Insegnanti ed educatori


Essere nella scuola significa essere in uno dei laboratori educativi più importanti, dove crescono le persone, le loro idee e i loro atteggiamenti; dove si costruiscono relazioni che durano nel tempo; dove si costruisce la città.


Cari insegnanti, abbiamo iniziato in questi giorni un nuovo anno scolastico. Come ho scritto nel mio messaggio, è un anno pieno di incognite, forse anche di disagi per la difficile congiuntura economica, sociale e politica. Per queste ragioni, è’ un anno che ancora di più ci deve impegnare nell’insegnamento e nell’educazione degli studenti, a partire dall’insegnamento della Religione cattolica. Essere nella scuola significa essere in uno dei laboratori educativi più importanti, dove crescono le persone, le loro idee e i loro atteggiamenti; dove si costruiscono relazioni che durano nel tempo; dove si costruisce la città. Voi, cari insegnanti di religione, siete una componente importante in questo processo educativo. Ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio, parola che aiuta a crescere nella fede e nella vita. La pagina dell’Esodo è l’invito di Dio a Mosè a scendere in città, tra il popolo “che si è pervertito”, che ha dimenticato la legge del Signore, che non ascolta. E Mosè ricorda a Dio la storia della salvezza del popolo che Lui ha iniziato e convince il Signore a non fare del male al popolo. Anche voi, cari insegnanti, siete chiamati ad andare, andare nella scuola, incontrare gli studenti delle classi a voi affidate per aiutare a ricordare e comprendere da una parte l’importanza di avere riferimenti etici e dall’altra come la vita di ogni persona, come la storia ci insegna, può essere orientata dal fenomeno religioso. Anche voi, in particolare, come Mosè siete chiamata a insegnare la storia della salvezza a fondamento della religione cattolica, nel suo confronto anche con altre religioni, nelle sue figure fondamentali nel primo Testamento e nel secondo Testamento, con al centro la figura di Gesù Cristo e il cammino della Chiesa. Il fatto religioso diventa così non un fatto individuale, con il rischio di scadere nel magico, ma un fatto sociale, di popolo, in una porzione particolare, la Chiesa locale, che ha i suoi caratteri, la sua storia, le sue figure strettamente connesse con la Chiesa universale. Universalità, cioè essere destinata a tutti, e località, cioè essere radicata su un territorio sono due dimensioni della Chiesa. Il brano della lettera di paolo a Timoteo ha un forte carattere educativo. Paolo si rivolge a Timoteo come a un figlio per aiutarlo ad assumere delle responsabilità nella comunità. E questa educazione Paolo la costruisce a partire dalla sua storia personale, di come il Signore Gesù da un violento, persecutore e bestemmiatore abbia tirato fuori un servo e un ministro del Vangelo. L’arte educativa è proprio questa: non fermarsi alle apparenze, ma ‘tirare fuori’, secondo la maieutica socratica, dall’altro le sue possibilità, le sue capacità. E questa trasformazione avviene nella cura, nella misericordia, non fermandosi all’ignoranza della persona, ma prendendo per mano gli studenti, per usare le parole di Paolo. Gesù Cristo è modello di questo stile misericordioso e di cura, nei gesti e nelle parabole. E alcune parabole della misericordia sono quelle ricordate dalla pagina evangelica di Luca che abbiamo ascoltato. La parabola del Buon pastore, che può essere applicata anche all’insegnante, che si fa più vicino a chi è in difficoltà, a chi abbandona la scuola – oltre il 15 per cento degli studenti nel territorio ferrarese – a chi preferisce rinunciare all’insegnamento della religione per avere un’ora libera, a chi porta a scuole problematiche familiari che lo disorientano. Anche la parabola delle dieci monete può essere applicata all’insegnante, che valorizza tutte le risorse umane che la scuola mette a disposizione, senza sprecarne nessuna. O la parabola del figlio prodigo che fotografa la situazione di una libertà che spesso anche gli studenti invocano che spesso si trasforma in abbandono, povertà, ma che deve trovare sempre nell’insegnante una persona capace di attesa, di preoccupazione, di accoglienza. Cari insegnanti, all’inizio di questo anno scolastico, chiediamo al Signore la grazia di poter accompagnare i nostri studenti come Buoni pastori, Buoni educatori e di fare dell’insegnamento della religione cattolico un luogo e un’opportunità educativa per la loro crescita. Così sia.
Ferrara 10/09/2022

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