La struttura burocratica di esame delle domande non funziona

Migranti davanti alla questura di Piacenza
«Il decreto flussi triennale di 452.000 lavoratori stranieri – circa 150mila lavoratori annualmente – va certamente incontro a esigenze di settori sempre più diversi del mondo del lavoro italiano. Ci sono però alcuni aspetti non considerati e che chiedono assolutamente una attenzione per evitare tempi lunghi di irregolarità e irregolarità diffuse». Lo sottolinea l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, analizzando il decreto flussi. Il presule segnala in particolare criticità da superare. «I tempi lunghi di irregolarità – spiega mons. Perego – sono dettati da almeno sei mesi di attesa dalla domanda all’appuntamento in Questura e altri tre mesi per avere il permesso: nove mesi di attesa per un permesso stagionale di un anno.L’irregolarità che continua a diffondersi riguarda un impianto strutturale che non considera l’incontro fra domanda e offerta di lavoro. Anche le conversione dei permessi che valgono per stagionali e studenti universitari e tirocinanti sono positivi, ma non considerano anche la necessità degli alloggi per chi lascia uno studentato universitario o appartamenti affittati annualmente per studenti: il tema casa non è affrontato».
L’irregolarità si diffonde «perché non è prevista una conversione in permesso per lavoro per chi ha un permesso di protezione temporanea o ha fatto una richiesta d’asilo. In altre parole – sottolinea il presidente della Migrantes – non basta aumentare i flussi se la struttura burocratica di esame delle domande non funziona e se manca una politica migratoria che coniughi casa, lavoro, ricongiungimenti familiari e inserimento sociale» (Fondazione Migrantes).

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