San Michele e la lotta per la giustizia


 Senza uno sguardo attento il male si allarga, i deboli diventano indifesi, la sicurezza s’indebolisce. 


Onorevoli autorità, agenti della Polizia, cari fratelli e sorelle, come ogni anno ci ritroviamo a celebrare la festa di S. Michele arcangelo, patrono dei Corpi di Polizia di Stato. E come ogni anno ci affidiamo a S. Michele e alla sua protezione per chiedere un aiuto al Signore per il nostro lavoro a favore della legalità, della giustizia, del bene comune, beni che costruiscono la sicurezza e il futuro di ogni città e Paese. L’Arcangelo Michele è il più bello tra gli angeli, ci ricorda la Scrittura, perché belli sono i beni che deve tutelare legati alla vita e alla dignità della persona umana. Ci mettiamo in ascolto della parola di Dio. La pagina del libro del profeta Daniele inizia con l’indicazione che il profeta “continuava a guardare”. E’ bella questa prima indicazione del profeta, perché ci ricorda uno dei primi compiti della Polizia: ‘guardare’, cioè vigilare. Senza uno sguardo attento non c’è cura, in nessun lavoro, tantomeno nel lavoro della Polizia. Senza uno sguardo attento, le situazioni possono degenerare nei luoghi pubblici, sul lavoro, nella scuola, nelle città e nelle periferie. Senza uno sguardo attento il male si allarga, i deboli diventano indifesi, la sicurezza s’indebolisce. Lo sguardo attento della Polizia custodisce, difende, protegge i più deboli. La pagina di Daniele continua nella sua visione per ricordare che ‘un vegliardo’ accompagnato da una schiera di angeli - la tradizione cristiana vedrà nel personaggio la figura di S. Pietro – ci accoglierà al termine della vita e presenterà le nostre azioni al ‘Figlio dell’uomo’, cioè al Signore Gesù, il Signore della storia, colui che giudicherà le nostre azioni e le azioni di ogni popolo e nazione. Nulla di ciò che noi realizziamo in bene o in male andrà perduto, ma tutto costituirà motivo del nostro giudizio finale. Tutto questo non ci spaventa, perché il nostro giudizio non dipende dagli uomini ma da Dio; ma tutto questo ci impegna ancora di più a lavorare per il bene comune e la tutela della dignità di ogni persona. La pagina di Giacomo, una pagina molto dura, ci fa entrare dentro la storia e la cronaca, dove la Polizia opera. L’apostolo Giacomo ricorda che la ricchezza frutto del profitto, ma soprattutto generata sfruttando le persone, i lavoratori, non tutelando i loro salari, arrivando persino a uccidere il giusto, chi tutela i diritti delle persone, è un male da combattere. Purtroppo, questo male, frutto dello sfruttamento e del profitto senza limiti continua a segnare la vita di persone e lavoratori. Sono tanti i lavoratori italiani e stranieri accomunati dallo sfruttamento, costretti per sfuggire alla disoccupazione e per riuscire a vivere o a inviare a casa del denaro utile alla vita familiare, ad accogliere contratti e salari inadeguati, condizioni disumane. Anche nel nostro territorio, come in altre regioni d’Italia e d’Europa, purtroppo, abbiamo assistito a questi episodi che chiedono vigilanza, ma soprattutto giustizia. Nel messaggio per la Giornata dei migranti e dei rifugiati che oggi si celebra in tutto il mondo il Papa ricorda che “i migranti spesso fuggono da situazioni di oppressione e sopruso, di insicurezza e discriminazione, di mancanza di prospettive di sviluppo” e cadono in altre situazioni similari. Le Forze di Polizia sono in prima linea in questo lavoro di vigilanza e di repressione degli abusi che offendono la dignità delle persone, soprattutto dei migranti, ma occorre evitare anche di costruire meccanismi legislativi e strutturali che inevitabilmente generano sfruttamento, irregolarità e talora morte. “Aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte a delle emergenze. Il vero obiettivo dovrebbe sempre essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro».[136] Per quanto cambino i sistemi di produzione, la politica non può rinunciare all’obiettivo di ottenere che l’organizzazione di una società assicuri ad ogni persona un modo di contribuire con le proprie capacità e il proprio impegno (F.T.162). Non solo lo sfruttamento lavorativo impegna oggi le forze di Polizia, ma anche il traffico di droga – che purtroppo cresce anche sul nostro territorio - la prostituzione, la violenza sui minori, il traffico di esseri umani, gli incidenti sulle strade e tante altre azioni malvagie che un operatore di polizia si trova ad affrontare quotidianamente nello svolgimento del proprio lavoro. La figura di S. Michele, con la sua lotta contro ogni forma di male, chiede e accompagna questo impegno quotidiano non facile delle Forze di Polizia. La pagina evangelica di Giovanni ci rasserena, perché ci fa incontrare un uomo ‘giusto’, come lo considera Gesù, cioè Natanaele. C’è il male, l’ingiustizia, ma c’è anche il bene e la giustizia con uomini e donne che la cercano, la tutelano e la vivono. E Gesù ricorda a Natanaele e Filippo che al termine della vita e della storia, il giusto trionferà. Cari Agenti di Polizia, cari fratelli e sorelle, chiediamo al Signore, per intercessione di S. Michele Arcangelo, di accompagnare e proteggere il vostro lavoro quotidiano per la sicurezza, il rispetto di ogni persona e perché, grazie anche al vostro lavoro, cresca la responsabilità di tutti nella tutela della dignità di ogni persona e nella ricerca del bene comune. Così sia.
Ferrara 29/09/2024

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