S. Michele e l’impegno per la giustizia e la pace

 


Il bene, come anche l’amore, la giustizia e la solidarietà, non si raggiungono una volta per sempre; vanno conquistati ogni giorno

Onorevoli autorità, cari fratelli e sorelle, ci uniamo oggi al Corpo di Polizia per celebrare insieme il patrono S. Michele, l’arcangelo biblico che difende le persone e combatte per la giustizia. L’attenzione alla persona e alla salvaguardia della sua dignità, di uomini e donne, piccoli e anziani, e la ricerca della giustizia sono al centro anche dell’azione della Polizia nel Paese e sul nostro territorio. Ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio. La pagina del profeta Isaia riporta le parole del profeta a chi è “in cerca di giustizia”, “agli esperti di giustizia”, perché aiutino a far rispettare la legge e il diritto, senza temere “l’insulto degli uomini”, senza spaventarsi, sapendo che la giustizia costruisce il futuro, “durerà per sempre”, “di generazione in generazione”. Cari agenti di polizia, la vostra opera, poiché appoggiata sul diritto e la giustizia, durerà per sempre. Non perdete la speranza di fronte al male che, in ogni epoca e situazione, prende il volto diverso di una violenza subdola, di nuovi fenomeni sociali che sembrano incontrollabili, ma agite in ogni situazione con il diritto e la giustizia. “ogni generazione deve far proprie le lotte e le conquiste delle generazioni precedenti e condurle a mete ancora più alte – ha scritto papa Francesco nell’enciclica sociale Fratelli tutti. È il cammino. Il bene, come anche l’amore, la giustizia e la solidarietà, non si raggiungono una volta per sempre; vanno conquistati ogni giorno. Non è possibile accontentarsi di quello che si è già ottenuto nel passato e fermarsi, e goderlo come se tale situazione ci facesse ignorare che molti nostri fratelli soffrono ancora situazioni di ingiustizia che ci interpellano tutti” (F.T.11). Il cammino della giustizia e del diritto chiede una esigibilità nuova difronte a nuove situazioni. Pensiamo oggi cosa significano diritto e giustizia difronte alla mobilità sempre crescente delle persone, a fenomeni sociali nuovi, a nuovi modelli familiari interculturali: c’è un’esigibilità del diritto nuova che chiede nuovi percorsi e professionalità. “Persistono oggi nel mondo numerose forme di ingiustizia – scrive ancora Papa Francesco nella Fratelli tutti - , nutrite da visioni antropologiche riduttive e da un modello economico fondato sul profitto, che non esita a sfruttare, a scartare e perfino ad uccidere l’uomo. Mentre una parte dell’umanità vive nell’opulenza, un’altra parte vede la propria dignità disconosciuta, disprezzata o calpestata e i suoi diritti fondamentali ignorati o violati». E il Papa conclude con una domanda: “Che cosa dice questo riguardo all’uguaglianza di diritti fondata sulla medesima dignità umana?” (F.T.22). Diritto e giustizia sono a fondamento della pace, come ci ha ricordato il salmo responsoriale. Una pace che oggi – come dimostrano i fatti internazionali – una coniugazione nuova del diritto sul piano internazionale, anche per tutelare i più deboli e un ripensamento degli Organismi internazionali - come l’ONU – che sembra ormai aver perso la capacità di affrontare alcune situazioni, come quella odierna dell’Ucraina. Manca, infatti, oggi, per fare un esempio, uno strumento giuridicamente vincolante sulla proibizione delle armi nucleari. Da qui ancora l’invito del Papa a una “necessaria una riforma «sia dell’Organizzazione delle Nazioni Unite che dell’architettura economica e finanziaria internazionale, affinché si possa dare reale concretezza al concetto di famiglia di Nazioni». Senza dubbio ciò presuppone limiti giuridici precisi, per evitare che si tratti di un’autorità cooptata solo da alcuni Paesi e, nello stesso tempo, impedire imposizioni culturali o la riduzione delle libertà essenziali delle nazioni più deboli a causa di differenze ideologiche. Infatti, «quella internazionale è una comunità giuridica fondata sulla sovranità di ogni Stato membro, senza vincoli di subordinazione che ne neghino o ne limitino l’indipendenza». Ma «il compito delle Nazioni Unite, a partire dai postulati del Preambolo e dei primi articoli della sua Carta costituzionale, può essere visto come lo sviluppo e la promozione della sovranità del diritto, sapendo che la giustizia è requisito indispensabile per realizzare l’ideale della fraternità universale. […] Bisogna assicurare il dominio incontrastato del diritto e l’infaticabile ricorso al negoziato, ai buoni uffici e all’arbitrato, come proposto dalla Carta delle Nazioni Unite, vera norma giuridica fondamentale». Occorre evitare che questa Organizzazione sia delegittimata, perché i suoi problemi e le sue carenze possono essere affrontati e risolti congiuntamente” (F.T. 173). La vostra azione locale, cari agenti, s’inserisce dentro questo quadro internazionale di discussione e di riforma che lascia aperti spazi incerti in ordine alla tutela del diritto e della giustizia. Cari agenti, cari fratelli e sorelle, l’arcangelo Michele, che la pagina dell’Apocalisse ci ricorda combattere contro il male, vi accompagni come patrono in questo cammino storico non facile che coniuga strettamente l’azione locale con la realtà globale, certi che con il suo aiuto - come ci ha ricordato la pagina dell’Apocalisse – unito alla Croce di Cristo e al sangue dei martiri – che non mancano anche nel vostro corpo - si compie “la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo”. Così sia.

Ferrara 29/09/2023

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