San Cassiano, insegnante ed educatore


Impegnato nella scuola, S. Cassiano, l’ha resa un luogo non solo culturale, ma anche di educazione alla fede...

Cari fratelli e sorelle, cari confratelli, quest’anno la solennità di S. Cassiano, vostro patrono e compatrono dell’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, cade nel giorno del Signore, la Domenica, che arricchisce la solennità. Un saluto deferente alle autorità civili e militari, alle associazioni che si sono unite alle comunità dell’unità pastorale per celebrare la festa del patrono, un testimone della fede, ma anche un educatore e un insegnante di Imola, vissuto tra il III e il IV secolo e martire sotto la feroce persecuzione di Diocleziano. Ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio. La prima lettura, tratta dal libro dei Re, ci racconta di Elia, salito sul Oreb, a cui il Signore fa visita. L’Oreb è il monte in cui il Signore si era manifestato a Mosè. Bella l’immagine del vento che segnala la presenza di Dio: non è il vento impetuoso, come siamo abituati d’estate, non è neppure nel terremoto e nel fuoco che il Signore si rende presente, ma in una brezza leggera. Dio accarezza e non violenta l’uomo, che però si copre il volto incontrando il Signore, come ha fatto il profeta Elia con il mantello, per rispetto del Signore. Ancora una volta l’Oreb è il monte in cui Dio si rivela, si presenta: ieri a Mosè oggi a Elia. In Gesù Cristo Dio si rivela all’uomo, condivide la sua umanità. E’ questa umanità di Gesù che ha sconvolto la vita di S. Cassiano, rendendolo non solo maestro, ma maestro di fede, non solo educatore, ma educatore della fede. Impegnato nella scuola, S. Cassiano, l’ha resa un luogo non solo culturale, ma anche di educazione alla fede. Anche oggi la Chiesa ha bisogno di educatori e maestri che sappiano appassionare gli studenti non solo alle scienze umane, ma anche alla fede e all’esperienza religiosa. “La scuola - scrive papa Francesco nell’esortazione Cristus vivit, dedicata ai giovani - è senza dubbio una piattaforma per avvicinarsi ai bambini e ai giovani. Essa è luogo privilegiato di promozione della persona, e per questo la comunità cristiana ha sempre avuto per essa grande attenzione, sia formando docenti e dirigenti, sia istituendo proprie scuole, di ogni genere e grado. In questo campo lo Spirito ha suscitato innumerevoli carismi e testimonianze di santità. Tuttavia, la scuola ha bisogno di una urgente autocritica, se si considerano i risultati della pastorale di molte istituzioni educative, una pastorale concentrata sull’istruzione religiosa che risulta spesso incapace di suscitare esperienze di fede durature” (C.V.221). Ancora troppi sono gli abbandoni scolastici, anche nel nostro territorio: occorre l’impegno di tutti perché la scuola sia al centro della comunità. L’insegnamento della religione nella scuola, poi, è un luogo importante, a cui i genitori sono chiamati a portare attenzione per i propri figli, per scoprire il patrimonio della fede che ha generato storia, arte, cultura nelle nostre città. Le esperienze educative, come l’Acr e lo scoutismo, sono anch’esse luoghi educativi importanti nelle nostre comunità. Come sarà importante in termini educativi la riapertura dell’Oratorio Pio XII, istituzione storica della Chiesa di Comacchio, che contiamo di riaprire il prossimo anno. Il Pio XII ha visto educatori straordinari nei sacerdoti di Comacchio, ma anche nei sacerdoti del Paradiso e nei sacerdoti religiosi salesiani. Non basta la famiglia. Senza luoghi aggregativi ed educativi che sostengano la famiglia il cammino dei ragazzi e dei giovani rischia di più il disagio e la devianza. Lo ricorda anche Papa Francesco in un passaggio sempre dell’esortazione Christus vivit: “Alcuni giovani sentono le tradizioni familiari come opprimenti e ne fuggono sotto la spinta di una cultura globalizzata che a volte li lascia senza punti di riferimento. In altre parti del mondo invece tra giovani e adulti non vi è un vero e proprio conflitto generazionale, ma una reciproca estraneità. Talora gli adulti non cercano o non riescono a trasmettere i valori fondanti dell’esistenza oppure assumono stili giovanilistici, rovesciando il rapporto tra le generazioni. In questo modo la relazione tra giovani e adulti rischia di rimanere sul piano affettivo, senza toccare la dimensione educativa e culturale” (C.V. 80). Il brano della lettera di San Paolo ai Romani è un invito a dire la verità della fede, come ha fatto l’apostolo, pur sopportando sofferenze e incomprensioni soprattutto dal mondo ebraico, da cui proveniva, e che considera un tesoro importante per conoscere in profondità Gesù Cristo. E’ un invito che Paolo fa anche a ciascuno di noi, a testimoniare la fede come è stato capace Lui e il nostro patrono S. Cassiano. Non sempre oggi come cristiani siamo capaci di una testimonianza pubblica della fede, timorosi di essere giudicati o che le scelte di fede non corrispondano alle scelte della maggioranza. Forse come cristiani abbiamo bisogno di una formazione che ci aiuti a lasciarci “trasformare da Cristo e allo stesso tempo una pratica abituale del bene – ci ha ricordato ancora Papa Francesco - , verificata nell’esame della coscienza: un esercizio in cui non si tratta solo di identificare i peccati, ma anche di riconoscere l’opera di Dio nella propria esperienza quotidiana, nelle vicende della storia e delle culture in cui si è inseriti, nella testimonianza di tanti altri uomini e donne che ci hanno preceduto o ci accompagnano con la loro saggezza” (C.V.282). La pagina evangelica di Matteo che abbiamo ascoltato segue l’episodio del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Gesù sale sul monte a pregare, mentre i discepoli sono sulla barca nel lago di Tiberiade. E dopo la preghiera Gesù scende sulla riva del lago e inizia a camminare sulle acque. Nel vederlo i discepoli si spaventano, anche se subito confortati da Gesù che invita Pietro a raggiungerlo. E qui Pietro dimostra di non avere ancora fede, perché ha paura. La paura spesso tiene lontani anche noi da scelte radicali per il Signore. Tendiamo sempre ad accomodare le scelte o a piegarle a nostro favore. Oppure ci rifugiamo nelle tradizioni e nelle abitudini che non toccano o impegnano la vita. Anche a noi il Signore ripete “uomo di poca fede”, invitandoci a guardare a S. Cassiano, che ha saputo essere testimone della fede fino al martirio. Cari fratelli e sorelle, la testimonianza di S. Cassiano, nostro patrono, alimenti nelle nostre comunità la testimonianza di maestri della fede con il coraggio di scelte di pace, giustizia, accoglienza, dialogo: di scelte di libertà. Così sia.
Comacchio - Fe 13/08/2023

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