Servire l’unità




L’unità è segno di crescita nell’amore e nella santità, ma anche il suo frutto.

Care sorelle e cari fratelli, la festa del transito di S. Benedetto coincide con l’inizio della primavera, quasi ad indicare che la morte è un nuovo inizio, l’inizio della vita eterna; inoltre, cade in Quaresima, tempo di penitenza, di carità e di speranza, quest’ultima la virtù che guida il nostro anno giubilare. S. Benedetto morì quaranta giorni dopo S. Scolastica, quasi un tempo quaresimale per prepararsi nella preghiera all’incontro con il Signore. Ci mettiamo in ascolto della parola di Dio, parola di speranza. La pagina del libro della Genesi ci ricorda l’invito, il comando di Dio ad Abramo a lasciare la propria terra, la propria casa per mettersi in cammino verso una nuova terra. Il Signore accompagna questo invito con una promessa: formerai una grande nazione, che riceverà la benedizione del Signore, e diventerà un segno tra le genti. E’ la vocazione di Abramo, nostro padre della fede. Papa Francesco - nell’enciclica Lumen fidei – commentando la chiamata di Abramo scrive: “Ciò che questa Parola dice ad Abramo consiste in una chiamata e in una promessa. È prima di tutto chiamata ad uscire dalla propria terra, invito ad aprirsi a una vita nuova, inizio di un esodo che lo incammina verso un futuro inatteso. La visione che la fede darà ad Abramo sarà sempre congiunta a questo passo in avanti da compiere: la fede “vede” nella misura in cui cammina, in cui entra nello spazio aperto dalla Parola di Dio. Questa Parola contiene inoltre una promessa: la tua discendenza sarà numerosa, sarai padre di un grande popolo (cfr. Gen 13,16; 15,5; 22,17). È vero che, in quanto risposta a una Parola che precede, la fede di Abramo sarà sempre un atto di memoria – continua il Papa. Tuttavia, questa memoria non fissa nel passato ma, essendo memoria di una promessa, diventa capace di aprire al futuro, di illuminare i passi lungo la via. Si vede così come la fede, in quanto memoria del futuro, memoria futuri, sia strettamente legata alla speranza” (L.F.9), conclude Papa Francesco. Abramo si affida alla Parola di Dio, una Parola che non inganna, accompagna, trasforma. Anche S. Benedetto nella sua vita si è affidato alla Parola di Dio, di cui raccomanda la lettura e lo studio nella sua Regola. “La “lectio divina”, la lettura della Bibbia organica, attenta, intelligente, ci permette di scoprire, di “conoscere” nella nostra vita – come ricorda la pagina evangelica di Giovanni - il mistero di Dio : “ed è per questo che la vita monastica, in particolare la vita contemplativa, in genere la vita benedettina e tutte le tradizioni che ne derivano e hanno il ritmo di questa lettura della Bibbia – ha scritto il card. Martini in un’ omelia per il XV centenario della nascita di S. Benedetto- , costituiscono un modello di vita ideale, un modello di vita umano, sano, capace di congiungere preghiera e lavoro, capace di capire le cose di Dio e le cose dell’uomo, capace di scendere nei misteri dello Spirito e di espandersi nelle creazioni dell’arte, capace di leggere i codici e capace di coltivare la terra, capace di guardare in alto verso Dio e di ritornare verso i fratelli con carità, semplicità, amore, a sostegno e a servizio dei malati, degli infermi, di tutti coloro che hanno bisogno di essere accolti” (C.M. MARTINI, Il Vescovo e il monaco, Abbazia di Seregno, 1980). E anche la risposta alla chiamata di Dio da parte di S. Benedetto ha formato un nuovo popolo di Santi e Sante, cioè coloro che sono stati formati alla vita spirituale attingendo alla tradizione benedettina; ma anche di letterati, gli storici, artisti, economisti, che si sono distinti nell’arte, nella musica, nella letteratura, nell’approfondimento della vita approfondimento della vita religiosa e civile, in opere di assistenza, di carità, di servizio che sono state promosse dalle abbazie benedettine in tutta l’Italia, in Europa, in particolare in questa nostra regione e diocesi , nel corso dei secoli. Anche la realtà monastica benedettina è stata ed è una ‘benedizione’ e “come albero piantato lungo corsi d’acqua” continua a dare “frutto – per citare il Salmo 1 che abbiamo ascoltato – e “le sue foglie non appassiscono”. La pagina evangelica di Giovanni è un invito all’unità della Chiesa. Quando Giovanni scrive ci sono già alcune divisioni, che diventeranno successivamente vere e proprie eresie: lo gnosticismo, il marcionesimo, il docetismo, l’arianesimo. L’unità della Chiesa è segno dell’unità della Trinità, di un amore che procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, come recita il Credo cristiano. Purtroppo, anche recentemente prese di posizioni lontane dalla verità, animate anche dalla prepotenza, hanno portato a nuove scomuniche e divisioni nella Chiesa, nuove ferite nel Corpo mistico di Cristo. S. Benedetto, amico di Dio, è stato l’uomo dell’unità. La preghiera di Gesù per l’unità, care sorelle e cari fratelli, diventi anche la nostra preghiera oggi per l’unità nella Chiesa e delle Chiese. L’unità è segno di crescita nell’amore e nella santità, ma anche il suo frutto. Con lo sguardo orante sempre alla vita eterna, come ha avuto S. Benedetto. Così sia.

Monastero delle Benedettine - Fe 21/03/2025

Commenti

Post popolari in questo blog

Mediterraneo e accoglienza

GIUBILEO, tempo di speranza

La solitudine del malato non aiuta la cura