Maria Assunta: madre e maestra


Penso alle madri in fuga da terre e persone violentate e abbandonate, che attraversano il Mediterraneo, un deserto odierno, dove, come per Maria, cercano la libertà...

Cari fratelli e sorelle, celebriamo oggi il mistero dell’Assunzione di Maria al cielo, a cui da oltre mille anni è dedicata questa chiesa plebana, che nel tempo è passata sotto l’abbazia di Pomposa, la diocesi di Comacchio, di Ravenna, di Adria e infine di questa nostra Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio. La vostra comunità da secoli si è messa sotto la protezione di Maria. L’Assunzione di Maria, dedotta dal mistero dell’Incarnazione, da subito accompagna la liturgia della Chiesa, perché nel destino di Maria, che partecipa al mistero della risurrezione e Ascensione del Figlio, vediamo il nostro destino. La pagina dell’Apocalisse di S. Giovanni ci presenta una scena che accompagna l’arca dell’alleanza, cioè la presenza di Dio nella storia. Anzitutto una donna, vestita di sole, in gravidanza che vive il travaglio del parto. Questa donna è il segno della vita, della salvezza. In contrapposizione il drago rosso, segno della morte, del male. La lotta tra la vita e la morte, il bene e il male vede la vittoria della vita e la sua protezione nel deserto. In questa scena apocalittica i Padri della Chiesa hanno vista rappresentata l’Incarnazione del Figlio di Dio, ostacolata da Erode, protetta dalla fuga in Egitto, con una figura protagonista: Maria. In altre parole, questa scena ci ricorda il Natale. Altri Padri vedono nella donna la Chiesa che, tra persecuzioni (il drago), è chiamata portare la salvezza del Figlio di Dio donato agli uomini attraverso la sua Croce, segno di vittoria sul male. Scegliendo questa seconda interpretazione della donna come la Chiesa salvata dalla Croce di Cristo, ma sempre in lotta, ritroviamo in questo brano un tratto di modernità. Oggi, infatti, l’impegno dell’annuncio del Vangelo della Chiesa, un annuncio di vita e di gioia, è ostacolata da una cultura della morte, i cui segni sono le guerre, le violenze, il disprezzo della dignità della persona, la fame, la sete, l’inquinamento e lo sfruttamento del creato. La Chiesa oggi non può non assumere questa lotta, come dimostra anche il magistero del Papa nelle encicliche Laudato si e Fratelli tutti. E questa lotta della Chiesa contro il male, come ricorda Papa Francesco nella Fratelli tutti, ha una Madre, Maria: “Chiamata a incarnarsi in ogni situazione e presente attraverso i secoli in ogni luogo della terra – questo significa “cattolica” –, la Chiesa - scrive il Papa - può comprendere, a partire dalla propria esperienza di grazia e di peccato, la bellezza dell’invito all’amore universale. Infatti, «tutto ciò ch’è umano ci riguarda. […] Dovunque i consessi dei popoli si riuniscono per stabilire i diritti e i doveri dell’uomo, noi siamo onorati, quando ce lo consentono, di assiderci fra loro». Per molti cristiani, questo cammino di fraternità ha anche una Madre, di nome Maria. Ella ha ricevuto sotto la Croce questa maternità universale (cfr Gv 19,26) e la sua attenzione è rivolta non solo a Gesù ma anche al «resto della sua discendenza» (Ap 12,17). Con la potenza del Risorto, vuole partorire un mondo nuovo, dove tutti siamo fratelli, dove ci sia posto per ogni scartato delle nostre società, dove risplendano la giustizia e la pace” (F.T. 278). Se l’Apocalisse parla di lotta, di passione e morte che si apre alla vita, la pagina di San Paolo ai Corinzi ci parla di risurrezione. Il Cristo risorto ci regala una vita nuova, dà futuro alla nostra vita. Gesù è il primo che risorge, Maria è dopo di lui la prima che gode della risurrezione dai morti, comune destino di tutti i credenti: “tutti riceveranno la vita”, ricorda Paolo. La pagina evangelica di Luca ci ha ripresentato il racconto tra due donne portatrici di vita, due madri, benedette da Dio: Maria e Elisabetta. Dopo l’Annunciazione Maria parte “in fretta”: la carità non può attendere, l’aiuto alla vita non si nega mai, soprattutto nelle difficoltà. L’incontro sfocia nella preghiera, nel canto del Magnificat di Maria. Il Magnificat è il canto dell’umiltà, della scelta dei poveri, quale è anche Maria, da parte di Dio. Il Magnificat ci ricorda che Maria è una donna, una madre, come tante altre, piena di grazia, che ha scelto il Signore. Il canto del Magnificat è il canto di una donna di fede, che loda il Signore che ha posto il suo sguardo su un’umile serva, che confonde i superbi ed esalta gli umili. Il Magnificat ci ricorda come Dio è sempre dalla parte degli ultimi e il suo progetto si nasconde tra le pieghe della storia, che vede trionfare i superbi, i potenti e i ricchi”. La preghiera di Maria diventa un modello per la nostra preghiera. La carità di Maria diventa il nostro stile di vita. La sofferenza di Maria, soprattutto nella via Crucis e sotto la Croce, sostiene la nostra sofferenza e il nostro smarrimento in questo tempo ancora di incertezza e di timori. “Maria – ha detto Papa Francesco - è stata la prima a credere nel Figlio di Dio, ed è la prima ad essere assunta in cielo in anima e corpo. Per prima ha accolto e preso in braccio Gesù quando era ancora bambino, ed è la prima ad essere accolta dalle sue braccia per essere introdotta nel Regno eterno del Padre. Maria, umile e semplice ragazza di un villaggio sperduto nella periferia dell’Impero romano, proprio perché ha accolto e vissuto il Vangelo, è ammessa da Dio a stare per l’eternità accanto al trono del Figlio”. Il Magnificat ci ricorda che l’Assunzione non è un segno della grandezza di Dio, ma della sua umiltà, del suo servizio, del suo silenzio, della sua sofferenza: come per altre madri portatrici di vita ed esempio di servizio. Penso alle madri ucraine in questo momento di guerra, alla loro passione, ma anche al loro coraggio; penso alle madri in fuga da terre e persone violentate e abbandonate, che attraversano il Mediterraneo, un deserto odierno, dove, come per Maria, cercano la libertà, ma trovano anche morte con i loro figli; penso alle madri che hanno una famiglia numerosa, che si dedicano totalmente all’educazione dei figli; penso alle madri che perdono un figlio: tutte queste madri sono degne del Magnificat. Cari fratelli e sorelle, cari confratelli, contempliamo il mistero di Maria Assunta, vostra patrona, con lo sguardo al mondo, come fa Maria nel Magnificat, e lodiamo il Signore che continua a fare “grandi cose per noi”. Così sia.

Cornacervina - Fe 15/08/2023

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