Un grido di pace


 La guerra semina solo morte, distruzione, aumenta l’odio e moltiplica la vendetta


Cari fratelli e sorelle, cari presbiteri, ancora una volta ci ritroviamo insieme, convocati da papa Francesco, per adorare il Signore, Principe della pace, perché ascolti il grido di pace che sale da tutta la Chiesa, a causa di un nuovo conflitto in Terra santa, “mentre nel mondo tanti fronti bellici sono già aperti”. La guerra non sana le ferite, ma le allarga, non risolve i conflitti, ma aumenta odio e vendetta, come stiamo vedendo: lo diciamo a parole, ma vogliamo anche accompagnare il grido di pace con la preghiera di adorazione, con l’ascolto di parole bibliche di pace, con la dedizione totale alla pace. “La difesa è amore. – scriveva don Primo Mazzolari nel suo ultimo articolo su Adesso, pochi giorni prima di morire – Chi ama mette fuori il timore. Chi non ama è omicida. Siamo sognatori ma non entriamo nella realtà disumana che porta alla morte. Crediamo nella vita e la vita è oltre il segnale di guardia e si chiama “amore” (15.4.1959).
Parole di pace e non di vendetta sono quelle di Dio dopo che Caino ha ucciso il fratello Abele. Ogni volta che ascoltiamo questo brano della Genesi rimaniamo scossi per il gesto di Caino. Come non potremmo essere scossi oggi per i gesti di morte di fratelli contro altri fratelli nella Terra Santa. Anche oggi il Signore ci ripete: “La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!”. Di fronte a tante morti dobbiamo interrogarci sulla nostra responsabilità fatta di silenzi, di nascondimenti, di paure, di complicità nella corsa agli armamenti, affidarci al Signore nella preghiera perché sappiamo essere “custodi gli uni degli altri”. Ritorna forte il comandamento: “Tu non uccidere”, che supera la legge del taglione, ‘occhio per occhio’, ma chiede anche la scelta dell’obiezione di coscienza alle armi, lo stile del dialogo e della mediazione, la decisione del perdono. La guerra – ci ha ricordato papa Francesco – “semina solo morte, distruzione, aumenta l’odio e moltiplica la vendetta. La guerra cancella il futuro” e cancella anche il comandamento “tu non uccidere”. Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il Crocifisso, ci ha insegnato la pace, il perdono - ci ha ricordato l’apostolo Paolo. Non solo. “Ci ha riconciliati tutti con Dio”, ha creato una nuova fraternità, che era stata rotta dal peccato di Adamo e di Caino. In Cristo diventiamo uomini di pace perché non siamo più stranieri per altri, né ospiti, ma tutti “familiari di Dio”, fratelli e sorelle. La pace nasce dalla scoperta di questa fraternità umana, di questa unica famiglia umana. Per costruire fraternità occorre vincere l’individualismo. “L’individualismo non ci rende più liberi, più uguali, più fratelli – ha scritto papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti. La mera somma degli interessi individuali non è in grado di generare un mondo migliore per tutta l’umanità. Neppure può preservarci da tanti mali che diventano sempre più globali. Ma l’individualismo radicale è il virus più difficile da sconfiggere. Inganna. Ci fa credere che tutto consiste nel dare briglia sciolta alle proprie ambizioni, come se accumulando ambizioni e sicurezze individuali potessimo costruire il bene comune” (F.T.105). Le beatitudini evangeliche – che la pagina evangelica di Matteo ci ha riproposto – sono la negazione dell’individualismo e l’invito a un rinnovato stile di vita caratterizzato dall’attenzione a chi soffre, capace di mitezza e di misericordia, che sa ricercare sempre la giustizia, che opera la pace, anche quando si è insultati, perseguitati. Le beatitudini cambiano il mondo e lo rendono una fraternità. Cari fratelli e sorelle, cari presbiteri, preghiamo il Signore, che ci ha lasciato il dono pasquale della pace, che rinnoviamo in ogni Eucaristia, perché si abbandoni la strada della vendetta e della prepotenza e si imbocchi la strada della mediazione e della pace in Terra Santa e in ogni luogo in cui è presente un conflitto. E chiediamo al Signore di ricercare sempre e dovunque la pace, di essere operatori di pace, di dialogo, perché solo così saremo figli di Dio, beati. Per questo, facciamo nostro – con papa Francesco - l’appello interreligioso della dichiarazione sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza del 4 febbraio 2019 ad Abu Dabi:
“In nome di Dio che ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro, per popolare la terra e diffondere in essa i valori del bene, della carità e della pace.
In nome dell’innocente anima umana che Dio ha proibito di uccidere, affermando che chiunque uccide una persona è come se avesse ucciso tutta l’umanità e chiunque ne salva una è come se avesse salvato l’umanità intera.
In nome dei poveri, dei miseri, dei bisognosi e degli emarginati che Dio ha comandato di soccorrere come un dovere richiesto a tutti gli uomini e in particolar modo a ogni uomo facoltoso e benestante.
In nome degli orfani, delle vedove, dei rifugiati e degli esiliati dalle loro dimore e dai loro paesi; di tutte le vittime delle guerre, delle persecuzioni e delle ingiustizie; dei deboli, di quanti vivono nella paura, dei prigionieri di guerra e dei torturati in qualsiasi parte del mondo, senza distinzione alcuna.
In nome dei popoli che hanno perso la sicurezza, la pace e la comune convivenza, divenendo vittime delle distruzioni, delle rovine e delle guerre.
In nome della fratellanza umana che abbraccia tutti gli uomini, li unisce e li rende uguali.
In nome di questa fratellanza lacerata dalle politiche di integralismo e divisione e dai sistemi di guadagno smodato e dalle tendenze ideologiche odiose, che manipolano le azioni e i destini degli uomini.
In nome della libertà, che Dio ha donato a tutti gli esseri umani, creandoli liberi e distinguendoli con essa.
In nome della giustizia e della misericordia, fondamenti della prosperità e cardini della fede.
In nome di tutte le persone di buona volontà, presenti in ogni angolo della terra.
In nome di Dio e di tutto questo, […] [dichiariamo] di adottare la cultura del dialogo come via, la collaborazione comune come condotta, la conoscenza reciproca come metodo e criterio”. Così sia.

Ferrara 27/10/2023

Commenti

Post popolari in questo blog

Il Beato Bonfadini: angelo della fede e della carità

Sono fondamentali i permessi di protezione umanitaria

3 ottobre 2013 - 3 ottobre 2023: la tragedia continua