S. Andrea, testimone della fede e della diversità

 

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a figura di S. Andrea che ha lasciato tutto, fino a dare la sua vita per il Vangelo ricordi a noi stessi che per ciò che conta - la ricerca, in particolare - bisogna dare la vita...


Cari universitari, è bello ritrovarsi in questa basilica-santuario dedicata a S. Giorgio e S. Maurelio, un laico e un Vescovo, testimoni della fede e per questo scelti come patroni della nostra città. E’ una basilica-santuario che vede da un anno la presenza nel convento cinquecentesco di una comunità internazionale, Shalom, che ha come particolare missione la cura dei giovani e degli universitari. Per queste ragioni, cari universitari, sentite questo luogo come casa vostra, un luogo familiare. Un saluto deferente alla Rettrice e agli insegnanti che si sono uniti per questa celebrazione che apre e accompagna l’Anno accademico. Ci mettiamo in ascolto della parola di Dio. Oggi è la festa di un Apostolo, S. Andrea, fratello di Pietro, entrambi pescatori, chiamati da Gesù a seguirlo – come ci ha ricordato la pagina evangelica di Matteo. Gesù li invito andare con lui ed essi lasciarono tutto e trovarono il senso della loro vita nell’annuncio del Vangelo, fino a dare la loro stessa vita. Andrea morì anch’egli crocifisso a Patrasso, come il fratello Pietro. Il suo corpo fu portato a Costantinopoli, dopo la libertà ottenuta dai cristiani da Costantino, e durante la quarta crociata portato ad Amalfi, dove oggi si venera. S. Andrea è considerato l’evangelizzatore dei paesi slavi, molto venerato anche dagli ortodossi. S. Andrea ci apre all’Europa, la nostra ‘casa comune’, soprattutto di milioni di studenti universitari che, attraverso l’Erasmus e i programmi europei di scambio, stanno facendo dell’Europa la loro casa, superando chiusure e nazionalismi beceri. Guardando all’apostolo Andrea, la Parola di Dio oggi ci ripropone un brano della lettera ai Romani, considerata il Vangelo di Paolo. Paolo ci ricorda un aspetto importante della vita di fede, che cioè parole e cuore devono camminare insieme, ciò che noi diciamo deve essere ciò che noi amiamo. In altre parole, occorre essere coerenti e far corrispondere pensiero e azione nella vita, soprattutto nella vita cristiana. Paolo poi aggiunge – e non è una cosa secondaria – che la fede cristiana non fa distinzione di persone, è la stessa in un giudeo e in un greco, ha un carattere universale, riguarda tutti. Questa universalità si respira nelle aule accademiche, dove la ricerca e lo studio, il merito ha valore da parte di ogni studente, di qualsiasi nazionalità e ceto. Da qui l’invito di Paolo ad annunciare il Vangelo a tutti, “fino agli estremi confini della terra”. E’ un annuncio rivolto anche a voi, cari universitari, per coniugare fede e ragione e rinnovare continuamente le ragioni della fede nel mondo universitario, un mondo multiculturale e multireligioso, visto la presenza anche nella nostra Università di circa 2000 studenti da almeno ottanta paesi del mondo, con lingua, cultura e religioni diverse. Una diversità che in Università è ricchezza di incontri e di confronto, che stimola anche le ragioni della nostra fede, provocandola a ripensarsi. Una diversità che prepara un mondo dove la diversità è ricchezza, chiamato a diventare una sola famiglia, una fraternità. Anche se è faticoso. Anche se sembra che si stia facendo passi indietro. Lo ricorda Papa Francesco in un passaggio molto bello della sua enciclica Fratelli tutti: “Per decenni è sembrato che il mondo avesse imparato da tante guerre e fallimenti e si dirigesse lentamente verso varie forme di integrazione. Per esempio, si è sviluppato il sogno di un’Europa unita, capace di riconoscere radici comuni e di gioire per la diversità che la abita.Ricordiamo la ferma convinzione dei Padri fondatori dell’Unione europea, i quali desideravano un futuro basato sulla capacità di lavorare insieme per superare le divisioni e per favorire la pace e la comunione fra tutti i popoli del continente. Ugualmente ha preso forza l’aspirazione ad un’integrazione latinoamericana e si è incominciato a fare alcuni passi. In altri Paesi e regioni vi sono stati tentativi di pacificazione e avvicinamenti che hanno portato frutti e altri che apparivano promettenti. Ma la storia - scrive Papa Francesco - sta dando segni di un ritorno all’indietro. Si accendono conflitti anacronistici che si ritenevano superati, risorgono nazionalismi chiusi, esasperati, risentiti e aggressivi. In vari Paesi un’idea dell’unità del popolo e della nazione, impregnata di diverse ideologie, crea nuove forme di egoismo e di perdita del senso sociale mascherate da una presunta difesa degli interessi nazionali. E questo ci ricorda che «ogni generazione deve far proprie le lotte e le conquiste delle generazioni precedenti e condurle a mete ancora più alte. È il cammino. Il bene, come anche l’amore, la giustizia e la solidarietà, non si raggiungono una volta per sempre; vanno conquistati ogni giorno. Non è possibile accontentarsi di quello che si è già ottenuto nel passato e fermarsi” (F.T.11). Cari amici universitari, la figura di S. Andrea che ha lasciato tutto, fino a dare la sua vita per il Vangelo ricordi a noi stessi che per ciò che conta - la ricerca, in particolare - bisogna dare la vita. Amare lo studio non è solo amare la conoscenza, ma amare il mondo che attende dalle nostre parole e dai nostri gesti uno sguardo nuovo sul futuro, da costruire solo insieme. Buon Anno Accademico.

Ferrara 30/11/2023

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