La morte di 289 bambini nel Mediterraneo in soli sei mesi

Fermare la strage degli innocenti, no ad una Europa che sempre più si incammina sulla strada di Erode. Mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, guarda con preoccupazione ai dati diffusi dall’Unicef che denunciano la morte di 289 bambini nel Mediterraneo in soli sei mesi e, in una intervista all’Adnkronos, parla anche della missione che porterà la premier Meloni a Tunisi con la presidente della Commissione europea e il premier olandese per parlare col presidente Saied: “Spero che gli interessi economici non siano superiori all’attenzione per i volti e le storie di migranti che stanno attraversando il Mediterraneo”. Partendo dai dati Unicef che parlano di 289 bimbi morti nel Mediterraneo in 6 mesi mons. Perego evidenzia che “questo dato ha due valenze: chi si mette in cammino ha anche il volto del minore, di chi viene accompagnato dalle madri verso una realtà che possa dare un futuro oltre che salvezza. Dall’altra, questa strage degli innocenti , dimostra come ci sia una indifferenza di fronte a questo volto migratorio che è il volto del minore che dovrebbe essere più tutelato e invece viene rifiutato anche nelle nostre democrazie. Tutto questo ci deve fare riflettere se sia giusto proseguire con la politica del muro e del respingimento”. Che attendersi dalla missione a Tunisi nella quale si cercherà l’accordo sul tema dei migranti? “Spero – l’auspicio del presidente della Migrantes e della Commissione Cei per le Migrazioni – che non sia un terzo accordo come quello della Turchia e della Libia, che non riconosca i diritti di chi fugge e arriva in Tunisia per andare verso l’Europa e che ha bisogno di protezione internazionale. Spero che gli interessi economici non siano superiori all’attenzione per i volti e le storie di migranti che stanno attraversando il Mediterraneo. Spero che la solidarietà e la giustizia siano più importanti del profitto e del guadagno”. Mons. Perego è reduce da un viaggio a Lampedusa nel decennale della visita del Papa: “Porto con me l’immagine della celebrazione della messa richiesta dai 1.400 ragazzi presenti nel campo profughi: l’immagine del futuro dell’Europa che non può ignorare questi volti, i loro segni di tortura, anche sulle gambe per le sigarette spente, le loro ferite al volto, la voglia e il desiderio di costruire il futuro in un contesto diverso. Uno spaccato di giovani che contraddice lo spaccato di un’Europa vecchia che non si accorge che la sua rigenerazione passa attraverso l’accoglienza, non il rifiuto” (Fondazione Migrantes).

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