Liberi da tradizioni e abitudini per essere pietre vive, veri adoratori




Ogni chiesa chiede di essere curata, custodita, perché è il luogo privilegiato del nostro incontro con il Signore

Cari fratelli e sorelle, cari confratelli, celebriamo oggi la solennità della consacrazione di questa basilica, concattedrale nella nostra Chiesa di Ferrara-Comacchio. La consacrazione avvenne circa tre secoli fa, il 12 giugno 1740, dal vescovo Francesco Bentini, Vescovo di Comacchio dal 1714 al 1744. Ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio. la pagina del profeta Ezechiele ci ricorda una visione, un sogno del profeta portato da un angelo sulla porta che guarda a Oriente da cui entra la gloria del Signore. Da questa visione deriva la tradizione che ogni chiesa deve avere la sua facciata, con le sue porte che guardano ad Oriente, anche perché da Oriente, dalla Terra santa è venuto il Signore. La gloria del Signore, cioè il suo amore, la sua paternità riempiono il tempio, la chiesa che, dal momento della consacrazione è diventata la sua casa, “il luogo dove posano i piedi del Signore”, dove abita il Signore in mezzo al suo popolo.  Proprio perché casa di Dio ogni chiesa, questa concattedrale, chiede di essere curata, custodita, perché è il luogo privilegiato del nostro incontro con il Signore, nelle diverse stagioni della vita, dalla nascita alla morte. In ogni età della vita il Signore i accoglie e custodisce come un Padre premuroso, ci fa incontrare suo Figlio, ci dona lo Spirito. In questa chiesa, come in ogni chiesa consacrata incontriamo il volto del Dio cristiano, uno e trino. La pagina della prima lettera di Pietro ci ricorda che il Signore è la pietra viva, la pietra angolare su cui viene costruita ogni chiesa, ma anche che senza di noi, pietre vive, il tempio non viene completato. Il ricordo della consacrazione di ogni chiesa diventa un richiamo a tutti i fedeli ad essere pietre vive nella Chiesa, nel popolo di Dio, cioè ci ricorda la partecipazione attiva di ogni fedele alla vita della Chiesa. Senza il popolo di Dio non si possono “offrire sacrifici spirituali graditi a Dio”. Tutto il popolo di Dio deve riconoscere nel tempio, nella Chiesa che se non seguiamo il Signore, pietra viva, rischiamo di considerarla un inciampo sul nostro cammino. Se riconosce il Signore, il popolo di Dio diventa un popolo di sacerdoti, una nazione santa, il popolo eletto in cammino verso la luce. Lasciamoci provocare dalla Parola di Dio, cari fratelli e sorelle, cari presbiteri, che proclamiamo e ascoltiamo in questa chiesa, in questa basilica. Non lasciamo cadere nel vuoto le parole del Signore, ma diventiamone testimoni nella vita di ogni giorno. La Parola che ascoltiamo in questa chiesa è via, verità e vita, guida i nostri passi. La pagina evangelica di Giovanni ricorda un passaggio dell’incontro tra Gesù e la donna samaritana. Questo incontro tra un giudeo e la samaritana “è una potente provocazione, che smentisce ogni manipolazione ideologica – scrive papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti - , affinché allarghiamo la nostra cerchia, dando alla nostra capacità di amare una dimensione universale, in grado di superare tutti i pregiudizi, tutte le barriere storiche o culturali, tutti gli interessi meschini” (F.T. 83). E’ un episodio molto bello, che vede la donna passare dalla diffidenza nei confronti di Gesù ad essere colei che lo riconosce e proclama come il profeta: “Signore vedo che tu sei un profeta”. La donna interroga Gesù: dove dobbiamo adorare il Signore? E Gesù risponde che nessun luogo è più importante di un altro per adorare il Signore. Ma più che i luoghi sono importanti i cuori con cui costruire la relazione con il Signore, “in spirito e verità”. Più che il tempio è importante la celebrazione, la Liturgia: “La Liturgia dà gloria a Dio perché ci permette, qui, sulla terra, - ci ricorda Papa Francesco nell’esortazione Desiderio desideravi, dedicata alla educazione liturgica - di vedere Dio nella celebrazione dei misteri e, nel vederlo, prendere vita dalla sua Pasqua: noi, che da morti che eravamo per le colpe, per grazia, siamo stati fatti rivivere con Cristo (cfr. Ef 2,5), siamo la gloria di Dio. Ireneo, doctor unitatis, ce lo ricorda: «La gloria di Dio è l’uomo vivente, e la vita dell’uomo consiste nella visione di Dio: se già la rivelazione di Dio attraverso la creazione dà la vita a tutti gli esseri che vivono sulla terra, quanto più la manifestazione del Padre attraverso il Verbo è causa di vita per coloro che vedono Dio!” (D.D.43). Anche oggi dobbiamo essere attenti a non assolutizzare i luoghi, nascondendoci dietro tradizioni o abitudini, ma dobbiamo crescere in una fede che sia libera da cose e luoghi e costruisca, anche attraverso i luoghi e gli spazi, una relazione personale e profonda con Dio e con i fratelli. La chiesa e la Liturgia sono i luoghi dove le persone costruiscono questa relazione con il Signore che continua nella vita quotidiana. Le persone sono la ‘gloria di Dio’. Dietro abitudini e tradizioni spesso si nasconde l’incapacità di costruire una relazione vera con il Signore, per fermarsi alla ripetitività e al formalismo. Non cadiamo in questi errori. Per questo amiamo la nostra chiesa, questa basilica concattedrale perché è un luogo dove cresce nell’incontro con il Signore la nostra fede, la nostra speranza e la nostra carità. Cari fratelli e sorelle, cari confratelli, il dono di questa chiesa, luogo di preghiera e di fede per generazioni di comacchiesi, e il ricordo della sua consacrazione totalmente a Dio di questo luogo sia di stimolo per rinnovare la nostra fede, così da essere pietre vive nella Chiesa, adoratori del Signore in Spirito e verità. Così sia.

 Comacchio - Fe 12/06/2024

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