San Giorgio e l’impegno politico dei cristiani


La testimonianza e il coraggio di San Giorgio...

Onorevoli autorità, cari fratelli e sorelle, cari confratelli, celebriamo oggi il nostro Santo Patrono Giorgio, testimone nella fede nel martirio. Accompagna questa solennità il ricordo di Padre Giacomo Ferrari, olivetano e parroco di questa comunità, a cui sarà intitolato il giardino sul fianco della basilica: quasi a collocarlo custode di questo santuario e di tutti coloro che entrano in preghiera. Le Chiese d’Oriente e d’Occidente celebrano insieme S. Giorgio, riconoscendo entrambe in Lui un modello di vita cristiana. Una antica biografia russa ricorda che s. Giorgio “si distinse per intelligenza, coraggio, capacità organizzativa, forza corporale, nobile portamento”. Potremmo dire che S. Giorgio è il modello del politico per i cristiani di ieri e di oggi. Ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio. La pagina dell’Apocalisse ci ricorda la continua lotta tra bene e male, dove il bene vince ma a costo del sacrificio, il sacrificio della Croce, del martirio, di tanti uomini e donne. La testimonianza cristiana si paga, perché sempre alimentata dall’amore, dalla carità. Anche la politica - ci ha ricordato Papa Francesco, riprendendo San Paolo VI e Pio XII – è chiamata ad essere la più alta forma di carità, perché è servizio al bene comune, alla giustizia e alla pace, dal sacrificare, dare la propria vita, come ci ha ricordato la pagina evangelica di Luca. “Purtroppo, invece, la politica oggi spesso assume forme che ostacolano il cammino verso un mondo diverso” – scrive papa Francesco – che continua: “Il disprezzo per i deboli può nascondersi in forme populistiche, che li usano demagogicamente per i loro fini, o in forme liberali al servizio degli interessi economici dei potenti. In entrambi i casi si riscontra la difficoltà a pensare un mondo aperto dove ci sia posto per tutti, che comprenda in sé i più deboli e rispetti le diverse culture” (F.T.154-155). Non si può piegare la tutela dei diritti delle persone più deboli alla ricerca del consenso, né si può rendere la politica e le sue scelte succubi all’economia, per un proprio progetto personale o per la propria permanenza al potere. Così anche “la politica non può rinunciare all’obiettivo di ottenere che l’organizzazione di una società assicuri ad ogni persona un modo di contribuire con le proprie capacità e il proprio impegno” (F.T.162). La politica è strumento di liberazione dal male, dai mali, gli stessi da cui ha liberato la sua città S. Giorgio, che in un’antifona greca è chiamato “liberatore dei prigionieri e difensore dei poveri”. Per questo, una delle quattro diaconie di Roma, cioè i granai per i poveri era intitolata a S. Giorgio, oggi S. Giorgio al Velabro, dove si distribuivano pane, formaggio e cacio. Oggi i mali delle nostre città da cui la politica è chiamata a liberarci sono l’indifferenza, la chiusura, lo sfruttamento, la falsità, la corruzione. L’indifferenza fa crescere il male, la chiusura non permette di rigenerarsi, lo sfruttamento non riconosce nell’altro un fratello, la falsità nega la verità delle cose e disorienta, confonde, la corruzione inganna, ruba, umilia. La politica deve saper riconoscere il male e vincerlo con il bene, nonostante “la tribolazione, la persecuzione, l’angoscia” – ricorda la pagina di San Paolo ai Romani. San Giorgio ha compreso che nulla “potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore”, per il quale dare la vita. E politici di diversa matrice hanno fatto della politica il luogo del loro martirio per la giustizia: pensiamo al Giacomo Matteotti, nato a pochi passi da Ferrara nel Polesine e sindaco di Villa Marzana, eletto deputato nella circoscrizione di Ferrara-Rovigo a cento anni dalla sua morte, assassinato, o a Aldo Moro, professore a Bari, Presidente del Consiglio dei Ministri, morto 46 anni fa, anch’egli assassinato, socialista l’uno e democristiano l’altro, e a tanti altri che in ragione delle loro idee o della loro fede, per amore della città, della giustizia e del bene comune, senza cedere a minacce e ricatti, hanno preferito dare la vita. Oggi, invece, purtroppo, siamo talvolta spettatori di una politica che – per usare le parole di papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti - “non è più una sana discussione su progetti a lungo termine per lo sviluppo di tutti e del bene comune, bensì solo ricette effimere di marketing che trovano nella distruzione dell’altro la risorsa più efficace. In questo gioco meschino delle squalificazioni, il dibattito viene manipolato per mantenerlo allo stato di controversia e contrapposizione” (F.T. 16).
La politica oggi deve non ridurre, ma alimentare la partecipazione sociale nella costruzione della città, valorizzando le espressioni della società civili – movimenti e associazioni -, la solidarietà e la sussidiarietà, oltre che la creatività, non cedendo alla tentazione machiavellica che “il fine giustifica i mezzi”. Lo ricordava, in un articolo del 1947, Giuseppe Lazzati, il laico cristiano impegnato in politica come Costituente e Deputato, poi Rettore dell’Università Cattolica e direttore di Avvenire, Servo di Dio, Venerabile, in un articolo dal titolo Esigenze cristiane in politica, pubblicato in ‘Cronache sociali’, la rivista a cui collaboravano politici come La Pira, Dossetti e Fanfani : “Per lo più il cristiano si trova immerso in quella concezione machiavellica dissociante la politica dall'etica che sembra fatta per ogni successo e facilmente tenta di ricercare almeno una conciliazione. Sa il cristiano che nulla può compromettere il suo efficiente sforzo dì rinnovamento quanto l'accettare tale tentazione o il venire a patti con essa, e pur agendo con senso vivo di realismo che è proprio dell'etica politica avente nel tempo, e non nell'eterno come la persona, il suo fine immediato, la respingerà con forza, facendo ricorso a quell'eroismo interiore che fondi il tipo di santità quale l'età nostra caratteristicamente richiede”.
Cari fratelli e sorelle, di fronte alla città che cambia, che vive aspetti non facili anche sul piano sociale e ambientale, che a segnali negativi unisce segnali di speranza, a volti antichi volti nuovi, come cristiani non possiamo rimanere alla finestra, ma sentire la responsabilità dell’impegno politico, attraverso anche la partecipazione al voto, la cura del creato, la tutela dei più deboli, la promozione della giustizia e del bene comune. La testimonianza e il coraggio di San Giorgio, nostro patrono, che non si è vergognato del Vangelo – per parafrasare le parole dell’evangelista Luca - guidino i laici cristiani, perché si formino e si dedichino a questo impegno politico, segno di cura dei cittadini e di ogni persona, soprattutto dei più deboli, e per la vita della città, di oggi e di domani. Così sia.

Ferrara 23/04/2024

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