S. Maurelio, testimone della fede “libero da tutti”


L’impegno di trasformare un disagio in uno strumento di grazia...


Cari fratelli e sorelle, ogni anno la figura di S. Maurelio, l’ultimo Vescovo di Voghenza (Antica Diocesi dal IV al VII secolo) e il primo Vescovo di Ferrara, nostro copatrono, ritorna con la sua vita di fede, il suo ministero non facile nella nostra città, nella sua tragica morte a interpellare lo stile della nostra vita di fede, in questo tempo di cammino sinodale per la nostra Chiesa, dove il discernimento non è facile e chiede l’aiuto di Santi protettori. S. Maurelio arrivò a Ferrara da Edessa, città dell’Alta Mesopotamia, oggi in Turchia, che fu nel IV e V secolo centro importante di educazione cristiana e dove era custodita, almeno dal VI secolo, la sacra immagine acheropita, cioè "non fatta da mano umana", chiamata Mandylion, su cui era impresso un volto attribuito a Gesù, presa a modello da tanti iconografi: immagine poi portata a Costantinopoli e infine a Parigi nella Sainte Chapelle, da dove scomparve durante la Rivoluzione francese. Maurelio si formò a Smirne, la città dove l’apostolo Giovanni radunò una delle sue comunità e a cui è indirizzata una delle sette lettere dell’Apocalisse e dove fu Vescovo S. Policarpo, martire a 86 anni, il cui martirio fu raccontato in una lettera da S. Ignazio di Antiochia. A Smirne, terra di martiri e di santi, S. Maurelio divenne sacerdote, ricco di questa tradizione apostolica. Inviato dal Vescovo di Smirne a Roma per una missione da Papa Giovanni IV, la tradizione racconta che quando il Papa lo incontrò vide in Lui il sacerdote indicatogli in sogno da S. Giorgio come il futuro Vescovo di Ferrara. A Ferrara un cristiano, un sacerdote e Vescovo venuto dall’Oriente, straniero, ci ha portato la ricchezza di una fede apostolica avuta in dono dall’apostolo che Gesù amava, S. Giovanni, con una teologia e una spiritualità fortemente incentrata sull’Incarnazione e sulla umanità di Gesù, che forse spiegano come la Croce e il Crocifisso siano sempre stati al centro della spiritualità ferrarese, arricchita dalle successive scuole spirituali francescana, domenicana e carmelitana. Ci mettiamo in ascolto della parola di Dio. La prima lettura è tratta proprio dall’Apocalisse di S. Giovanni, il fondatore della comunità di Smirne dove S. Maurelio si è formato. Al centro della pagina c’è Gesù Cristo “principio della Creazione” e Redentore, grazie al suo sì, al suo Amen che trova nella Croce il grande segno dell’obbedienza al Padre. Giovanni immagina Gesù sulla porta delle nostre case a bussare, per invitarci a seguirlo. E chi apre la porta del suo cuore alla fede, ha la gioia di sedersi alla mensa con lui, di partecipare all’Eucaristia e nutrirsi del pane di vita. E chi, nutrito del Pane di vita, diventerà suo testimone avrà un posto in Paradiso. S. Maurelio ha fatte sue queste parole dell’apostolo Giovanni, partecipando nella sua vita alla mensa del Signore, attorno alla quale ha formato la Chiesa di Ferrara, fino a dare la sua vita per il Signore come Vescovo e martire. La pagina di S. Paolo ai Corinzi ci ricorda un altro ministero del Vescovo Maurelio e di ogni Vescovo: l’annuncio del Vangelo. Non è un vanto per il Vescovo predicare il Vangelo, ma un impegno, “libero da tutti”, senza servire nessuno, nessun potere, nessun interesse, ma solo servire i fedeli, per la loro crescita nella fede e nella testimonianza cristiana. Un impegno che S. Maurelio ha servito fedelmente e che ogni Vescovo deve servire fedelmente dalla sua Cattedra. Un impegno verso tutti, ma che deve segnare tutto nella vita di un Vescovo, con un’attenzione particolare per i più deboli, con i quali avere la pazienza di chi condivide le fatiche della conoscenza e del cammino. La grandezza di S. Maurelio – come ci ha ricordato la pagina evangelica – è che non ha trasformato il ministero episcopale in ministero d’onore, di grandezza, ma per farsi piccolo e servire il popolo di Dio. Anche il suo amore ai poveri, testimoniato da alcuni miracoli, è il segno di questo rendersi servo, ma anche dell’impegno di trasformare un disagio in uno strumento di grazia. Come, ad esempio, il miracolo della giovane cieca guarita, che si è trasformato in una donna consacrata che ha aperto un luogo di preghiera, una dimora al di là del fiume, dove abitava il Vescovo Maurelio, che più tardi si trasformò nel monastero benedettino di S. Silvestro, che accolse nei secoli molti religiosi, e dove fu realizzato dal Beato Giovanni Tavelli, un altro Vescovo di Ferrara, un luogo di cura: l’Ospedale S. Anna. Anche oggi abbiamo bisogno di testimoni che regalino segni di preghiera e di carità alla nostra città, come hanno fatto S. Maurelio e la ragazza guarita dalla cecità: è un invito che quest’anno Papa Francesco ci indica in preparazione al Giubileo, tempo di grazia e di liberazione da tutto ciò che indebolisce o impedisce la nostra fede cristiana.
“Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita”. Queste parole dell’Apocalisse nella lettera indirizzata alla comunità di Smirne, cari fratelli e sorelle, cari confratelli, in questo luogo dove da secoli, grazie ai monaci benedettini olivetani è custodito il corpo del Vescovo S. Maurelio, acquistano un significato particolare. Infatti, S. Maurelio non solo le ha ascoltate, ma le ha messe in pratica, offrendo la sua vita per Cristo e l’annuncio del Vangelo. Sono parole rivolte anche a noi, oggi, perché diventiamo testimoni del Vangelo della gioia, in questo tempo in cui la missione è al centro del cammino sinodale. Così sia.

Ferrara 07/05/2024

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