiani: “guarda come si vogliono bene”. E’ indubbio che oggi la vita consacrata vive un tempo di passaggio e di riflessione, ma anche sta regalando alla Chiesa nuovi segni di questo amore e di questa condivisione, volti importanti per rigenerare la Chiesa. Il cammino sinodale, poi, diventa anche per la vita consacrata un tempo di riflessione e di rinnovamento per mettersi in sintonia con il cammino di riforma di tutta la Chiesa. La pagina della lettera agli Ebrei parla poi del valore dell’obbedienza, uno dei voti di chi sceglie la vita consacrata. Un’obbedienza fatta con gioia e non subita. Nell’Istruzione intitolata ‘Il servizio dell’autorità e l’obbedienza’, pubblicata dalla Congregazione per la vita consacrata e gli istituti religiosi nel 2008, dopo aver parlato dell’Obbedienza a Dio e alla Parola di Dio c’è a questo proposito un passaggio molto bello sulle altre mediazioni per fare la volontà di Dio: “Le persone consacrate, inoltre, sono chiamate alla sequela di Cristo obbediente dentro un “progetto evangelico”, o carismatico, suscitato dallo Spirito e autenticato dalla Chiesa. Essa, approvando un progetto carismatico quale è un Istituto religioso, garantisce che le ispirazioni che lo animano e le norme che lo reggono possono dar luogo ad un itinerario di ricerca di Dio e di santità. Anche la Regola e le altre indicazioni di vita diventano quindi mediazione della volontà del Signore: mediazione umana ma pur sempre autorevole, imperfetta ma assieme vincolante, punto di avvio da cui partire ogni giorno, e anche da superare in uno slancio generoso e creativo verso quella santità che Dio “vuole” per ogni consacrato. In questo cammino l'autorità è investita del compito pastorale di guidare e di decidere. È evidente che tutto ciò sarà vissuto coerentemente e fruttuosamente solo se rimangono vivi il desiderio di conoscere e fare la volontà di Dio, ma anche la consapevolezza della propria fragilità, come pure l'accettazione della validità delle mediazioni specifiche, anche quando non si cogliessero appieno le ragioni che esse presentano” (n.9). Ognuna delle vostre regole o costituzioni sono lo strumento per fare la volontà di Dio dentro la concreta situazione storica ed ecclesiale. Senza obbedienza c’è il rischio che la comunione s’infranga e cresca l’individualismo. La pagina si chiude con una bella definizione di Gesù “Pastore grande delle pecore”, il cui riferimento costante nella vita consacrata vi “rende perfetti in ogni bene”. Agli elementi importanti per il cammino della vita consacrata che ci ha regalato oggi la pagina della lettera agli Ebrei si aggiunge anche un ulteriore elemento della pagina evangelica. I discepoli hanno iniziato la predicazione e si ritrovano attorno a Gesù per una verifica. E Gesù invita anzitutto in un luogo in disparte, a riposare. E’ un invito che Gesù fa anche a voi, cari fratelli e sorelle, per non essere assorbiti dal lavoro pastorale e per una cura della propria vita umana e spirituale. E’ anche l’invito che viene dalla pagina evangelica di Marta e Maria, scelta dai Vescovi italiani per questo secondo anno del cammino sinodale, dove, tra l’altro, viene segnalata questo equilibrio tra vita attiva e vita contemplativa che deve caratterizzare ogni cristiano, anche consacrato. A questo invito si aggiunge anche lo stile di Gesù di “compassione”. La parola “compassione” può tradurre anche “la perfetta carità” che caratterizza la vita consacrata: compassione come soffrire insieme a chi soffre, come passione educativa, come accompagnamento, come cura. Care sorelle e cari fratelli consacrati, il Signore ci accompagni nel cammino dell’obbedienza alla sua volontà nei gesti concreti della comunione dei beni, della carità, della compassione, perché il mondo creda. Così sia.

Comacchio - Fe 04/02/2023

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