Padre Marcello, Servo della misericordia di Dio

Padre Marcello è stato un confessore della fede, perché ha sempre rifuggito da una spiritualità intimistica...


Care sorelle e cari fratelli, cari confratelli, ricordiamo oggi il sacerdote carmelitano servo di Dio Padre Marcello dell’Immacolata, a quarant’anni dalla sua morte avvenuta a Ferrara il 13 luglio 1984. E’ il ricordo di una persona che con semplicità – come il profeta Isaia – ha risposto alla chiamata del Signore con le parole “Eccomi, manda a me”. Una disponibilità che è diventata una vita dedicata all’annuncio della gioia del Vangelo, con semplicità, senza pretese, con la stessa tenerezza a cui ci ha abituato il Signore: “una tenerezza che mai ci delude e che sempre può restituirci la gioia”, come scrive papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium (n.3). I malati, i piccoli, le persone semplici di Ferrara - in cui dal 1948 è cresciuto il suo ministero, ha vissuto fino alla morte - sono state le persone che hanno accompagnato la sua esistenza. Con loro, prediletti di Padre Marcello, sono stati i peccatori, i tanti penitenti che venivano al suo confessionale e per i quali è stato ‘servo della misericordia’ fino all’ultimo tempo della malattia e della morte. Come Dio al profeta Isaia ha toccato la bocca ed è scomparsa la colpa e il peccato, così Dio, attraverso padre Marcello ha toccato la vita di tante persone perdonando il peccato e la colpa. La pagina evangelica di Matteo riporta alcune raccomandazioni di Gesù ai suoi discepoli ed è una parte del discorso sulla missione che guarda non solo al presente, ma anche al futuro, alla vita e alla missione della Chiesa. Una prima raccomandazione che Gesù fa ai discepoli e a noi è la serenità e la trasparenza con cui annunciare il Vangelo. La gioia è una caratteristica del discepolo di Cristo, che sa che la storia è guidata da un Dio ricco di misericordia. Papa Francesco ha aperto l’esortazione apostolica Evangelii gaudium con queste parole: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia” (E.G.1). La gioia del Vangelo traspariva anche dal sorriso che accompagnava sempre le relazioni di Padre Marcello e che diventava la premessa per inginocchiarsi davanti a Lui per vivere la riconciliazione con Dio o che era sollievo per i malati o segno di paternità per i piccoli. Una seconda raccomandazione della pagina evangelica di Matteo è per il discepolo superare la paura di chi ha potere offende e uccide, affidandosi con fiducia al Padre che non abbandona nessuno dei suoi figli. Immagino che Padre Marcello, apostolo del Signore, abbia vissuto momenti di fatica, di dolore, di ingiustizie durante il fascismo, di sofferenza durante i bombardamenti della città nella Seconda guerra mondiale e di morte di persone care e nonostante questo ha continuato a seminare parole e gesti di fede e di fiducia nella paternità e nella misericordia di Dio, nella consapevolezza che “valiamo più di molti passeri”. La fede cresce nella prova, che diventa anche luogo della testimonianza cristiana. Fino al XII secolo il vero discepolo era il martire e anche al monaco rimaneva, dopo la vita cenobitica ed eremitica solo il martirio per raggiungere la perfezione. Nei secoli successivi si è compreso che l’apostolo è colui che testimonia che Gesù è il Signore. Confessare la fede nei diversi tempi della storia è la testimonianza del discepolo. Padre Marcello è stato un confessore della fede, perché ha sempre rifuggito da una spiritualità intimistica, incapace di relazioni o, peggio ancora, ponendosi sopra gli altri, ma è stato un uomo, un prete di relazioni, che con umiltà si sentiva dentro il popolo di Dio. E’ ciò che ci ricorda Papa Francesco in uno degli ultimi passaggi nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium: “La Chiesa non può fare a meno del polmone della preghiera, e mi rallegra immensamente che si moltiplichino in tutte le istituzioni ecclesiali i gruppi di preghiera, di intercessione, di lettura orante della Parola, le adorazioni perpe­tue dell’Eucaristia. Nello stesso tempo «si deve respingere la tentazione di una spiritualità intimi­stica e individualistica, che mal si comporrebbe con le esigenze della carità, oltre che con la logica dell’Incarnazione». C’è il rischio che alcuni momenti di preghiera diventino una scusa per evitare di donare la vita nella missione, perché la privatizzazione dello stile di vita può condurre i cristiani a rifugiarsi in qualche falsa spiritualità” (E.G.262). Care sorelle e cari fratelli, cari confratelli, nel ricordo di Padre Marcello, servo di Dio e degli uomini, chiediamo al Signore di aiutarci a scoprire e a sperimentare sempre la sua misericordia e a diffondere la gioia del Vangelo. Ci accompagni Maria, l’Immacolata e la Madre, che ha guidato la vita di Padre Marcello che si era affidato a Maria assumendo anche il nome di Padre Marcello dell’Immacolata. Così sia.

Monastero delle Carmelitane - Fe 13/07/2024

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