Il dono del sangue bene relazionale



Il dono del sangue o degli organi al termine della vita ha questo carattere: non è uno scambio, ma un gesto libero da ogni interesse

Onorevoli autorità, cari Dirigenti e volontari dell’Avis, cari fratelli e sorelle, quest’anno la Giornata mondiale del Donatore di sangue è stato scelto di celebrarlo in questa base aeronautica, nel centenario della costituzione dell’Aeronautica militare. Ci sono, però, due ragioni importanti, che giustificano, al di là della ricorrenza, questa nostra presenza. La prima ragione è per ricordare il grande valore e contributo del trasporto aereo del sangue o di organi, soprattutto nelle zone di guerra e di sofferenza, dove talora la necessità del dono del sangue diventa urgente e fondamentale per salvare vite umane. La seconda ragione è per il contributo diretto che anche il mondo militare offre al dono di sangue. Ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio. La pagina dell’apostolo Paolo sottolinea la presenza di Dio nella nostra vita, nelle nostre azioni, che se riconosciuta nella fede, ci rende capaci di costruire una nuova alleanza, di cercare la giustizia e di fare della nostra vita un dono. La fede chiede il dono, di saper donare, non solo come un gesto di altruismo, ma come un gesto che costruisce un’identità. Papa Francesco ci ha ricordato come lo Spirito Santo, che consolo e dà la vita, ci insegna il dono: “il dono del suo Spirito possa vincere il nostro timore, le nostre incertezze, anche il nostro Spirito inquieto, impaziente, e possa renderci testimoni gioiosi di Dio e del suo amore, adorando il Signore in verità e anche nel servizio dei prossimi, con mitezza e anche col sorriso che sempre lo Spirito Santo ci dà nella gioia”. Senza dono anzitutto la nostra vita è vuota e la città diventa anonima, una città morta. Il dono non cerca la reciprocità, ma cerca il bene dell’altro. Il dono del sangue o degli organi al termine della vita ha questo carattere: non è uno scambio, ma un gesto libero da ogni interesse. Questa qualità del dono del sangue è quella che costruisce gesti e relazioni disinteressate che costruiscono il bene comune, uno degli aspetti fondamentali da ricercare in una comunità. Il dono non è mai fine a se stesso. Per queste ragioni, il dono del sangue è vita, genera vita in due sensi: da una parte genera vita perché aiuta a ritrovare la salute, salva una vita; dall’altra perché genera relazioni inconsapevoli che generano comunità. “C’è una sorta di legge sociale – ha scritto il sociologo Godbout in una suggestiva immagine – che fa sì che ciò che non circola muore, come avviene per il lago di Tiberiade o il mar Morto. Formati dallo stesso fiume, il Giordano, sono l’uno vivo e l’altro morto, perché il primo dà acqua ad altri fiumi mentre il secondo la tiene tutta per sé”. La comunità, la città nasce dal mettere insieme i doni, condividerli e dal costruire attorno al dono realtà associative, come l’AVIS, che sappiano generare sempre più interesse attorno al dono. Don Lorenzo Milani, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, aveva fatto del dono una dei temi educativi della propria scuola. Il motto scritto sui muri della scuola di Barbiana, “I care”, m’interessa, stava a indicare come l’educazione è costruita sull’interesse per il bene comune, la partecipazione attiva alla vita della città, la gratuità. La pagina evangelica di Matteo che abbiamo ascoltato ci ricorda come Gesù non sia un anarchico – “non sono venuto ad abolire la Legge – ma a insegnare che la legge non è tutto, a superare il semplice legalismo. Nessuna legge obbliga al dono, ad esempio. Ma il dono, come anche il perdono sono senza dubbio atteggiamenti e gesti che costruiscono il bene, gesti di giustizia, in cui ogni persona vince l’individualismo. Ci sono gesti, e sono i gesti di amore, che non trovano nessuna legge di riferimento, ma soltanto la propria coscienza, la consapevolezza di vivere in una comunità, la certezza del valore della gratuità. Oggi, cari fratelli e sorelle, cari volontari avisini, abbiamo bisogno che si moltiplichino questi gesti di fronte a una povertà crescente non solo in termini economici, ma educativi e sociali. La storia e l’impegno dell’AVIS – quasi centenario a livello nazionale e da più di 50 anni a Ferrara - sono stati importanti per questi tre livelli di povertà: economica, perché ha reso possibili a tutti il diritto alla salute; educativo, perché ha abituato all’altruismo; sociale, perché ha favorito relazioni ed effettivamente una cittadinanza attiva, una partecipazione concreta alla vita della città e della comunità. Il Signore Gesù, Servo, che ha donato la sua vita, il suo corpo e il suo sangue fonte e culmine della vita della Chiesa vi accompagni, cari volontari dell’Avis, nel vostro cammino e vi renda capaci di camminare insieme nella crescita della comunità. La Chiesa vi sarà sempre vicina. Così sia.

Poggio Renatico - Fe 14/06/2023

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