San Giorgio: la potenza della croce


Il primo mondo a cui S. Giorgio rimanda è il mondo militare, il mondo della guerra. Viviamo in tempi di guerra, guerre note e guerre dimenticate...

Onorevoli autorità, cari fratelli e sorelle, celebriamo la solennità di San Giorgio, nostro patrono, in questo tempo di Pasqua, di vita, di risurrezione. E’ una celebrazione che si ripete ogni anno, e ogni anno assume un significato diverso per i tempi, le situazioni che viviamo. Quest’anno la celebrazione in questa basilica che ha visto nei secoli la presenza dei monaci olivetani diventa anche occasione per ricordare due tra loro, che molti tra voi hanno conosciuto estimato: Padre Nazareno e Padre Giacomo. Di Padre Nazareno vogliamo ricordare la sua attenzione amorevole ai malati e al ministero del sacramento della Riconciliazione, a cui dedicava molte ore. Di Padre Giacomo il grande senso pastorale che lo portava a coinvolgere in mille attività bambini, giovani e famiglie. Due pastori, maestri e testimoni della fede che accompagnano oggi il ricordo del nostro patrono S. Giorgio. L’importanza di celebrare il patrono nasce dal fatto che la sua testimonianza di fede e di santità conserva un’attualità. Il patrono nell’antichità era anche colui che dava la libertà, insegnava ad essere liberi. I cristiani sono infatti chiamati ad essere “liberi davvero”, non condizionati da opinioni, situazioni. Nel caso di S. Giorgio, pur essendo apocrifi gli Atti del suo martirio, ritroviamo alcuni elementi nella sua vita che conservano una straordinaria attualità, soprattutto in ordine alla libertà dalle cose e dalle persone, dal peccato, dal male. Anzitutto S. Giorgio è un soldato romano, che si trovava nell’attuale Libia, terra oggi di divisione, disperazione, morte e guerra civile. Il primo mondo a cui S. Giorgio rimanda è il mondo militare, il mondo della guerra. Viviamo in tempi di guerra, guerre note e guerre dimenticate, combattute anche alle porte dell’Europa, come nel caso dell’Ucraina, con migliaia di morti – già oltre 300.000 solo in Ucraina– e con milioni di profughi. Ogni guerra è ingiusta, è irrazionale è segno ed esperienza di morte, di male. La lotta tra la pace e la guerra, il bene e il male – di cui S. Giorgio è stato un esempio -, ritorna in ogni epoca a interrogare la coscienza cristiana e a riproporre il comandamento: “Tu non uccidere”. Il male, il peccato ci richiama anche la necessità di essere liberati: il Sacramento della Riconciliazione nella Chiesa ci regala ogni volta il senso della liberazione dal male e dal peccato e ci restituisce la dignità e la libertà dei figli di Dio, ricevuta in dono dal Padre. Non sempre consideriamo il sacramento della Riconciliazione come il sacramento della libertà: lo sentiamo più un peso, che una liberazione, più una fatica che una grazia, più un dovere che un ritorno, un incontro con Dio Padre. In secondo luogo S. Giorgio ha rinunciato ai suoi averi, ha fatto la scelta della povertà e della condivisione. La radicalità della scelta e della testimonianza cristiana di S. Giorgio è un invito a superare la logica dell’avere e del profitto che regola il Mercato e l’economia anche odierna per riproporre esperienze economiche di comunione di beni e di cooperazione, di credito che nel corso della storia le comunità cristiane hanno realizzato, con l’attenzione al lavoro, alla casa, alla scuola, alla terra. Infine, S. Giorgio è un testimone della fede fino a dare la vita. È un martire. La scelta cristiana radicale di S. Giorgio lo porteranno – secondo la tradizione – a essere perseguitato e morire tre volte sotto i tormenti, ma anche a risorgere tre volte: è una tradizione che descrive in maniera plastica che chi dà la vita per il Vangelo vive per sempre. Soldato, uomo che vince il male, che condivide i beni, perseguitato, ma vivo per sempre sono le caratteristiche di S. Giorgio, nostro Santo Patrono. La Parola di Dio di oggi, in maniera diversa sottolinea queste caratteristiche. La pagina degli Atti ci ricorda la testimonianza di fede di Pietro nel giorno di Pentecoste che ci ricorda come il Cristo Crocifisso è risorto. La testimonianza di Pietro nella prima comunità cristiana ha originato anche il cammino della fede, che via via ha coinvolto il mondo romano e ha generato nuove comunità e nuovi testimoni come S. Giorgio. La Chiesa, ogni Chiesa è fatta di testimoni, di testimonianze. Le parole della fede non bastano se non sono accompagnate da una vita di fede, dalle opere della fede. E’ quanto afferma ancora Pietro nel brano della prima lettera che abbiamo ascoltato. San Pietro, poi, ricorda che il Signore Gesù ci ha salvati non a prezzo di cose effimere…ma con il suo prezioso sangue”, così che la nostra fede e la nostra speranza siano rivolte a Dio. Il martirio e la testimonianza di S. Giorgio lo dimostrano. S. Giorgio ha saputo mantenere un legame filiale con il Signore, e il Signore lo ha risuscitato, lo ha salvato. Non sempre abbiamo il coraggio di fidarci del Signore e affidarci a Lui. “La fede capisce che la parola, una realtà apparentemente effimera e passeggera, quando è pronunciata dal Dio fedele diventa quanto di più sicuro e di più incrollabile possa esistere – ha scritto Papa Francesco nell’enciclica Lumen fidei - , ciò che rende possibile la continuità del nostro cammino nel tempo. La fede accoglie questa Parola come roccia sicura sulla quale si può costruire con solide fondamenta” (L.F.10). Non sempre ci fidiamo dell’amore del Signore e di seguirlo. Non sempre ci sentiamo al sicuro con Lui. La pagina evangelica, con il cammino dei discepoli di Emmaus, che dalla disperazione passano alla speranza, grazie all’incontro con Cristo Crocifisso e Risorto ci ricorda proprio questo: il Signore è la nostra salvezza. La sua presenza che si riconosce e continua nell’Eucaristia ci richiama come il Signore cammina con noi, ci è vicino sempre, come, nella sofferenza e nel martirio, è stato vicino a S. Giorgio. Dall’incontro con il Signore nell’Eucaristia anche per noi come per i discepoli di Emmaus nasce l’impegno di testimoniare la fede. Cari fratelli e sorelle, la testimonianza di santità di S. Giorgio in questo tempo, segnato dalla guerra, viziato dal male, caratterizzato dalla debolezza non solo del pensiero, ma anche della fede, governato dal potere del denaro di cui rischiamo di essere servi, ci aiuti a camminare insieme da risorti in Cristo sulla via del Vangelo, con scelte radicali e comunitarie che trasformino il male in bene, la morte in vita, il profitto in condivisione, convinti che “la parola della Croce è stoltezza per quelli che non credono, ma per noi è potenza di Dio” (1Co 1,18). Così sia.

Basilica di San Giorgio fuori le mura - Ferrara 22/04/2023

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