Sono fondamentali i permessi di protezione umanitaria


“2060 persone lasciate morire nel mare, tra cui bambini, donne e anziani, è una tragedia che sta diventando sempre più un massacro”. Lo ha detto a Radio Vaticana – Vatican News mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, Presidente della Commissione per le Migrazioni della Conferenza Episcopale Italiana e della Fondazione Migrantes.
“È una situazione drammatica”, ha aggiunto, che “crescerà sempre di più, perché l’instabilità di diversi Paesi dell’Africa Subsahariana, a cui si sta aggiungendo anche il Niger, non farà altro che creare ulteriori movimenti e cammini”. Le vittime così numerose possono essere paragonate a un popolo che viene lasciato morire, sottolinea ancora l’arcivescovo e “questo deve interpellare la nostra coscienza e la nostra responsabilità”. Per il presideente di Migrantes non è il tempo “di sole parole”, ma piuttosto è il momento “di ripensare a un’operazione di soccorso nel Mediterraneo che interpelli tutta l’Europa” e che “sia capace di intercettare e salvare le persone. Al tempo stesso, è fondamentale una riforma del sistema di asilo europeo e un piano di cooperazione internazionale nei confronti di tutti i Paesi impegnanti nell’accoglienza. "Questo, però – precisa – richiede molto tempo, nel frattempo c’è assolutamente bisogno che le persone non vengano lasciate morire”.
La situazione è preoccupante non solamente in mare, ma anche in un secondo momento, dopo gli sbarchi. Per mons. Perego c’è bisogno di un sistema che possa veramente aiutare le persone a inserirsi nel Paese di arrivo. Sono fondamentali i permessi di protezione umanitaria, grazie ai quali le persone potrebbero mettersi da subito a lavorare e costruirsi così una certa autonomia. “Purtroppo, il sistema di accoglienza in queste ore sta avendo una battuta d’arresto – sottolinea ancora Perego – perché molte persone sono costrette a lasciare i centri per fare posto ai nuovi migranti che stanno arrivando. Ognuno ha bisogno di essere tutelato nella sua dignità e questo è un impegno che noi stiamo portando avanti, aprendo nuove case e centri”. Oggi, per il presidente dell’organismo pastorale della Cei “bisogna dare più possibilità alle persone di poter vivere nella propria terra in pace e di poter avere quei mezzi che possono concedere loro di costruirsi una vita sul territorio”: anche il tema del debito estero “è ancora una piaga che tante volte non permette ai Paesi più poveri di poter impegnare molte risorse in progetti scolastici, sanitari e di sviluppo”. (R.I.) (Fondazione Migrantes)

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