Alimentare il desiderio di pace


Cari fratelli e sorelle, l’anno che si conclude ci regala la famiglia di Nazareth in cammino e l’anno che si apre la contemplazione di Maria Madre di Dio. Al tempo stesso l’anno che si chiude e si apre porta con sé un grande desiderio: il desiderio di pace. Mentre ringraziamo il Signore al termine di questo anno per tutti i doni di grazia che il Signore ci ha elargito, non possiamo non pregare per la pace, dopo un anno di guerra e un nuovo anno che inizia con la guerra. Ci siamo abituati troppo alla guerra, alle armi. E’ un giorno, questo ultimo dell’anno, che porta con sé il ricordo dell’Arcivescovo Luigi Negri, a due anni dalla sua scomparsa. Ci mettiamo in ascolto della parola di Dio. La pagina dei Numeri ricorda la benedizione del Signore su Israele, attraverso Aronne e i suoi successori, i sacerdoti del popolo. La benedizione di Dio è come uno sguardo sull’uomo, l’attenzione di Dio all’uomo, sempre. Con la benedizione Dio custodisce l’uomo. La benedizione di Dio porta la pace, che significa vita, salute, serenità, libertà: il contrario della violenza e della guerra che porta odio, distruzione, paura, morte. Nessuno è escluso dalla benedizione di Dio, perché grazie al Figlio di Dio – ci ricorda l’apostolo Paolo nel brano della lettera ai Galati – abbiamo avuto “l’adozione a figli”. Grazie a Gesù Cristo non siamo più schiavi, ma figli, e possiamo chiamare Dio Padre. L’Incarnazione aiuta a scoprire la paternità di Dio e a metterci in relazione con Lui da figli. E come la benedizione di Dio è per tutti così l’Incarnazione è per tutti: tutti siamo figli di Dio. Questa verità, che siamo tutti figli di Dio, nasce dall’Incarnazione e ha conseguenze morali e giuridiche molto importanti nella nostra vita e nella storia. Anzitutto ha segnato la fine della schiavitù, ma anche un sacerdozio comune dei fedeli, per la relazione personale con Dio, la strumentalità o la sacramentalità di ogni cosa, cioè strumento di incontro tra la grazia di Dio e la libertà dell’uomo, la fine della legge del taglione -occhio per occhio-, la ricerca della pace, la giustizia, la condivisione: in una parola, la costruzione del mondo come una fraternità. Fratelli tutti. Il Natale, con i pastori che vanno alla grotta a incontrare la Sacra Famiglia e tornano “glorificando e lodando Dio” sono stati i primi a riconoscersi figli, fratelli. Come Maria, la Madre del Figlio di Dio, che “custodisce ogni cosa”, in preghiera e in meditazione, diventa la Madre nostra. La Giornata della pace che dal 1968 la Chiesa celebra in tutte le Chiese del mondo il primo giorno di ogni anno richiama il dovere di costruire un mondo fraterno, un mondo di pace, imparando da Maria, la Madre Dio. Maria aveva molti motivi per reagire, odiare a motivo delle ingiustizie subite, per la morte innocente del Figlio, e invece custodisce ogni cosa e prega, impegnandosi nella vita di ogni giorno, fino alla fine. Papa Francesco quest’anno nel messaggio per la Giornata mondiale della pace ricorda il dono dell’intelligenza, della scienza e della libertà dell’uomo al servizio della pace e che “anche il progresso della scienza e della tecnica, nella misura in cui contribuisce a un migliore ordine della società umana, ad accrescere la libertà e la comunione fraterna, porta dunque al miglioramento dell’uomo e alla trasformazione del mondo”. Il Papa, però, ci mette in guardia, ammonendoci che “i notevoli progressi delle nuove tecnologie dell’in-formazione, specialmente nella sfera digitale, pre¬sentano dunque entusiasmanti opportunità e gravi rischi, con serie implicazioni per il perseguimento della giustizia e dell’armonia tra i popoli”. E’ indubbio che l’informatica e il digitale stanno trasformando le nostre abitudini e stili di vita”. Il Papa usa per queste nuove tecnologie il nome di “intelligenza artificiale”, interrogandosi se e come queste nuove tecnologie possono dare “un contributo benefico al futuro dell’umanità e alla pace tra i popoli”. La risposta di Papa Francesco è molto chiara: tale risultato positivo sarà possi¬bile solo se ci dimostreremo capaci di agire in modo responsabile e di rispettare valori umani fondamentali come “l’inclusione, la trasparenza, la sicurezza, l’equità, la riservatezza e l’affidabilità”. “La libertà e la convivenza pacifica - continua il Papa - sono minaccia¬te quando gli esseri umani cedono alla tentazione dell’egoismo, dell’interesse personale, della brama di profitto e della sete di potere. Abbiamo perciò il dovere di allargare lo sguardo e di orientare la ricer¬ca tecnico-scientifica al perseguimento della pace e del bene comune, al servizio dello sviluppo integrale dell’uomo e della comunità”. Da qui la necessità di creare o rafforzare organismi internazionali “inca¬ricati di esaminare le questioni etiche emergenti e di tutelare i diritti di quanti utilizzano forme di intelli¬genza artificiale o ne sono influenzati”. Dobbiamo ricordarci che la realtà è sempre superiore all’idea, non può essere ridotta a un semplice calcolo o pronostico statistico e che non dobbiamo perdere il senso del limite. Guardando lo scenario di guerra attorno a noi – dall’Ucraina alla striscia di Gaza, ai Paesi africani segnati da conflitti – ci rendiamo conto che l’uso della tecnologia crea “la possibilità di condurre operazioni militari attraverso sistemi di controllo remoto… con una minore percezione della devastazione da essi causata e della responsabilità del loro utilizzo, contribuendo a un approccio ancora più freddo e distaccato all’immensa tragedia della guerra”: è un imperativo etico – scrive papa Francesco - “ garantire una supervisione umana adeguata, significativa e coerente dei sistemi d’arma”, ma anche fermare “l’iniquo sviluppo del mercato e del commercio delle armi”, che promuove “la follia della guerra”. Una preoccupazione particolare che il Papa ci comunica è per i nostri giovani. Essi vivono già immersi in questo mondo tecnologico e comunicativo “e questo non può non mettere in discussione i metodi di insegnamento e formazione”.

L’educazione all’uso di forme di intelligenza artificiale dovrebbe mirare soprattutto a promuovere il pensiero critico. È necessario che gli utenti di ogni età, ma soprattutto i giovani, sviluppino una capacità di discernimento nell’uso di dati e contenuti raccolti sul web o prodotti da sistemi di intelligenza artificiale. Le scuole, le università e le società scientifiche sono chiamate ad aiutare gli studenti e i professionisti a fare propri gli aspetti sociali ed etici dello sviluppo e dell’utilizzo della tecnologia”. Cari fratelli e sorelle, al termine di questo anno e all’inizio del nuovo facciamo nostra la preghiera del Papa, perché “il rapido sviluppo di forme di intelligenza artificiale non accresca le troppe disuguaglianze e ingiustizie già presenti nel mondo, ma contribuisca a porre fine a guerre e conflitti, e ad alleviare molte forme di sofferenza che affliggono la famiglia umana. Possano i fedeli cristiani, i credenti di varie religioni e gli uomini e le donne di buona volontà collaborare in armonia per cogliere le opportunità e affrontare le sfide poste dalla rivoluzione digitale, e consegnare alle generazioni future un mondo più solidale, giusto e pacifico”. Maria, Madre di Dio, prega per noi. Così sia.

Ferrara 31/12/2023

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