Ogni vita anche fragile è un dono

 


Il pericolo più grande è non amare...

Cari fratelli e sorelle, ogni anno ritorna la celebrazione della Giornata della vita, giunta ormai alla sua 46a edizione, che vede la Chiesa e il popolo della vita pregare e riflettere insieme su alcuni aspetti della tutela della vita. Quest’anno nel loro Messaggio i Vescovi italiani sottolineano che, nonostante le difficoltà che le famiglie e le persone vivono sul piano economico, sociale ed educativo, “la forza della vita ci sorprende” sempre. Ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio, Parola di vita. La pagina del libro di Giobbe ci ricorda le fatiche della vita, “il duro servizio sulla terra” che, più duro o meno duro riguarda tutti, e come il tempo scorra ineluttabile. Sono parole di grande realismo, che verifichiamo nella vita di tante persone e famiglie. Sono parole che ricordano “la fatica di vivere”, soprattutto nella sofferenza, nella precarietà, nella fragilità, ma anche talora l’incapacità “di riconoscere il valore della vita”. La vita delle persone in alcune stagioni o momenti – l’anziano, il migrante, il malato, il bambino indesiderato, il diversamente abile - è particolarmente faticosa, perché “negata”, cioè non considerata o sfruttata o dimenticata, priva di attenzioni e cure. Di fronte a queste fatiche che generano la negazione del valore della vita riconosciamo, però, come nonostante tutto la forza della vita, che viene accolta, che cresce, che si realizza, diventa una risorsa per la comunità, costruisce la comunità. Ogni comunità, per essere tale, accoglie ogni persona: la ricca e la povera, in salute o fragile, giovane o anziana. Da chi è rifiutato impariamo spesso l’ospitalità, l’accoglienza – come hanno sperimentato i giovani della parrocchia dell’ Immacolata, ad esempio, che sono stati a Trieste a incontrare i profughi della rotta balcanica, e che si sono visti offrire il pranzo dai migranti, loro che erano andati a portare il cibo. “La vita, ogni vita, se la guardiamo con occhi limpidi e sinceri – hanno scritto i Vescovi italiani nel Messaggio per la Giornata per la vita di quest’anno – si rivela un dono prezioso e possiede una stupefacente capacità di resilienza, (di resistenza) per fronteggiare limiti e problemi”. Parlando ai Corinzi, l’apostolo Paolo nella pagina che abbiamo ascoltato ricorda il dovere di annunciare il Vangelo, diventando “servo di tutti”, “debole tra i deboli”. L’evangelizzazione passa attraverso il riconoscimento della propria creaturalità, debolezza, vincendo ogni forma di disprezzo, di prepotenza, di discriminazione, di rifiuto nei confronti della vita degli altri, che trovano ancora, soprattutto nell’aborto, nell’eutanasia o nel suicidio assistito forme gravi di negazione della vita, purtroppo favorite anche sul piano legislativo o da sistemi di cura sempre più legati a modelli economici. Non siamo “padroni della vita, né possiamo mai diventarlo… in nessuna occasione e con nessuna motivazione” - ci richiamano i Vescovi in questa Giornata - ma ne siamo custodi. “Il rispetto della vita – continuano i Vescovi – non va ridotto a una questione confessionale, poiché ogni civiltà autenticamente umana esige che si guardi ad ogni vita con rispetto e la si accolga con l’impegno a farla fiorire in tutte le sue potenzialità, intervenendo con opportuni sostegni per rimuovere ostacoli economici e sociali”. La pagina evangelica di Marco ci porta nella casa di Simone e Andrea, dove Gesù è invitato. E’ una casa di persone semplici, una casa qualunque, come una delle nostre case. Nella casa Gesù compie il miracolo della guarigione della suocera di Pietro. Altri miracoli di guarigioni di malati nel corpo e nello spirito Gesù compie in città. Al lavoro apostolico Gesù fa seguire un tempo di preghiera, dal quale non vuole essere distolto prima di continuare il cammino in altre città. Azione e contemplazione camminano insieme nella vita di ogni cristiano, nella consapevolezza che Dio è il Signore della storia. Gesù, poi, non è per qualcuno, ma per tutti. Il suo ministero non sceglie le persone, ma le incontra in maniera indistinta. Il suo ministero ha però una preferenza: gli ultimi, i malati, i peccatori. Come la scelta preferenziale per i poveri è oggi della Chiesa, come ha richiamato Papa Francesco in un passaggio dell’esortazione Evangelii gaudium: “Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrarsi pienamente nella società; questo suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e soccorrerlo” (E.G. 187). Cari fratelli e sorelle, la Giornata per la vita è nata per tutelare gli ultimi, chi non ha voce, a partire da chi è nel grembo di una madre. Oggi gli ultimi sono anche altre persone fragili che chiedono vicinanza, aiuto e tutela. Per queste ragioni, la Giornata di oggi – come conclude il messaggio dei Vescovi italiani – diventa importante per “servire Dio attraverso la custodia e la valorizzazione delle tante vite fragili che ci sono consegnate, testimoniando al mondo che ogni vita è un dono, degno di essere accolto”. Amore a Dio e amore al prossimo camminano insieme, come camminano insieme la preghiera al Dio della vita e la tutela di chi è fragile nella vita. Infatti, “la statura spirituale di un’esistenza umana - ci ha ricordato papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti - è definita dall’amore, che in ultima analisi è il criterio per la decisione definitiva sul valore o il disvalore di una vita umana. Tuttavia, ci sono credenti che pensano che la loro grandezza consista nell’imporre le proprie ideologie agli altri, o nella difesa violenta della verità, o in grandi dimostrazioni di forza. Tutti noi credenti dobbiamo riconoscere questo: al primo posto c’è l’amore, ciò che mai dev’essere messo a rischio è l’amore, il pericolo più grande è non amare (cfr. 1 Cor 13,1-13)” (F.T.92). Così sia.

Ferrara 04/02/2024

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