L’umiliazione ti porta ad assomigliare a Gesù, è parte ineludibile dell’imitazione di Cristo...
Cari fratelli e sorelle, celebriamo insieme questa Eucaristia nella festa dell’Esaltazione della Croce con lo sguardo fisso al nostro Crocifisso, davanti al quale portiamo le nostre gioie e le nostre sofferenze, le nostre tristezze e le nostre angosce. Il Cristo sofferente, presente in ogni chiesa, ricorda a noi da una parte l’umanità di Gesù, dall’altra come la sofferenza di Gesù fino alla Croce è strumento della nostra salvezza, della salvezza di tutti gli uomini. Gesù ha voluto condividere in tutto, nella sofferenza e nella morte, tranne che nel peccato, la nostra condizione umana. Sappiamo, infatti, quanto è difficile accettare la sofferenza nostra, di un nostro familiare, di un amico. Tutti lo abbiamo provato o stiamo provandolo. Il Cristo sofferente ci ricorda che anche Lui, che conosce il patire, ci è vicino con il suo sguardo sofferente. Guardando al Cristo Crocifisso – ci ricorda Papa Francesco nell’esortazione Evangelii Gaudium - “si tratta di imparare a scoprire Gesù nel volto degli altri, nella loro voce, nelle loro richieste. È anche imparare a soffrire in un abbraccio con Gesù crocifisso quando subiamo aggressioni ingiuste o ingratitudini, senza stancarci mai di scegliere la fraternità” (E.G. 91). Attorno a noi, infatti, nelle nostre famiglie, nelle nostre città – come leggiamo nella cronaca di ogni giorno - c’è molta violenza e poca capacità di dialogo, di ascolto. Il Cristo Crocifisso ci insegna la pazienza e l’umiltà del dialogo e dell’ascolto. E’ ancora Papa Francesco a ricordarlo: “Che dolce è stare davanti a un Crocifisso, o in ginocchio davanti al Santissimo, e semplicemente essere davanti ai suoi occhi! Quanto bene ci fa lasciare che Egli torni a toccare la nostra esistenza e ci lanci a comunicare la sua nuova vita!” (E.G. 264). Con lo sguardo al Crocifisso ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio. La pagina di San Paolo ai Filippesi ci aiuta a vedere nel Crocifisso il Dio che si è abbassato alla natura umana, ha svuotato se stesso della condizione divina per essere servo. Il Crocifisso è il Servo sofferente, è il Figlio che obbedisce al Padre fino alla morte e alla morte in Croce. Il Crocifisso ci ricorda anzitutto la conversione dei cuori, un nuovo stile di vita personale ispirato alla carità e alla giustizia, alla misericordia e al perdono. “Il Figlio di Dio sulla croce è nudo; la sua tunica è stata sorteggiata e presa dai soldati (cfr Gv19,23-24) – ha scritto Papa Francesco nella lettera Misericordia et misera a conclusione del Giubileo della misericordia del 2016 -; Lui non ha più nulla. Sulla croce si rivela all’estremo la condivisione di Gesù con quanti hanno perso dignità perché privati del necessario. Come la Chiesa è chiamata ad essere la “tunica di Cristo” per rivestire il suo Signore, così è impegnata a rendersi solidale con i nudi della terra perché riacquistino la dignità di cui sono stati spogliati. «(Ero) nudo e mi avete vestito» (Mt25,36), pertanto, obbliga a non voltare lo sguardo davanti alle nuove forme di povertà e di emarginazione che impediscono alle persone di vivere dignitosamente” (n. 19). E davanti al Figlio obbediente, per usare le parole di Paolo, noi ci inginocchiamo e proclamiamo che “Gesù Cristo è il Signore”. La pagina evangelica ci propone Gesù cammina sulle strade della Galilea e si incontra con Nicodemo. A Nicodemo Gesù ricorda che come il serpente di bronzo realizzato da Mosè è stato segno di salvezza per il popolo ebraico, così la morte in croce del Figlio dell’uomo è strumento di salvezza per gli uomini che credono in Lui. Non un segno di potenza, ma di sofferenza salverà gli uomini, annuncia Gesù a Nicodemo. Non un segno di superbia, ma di umiltà salverà il mondo. E il Crocifisso è il segno di umiltà. L’umiltà è uno dei tratti dello stile di vita cristiano, di laici, presbiteri e consacrati. Sono i tratti del cammino di santità a cui tutti siamo chiamati. Sono i tratti delle beatitudini. “L’umiltà può radicarsi nel cuore solamente attraverso le umiliazioni – ci ha ricordato Papa Francesco. Senza di esse non c’è umiltà né santità. Se tu non sei capace di sopportare e offrire alcune umiliazioni non sei umile e non sei sulla via della santità. La santità che Dio dona alla sua Chiesa viene mediante l’umiliazione del suo Figlio: questa è la via. L’umiliazione ti porta ad assomigliare a Gesù, è parte ineludibile dell’imitazione di Cristo: «Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme» (1 Pt 2,21)” (G.E. 118). Cari fratelli e sorelle, chiediamo al Cristo Crocifisso, che da secoli accompagna la vita della nostra città e della nostra Chiesa, di continuare ad accompagnarci nel cammino non facile delle nostre famiglie e del rinnovamento della Chiesa. E preghiamo con Papa Francesco: “Concedi a noi cristiani di vivere il Vangelo e di riconoscere Cristo in ogni essere umano, per vederlo crocifisso nelle angosce degli abbandonati e dei dimenticati di questo mondo e risorto in ogni fratello che si rialza in piedi” (F. T. 287). Così sia.
Santuario del Crocifisso - Ferrara 14/09/2022
Commenti
Posta un commento