Il Vescovo Natale Mosconi, le sue gioie e le sue sofferenze



Il ricordo di Mons. Natale Mosconi è anche il ricordo di un Pastore di Chiese

Cari fratelli e sorelle, cari confratelli, onorevoli autorità, siamo riuniti a celebrare l’Eucaristia a suffragio del mio venerato predecessore Mons. Natale Mosconi, Vescovo di Comacchio dal 1951 al 1954 e poi amministratore apostolico di Comacchio dal 1969 al 1976. Sono passati 35 anni dalla sua morte. E’ il ricordo di una presenza ormai lontana, per qualcuno, per altri e altre molto vicino, ancora vivo, perché segnato da una fraternità che caratterizza ogni presbiterio diocesano e ogni comunità cristiana. E’ il ricordo, unito alla preghiera, per un uomo, un Pastore che ha profondamente amato questa comunità di Comacchio, la sua prima Diocesi, dove era arrivato all’età di 47 anni dalla sua e mia Cremona, la città e la Chiesa dove aveva svolto tutto il suo ministero presbiterale, come vicario e parroco, insegnante e direttore del settimanale diocesano. Ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio. La lunga pagina del libro di Daniele parte da un sacrilegio compiuto dal re Baldassar, che ha voluto banchettare con i vasi sacri del Tempio di Gerusalemme asportati dal padre Nabucodonosor, e dall’apparizione di una mano che scriveva sulle pareti del palazzo. Per decifrare il segno della mano viene chiamato il profeta Daniele, riconosciuto come uomo sapiente, in cui c’è “luce, intelligenza e sapienza”. Daniele spiega al re il segno. Daniele, uomo di Dio, è l’uomo del discernimento. Ogni Vescovo è chiamato a saper discernere, cioè valutare ciò che in una comunità accresce la fede, la speranza e la carità, ciò che è bene e ciò che è male. E per fare questo il Vescovo ha bisogno di una preparazione, della grazia sacramentale, della docilità allo Spirito Santo, ma anche di una formazione permanente, nutrita anche dal sensus fidei del popolo di Dio, che alimenta le ragioni della fede, la capacità di discernimento, l’annuncio e la testimonianza della fede. Il discernimento per un Vescovo, ieri come oggi, è un esercizio fondamentale, per evitare il pericolo della superficialità, della ripetitività, del clericalismo e non valorizzare la partecipazione alle scelte e l’uso dei beni. Daniele, sapiente e profeta ricorda al re ciò che vale e ricorda a noi come la fede ha bisogno continuamente di ridire le sue ragioni, soprattutto nei momenti di difficoltà, dove è facile perdere la speranza. La pagina evangelica di Luca, per queste ragioni, segnala le parole di Gesù ai discepoli, su come potranno succedere tempi difficili per la loro vita di fede e di comunità per le persecuzioni, le falsità, i tradimenti. Mons. Natale Mosconi ha vissuto in tempi segnati da tragici eventi, da contestazioni, da difficoltà pastorali gravi. L’infanzia di Mons. Mosconi è segnata dalla Prima guerra mondiale e dalla spagnola, dove vede morire persone care. Il fascismo lo trova sacerdote e direttore del settimanale diocesano, dove subisce censure e anche minacce e per i suoi articoli sulla libertà di parola, contro la guerra, con il rischio della cattura e dell’invio a un campo di concentramento, sventato per l’intervento del card. Schuster. Negli anni dell’episcopato a Comacchio vive i disagi della povertà dopo la guerra e della ricostruzione, accompagnando personalmente anche la bonifica e la riforma agraria. Arcivescovo di Ferrara sarà più volte accusato dai comunisti di fare politica, a motivo dei suoi diretti interventi per la giustizia sociale, la libertà religiosa. Come sarà anche criticato per gli interventi dopo il Concilio su alcuni temi della contestazione del ’68 e per alcune sue azioni pastorali: contestazioni che lo porteranno anche più di una volta a presentare le dimissioni a Paolo VI, il Papa amico, sempre rifiutate. L’episcopato di Mons. Natale Mosconi è stato segnato da molte sofferenze, affrontate dal Pastore con coraggio e fede. Forse anche oggi viviamo questi tempi, con situazioni diverse, dove al rifiuto si è sostituita l’indifferenza, dove la superficialità genera giudizi pesanti contro la Chiesa e il Papa, con persone che contestano il pensiero e l’azione sociale dei Pastori, dove ciò che il Signore chiede a noi come agli apostoli è la testimonianza. Essere testimoni del Signore, da Vescovi, preti, consacrati e laici significa anzitutto mettere al centro della nostra vita l’annuncio del Vangelo, con parole e azioni che costruiscano uno stile di vita fraterna. La cura delle relazioni, soprattutto in questi momenti difficili, di cambiamento, passa attraverso la partecipazione attiva al cammino pastorale, con una partecipazione attiva ai momenti comunitari, l’obbedienza alle indicazioni condivise, la fedeltà al Magistero, la condivisione fraterna dei beni, che indicano la scelta della povertà, il dono totale della vita al servizio della comunità e del Vangelo. Il ricordo di Mons. Natale Mosconi è anche il ricordo di un Pastore di Chiese – Comacchio e Ferrara - a cui ha dato tutto sé stesso, affrontando situazioni difficili, segnate anche nella sofferenza fisica o psicologica, tradito negli affetti. Anche i Pastori possono sbagliare, avere debolezze e fragilità anche pubbliche. Ricordiamo, però, le parole di Papa Francesco nell’esortazione Christus vivit: “I nostri peccati sono davanti agli occhi di tutti; si riflettono senza pietà nelle rughe del volto millenario della nostra Madre e Maestra. Perché essa cammina da duemila anni, condividendo «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini». E cammina così com’è, senza ricorrere ad alcuna chirurgia estetica. Non ha paura di mostrare i peccati dei suoi membri, che talvolta alcuni di loro cercano di nascondere, davanti alla luce ardente della Parola del Vangelo che pulisce e purifica. E non cessa di ripetere ogni giorno, con vergogna: «Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; […] il mio peccato mi sta sempre dinanzi» (Sal 51,3.5). Ricordiamoci però che non si abbandona la Madre quando è ferita, al contrario, la si accompagna affinché tragga da sé tutta la sua forza e la sua capacità di cominciare sempre di nuovo” (C.V.101). E’ il cammino di rinnovamento, in continuità con la riforma conciliare, avviato da Papa Francesco, faticoso, ma necessario, accompagnato anche dal Sinodo della Chiesa universale e dal cammino sinodale delle Chiese in Italia. Cari fratelli e sorelle, cari confratelli, il ricordo e la preghiera di oggi a suffragio di Mons. Natale Mosconi ravviva la sua testimonianza di fede e di Pastore, ci accompagna in questo tempo di cambiamento e motiva la nostra testimonianza di fede, perché sia carica di “luce, intelligenza e sapienza”, per accompagnare l’attesa e la gioia di camminare incontro al Signore. Così sia.

Comacchio - Fe 29/11/2023

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