L’Eucaristia, pane del cammino


 L’Eucaristia ha bisogno di un popolo, di una comunità “serva” del mistero

Cari fratelli e sorelle, cari confratelli, come i discepoli di Emmaus, nella solennità del Corpus Domini camminiamo in compagnia di Gesù, realmente presente nell’Eucaristia, ascoltandolo e incontrandolo nella nostra città e nelle nostre campagne. Nell’Eucaristia l’Incarnazione, la presenza reale di Gesù di Nazareth, Figlio di Dio continua. L’ascolto si nutre della Parola. Una Parola che ha accompagnato e nutrito il popolo d’Israele nel suo cammino, come ci ha ricordato la pagina dell’Esodo che abbiamo ascoltato. Mosè richiama il popolo sul valore dei comandamenti, anzitutto. Senza una norma che viene da Dio il popolo non sa camminare. Ieri come oggi. Ieri i comandamenti hanno creato e unito un popolo attorno al Signore e nel rispetto di ogni persona. Oggi i comandamenti segnano lo stile di vita del nuovo popolo di Dio, radunati attorno al duplice comandamento dell’amore a Dio e al prossimo. Come ieri anche oggi il popolo di Dio fatica a vivere secondo i comandamenti. ‘Non avrai altro Dio fuori di me’ è un comandamento che viene talora sostituito dall’adorazione ad altri dei: il denaro, il successo, il potere. Non manca, però, chi sa condividere, vivere la scelta di povertà, il dono. ‘Ricordati di santificare le feste’. Quante volte per i motivi più diversi non abbiamo vissuto la domenica come Giorno del Signore, trascurando l’ascolto della Parola, la partecipazione alla vita della comunità, l’incontro con il Signore? Non manca chi – come i primi cristiani – “non può vivere senza la Domenica’, senza momenti settimanali di preghiera, ascolto della Parola, fraternità nelle nostre parrocchie e unità pastorali. ‘Onora il padre e la madre’ viene spesso segnato da chi abbandona per interesse la famiglia, da chi pretende dalla famiglia, da chi lascia morire chi ha amato. Non mancano però, famiglie, anche giovani, dove tra genitori e figli l’amore, la condivisione e il rispetto sono al centro, con gioia. ‘Tu non uccidere’ viene costantemente rinnegato da chi pensa e sceglie le armi come strumento di offesa e di difesa, rinunciando alla non violenza e creando ‘nuovi cimiteri sotto il cielo’ – come scriveva lo scrittore francese George Bernanos – fatto di migliaia di innocenti uccisi: oggi in Ucraina dove sono già stati uccise 500.000 persone - e a Gaza, ma anche in altri 34 Paesi del mondo. Non manca chi obietta alle armi e agli armamenti, scegliendo di non comprare armi, di non lasciare i propri risparmi nelle banche armate, nel servire la pace nei luoghi di violenza, anche rischiando la propria vita, ricordando le parole dei primi cristiani, come Lattanzio, citate da papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti: “Non va fatta alcuna distinzione: sempre sarà un crimine uccidere un uomo” (F.T.265). ‘Tu non rubare’ o ‘desiderare la roba d’altri’ sono comandamenti rinnegati da chi si lascia guidare dal desiderio di avere e non solo è complice della corruzione, ma anche destina le risorse per se stesso o per altre finalità rispetto alla salute, alla scuola, alle forme di disabilità, o chi non paga le giuste tasse indebolendo la fiscalità generale e i servizi ai più poveri e deboli. Non manca chi condivide, anche utilizzando le forme nuove di donazione come, ad esempio, il 5 per mille o l’8 per mille, o attraverso forme di impegno economico e di volontariato verso le famiglie più povere della nostra città o dei Paesi più poveri o la rete dei missionari. Sono solo alcuni esempi dell’attualità dei comandamenti che, se rinnegati, non aiutano il cammino del popolo di Dio, il nostro cammino in compagnia del Signore, ma alimentano l’individualismo, l’estraneità alla vita della Chiesa e del mondo. L’alleanza del popolo d’Israele con Dio, ma anche la nuova alleanza del nuovo popolo di Dio, che è la Chiesa trova il suo fulcro in uno stile di vita guidato dai comandamenti. Sappiamo, però, la nostra fatica di amare Dio e il prossimo. Per questo, dobbiamo essere costantemente nutriti dalla Parola e dal Pane di vita, dall’Eucaristia. Cristo – ricorda la lettera agli Ebrei – è il nuovo sacerdote e la nuova vittima, il Crocifisso, che con la sua parola e il suo sangue, la sua vita ci purifica e santifica, “mediatore della nuova alleanza, perché anche noi diventiamo ‘servi’ del Dio vivente. Alla mensa del Signore, nell’Eucaristia noi tutti, con ruoli diversi, siamo “servi” del Dio vivente. Nessuno è padrone dell’Eucaristia. L’Eucaristia ha bisogno di un popolo, di una comunità “serva” del mistero. In ogni Eucaristia, di cui tutti siamo servi e in cui tutti diventiamo discepoli – come ci ha ricordato la pagina di Marco – dobbiamo preparare insieme la mensa, nel luogo adatto – ogni nostra chiesa anzitutto – per vivere ogni volta la Pasqua, il mistero della Passione, morte e risurrezione di Gesù, fino al giorno in cui entreremo nel Regno di Dio e parteciperemo al banchetto eterno. Il pane benedetto e spezzato, per essere condiviso e il vino che è segno di ringraziamento bevuto insieme, ogni volta che noi celebriamo l’Eucaristia rendono presente il Signore Gesù, ma soprattutto ci rendono capaci di riconoscerlo come il Signore, il Figlio di Dio, nostro fratello. L’Eucaristia ci rende ‘fratelli tutti’, perché - come ci ha ricordato la sequenza di oggi– ‘è vero pane dei figli’, in cui il Signore conduce noi “suoi fratelli “alla tavola del cielo nella gioia dei santi”. Cari fratelli e sorelle, cari confratelli, ringraziamo oggi il Signore che ancora una volta ci raduna a tavola, alla mensa eucaristica, come “Buon pastore”, “vero pane” che ci nutre e ci difende nella città dell’uomo, segnata da fatiche, dolori, perché sappiamo camminare nella grazia, nell’amore: pellegrini di speranza. Così sia.

Ferrara 02/06/2024

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