San Marco: Vangelo e libertà



Libertà di fede e libertà civili tante volte camminano insieme, come vediamo in alcuni Paesi del mondo governati da varie forme di dittatura, dove i cristiani ancora sono perseguitati o, comunque, non possono liberamente professare la loro fede...

Onorevoli autorità, cari fratelli e sorelle, la festa civile del giorno della Liberazione, che oggi celebriamo, cade nella festa dell’evangelista S. Marco. Il ricordo dei giorni della libertà, che hanno visto l’impegno congiunto di uomini e donne del nostro Paese, e il ricordo di chi per questa libertà che godiamo da 78 anni ha dato la vita, si unisce al ricordo di un evangelista, testimone e martire della fede, quale è stato S. Marco, fedele e valido aiuto degli apostoli Pietro e di Paolo nell’evangelizzazione. Libertà di fede e libertà civili tante volte camminano insieme, come vediamo in alcuni Paesi del mondo governati da varie forme di dittatura, dove i cristiani ancora sono perseguitati o, comunque, non possono liberamente professare la loro fede.
Ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio. La prima lettura, tratta dalla lettera di Pietro, è un invito dell’apostolo a vincere la superbia per vivere in umiltà. L’umiltà non è arrendevolezza, ma capacità di dialogo, non è mancanza di coraggio, ma capacità di controllo. Pietro ci ricorda che il male, il peccato nasce dall’incapacità di autocontrollo, dall’immediatezza di una risposta, dalla negazione del dialogo. Anche le guerre nascono dalla superbia, dalla volontà di potenza sugli altri. La libertà cresce, invece, sul coraggio dell’umiltà. All’Agorà dei giovani italiani del 2007 papa Benedetto XVI durante l’omelia disse: “Quella dell’umiltà non è dunque la via della rinuncia ma del coraggio. Non è l’esito di una sconfitta ma il risultato di una vittoria dell’amore sull’egoismo e della grazia sul peccato. Seguendo Cristo e imitando Maria, dobbiamo avere il coraggio dell’umiltà; dobbiamo affidarci umilmente al Signore perché solo così potremo diventare strumenti docili nelle sue mani, e gli permetteremo di fare in noi grandi cose. Grandi prodigi il Signore ha operato in Maria e nei Santi! Penso ad esempio a Francesco d’Assisi e Caterina da Siena, Patroni d’Italia. Penso anche a giovani splendidi - continuava Papa Benedetto XVI- come santa Gemma Galgani, san Gabriele dell’Addolorata, san Luigi Gonzaga, san Domenico Savio, santa Maria Goretti, i beati Piergiorgio Frassati e Alberto Marvelli”. In questa giornata aggiungerei, tra gli altri, il Beato Teresio Olivelli che insieme ad altri - come Gino Bartali, Tina Anselmi, Giuseppe Lazzati - hanno avuto il coraggio di essere da cattolici uomini della Resistenza non per odio o vendetta, ma “ribelli per amore”. Teresio Olivelli partecipò attivamente alla vita dell’Azione Cattolica e della Fuci e ciò non gli impedì di immergersi convintamente, come tanti altri giovani del tempo, fin nel cuore del Fascismo, cui fa seguito la scelta di arruolarsi volontario per combattere sul fronte russo come alpino, dove però constatò di persona la devastazione materiale, morale e umana causata dalla folle politica fascista. Una volta ritornato in patria, aderì alla Resistenza con le Fiamme Verdi, diventando «ribelle per amore». La «ribellione per amore» non riguarda solo la partecipazione di Teresio Olivelli alla Resistenza, ma anche la sua ribellione ai soprusi, alle angherie e alle brutalità nei lager in cui è stato detenuto. Nel lager di Hersbruck egli continuò a difendere i propri compagni di prigionia per alleviarne le drammatiche sofferenze, operando sempre senza essere animato dall’odio o dal risentimento, ma appunto dall’amore. Morì a soli 29 anni per le percosse subite dai suoi aguzzini. Fu Beatificato come martire nel 2018. Don Primo Mazzolari scrisse: “I veri valori della Resistenza sono contenuti e difesi da questa formula evangelica: la verità non si difende con la menzogna, la giustizia con l’iniquità, la libertà con la sopraffazione, la pace con la guerra”. Anche S. Marco ha avuto il coraggio dell’umiltà, al seguito di Paolo e Barnaba e di Pietro, ma soprattutto nella ricostruzione del Vangelo del Signore, con al centro la costruzione del regno di Dio, regno di giustizia e di pace. Giustizia e pace sono stati anche al centro della lotta per la Liberazione e per la costruzione di una Democrazia. Giustizia e pace continuano ad essere i pilastri su cui rinnovare la vita sociale, culturale e civile del nostro Paese. La pagina evangelica di Marco che abbiamo ascoltato è la conclusione del suo Vangelo, con l’invito ad andare in tutto il mondo a proclamare il Vangelo ad ogni creatura. L’annuncio del Vangelo deve informare tutto e raggiungere tutti, dappertutto: è l’universalismo cristiano. Nessuno può sentirsi estraneo alla salvezza. E niente è estraneo alla salvezza. E Marco aggiunge i segni di questa salvezza a cui il Signore destina tutti: scacceranno i demoni, cioè lotteranno contro il male, per la liberazione dal male, parleranno lingue nuove, cioè saranno operatori di dialogo, prenderanno in mano i serpenti, cioè saranno in pace con la natura e tutte le creature, nessun veleno, cioè nessuna azione malvagia contro di loro li fermerà, avranno cura di chi soffre. Ogni liberazione umana, nello spirito cristiano, è chiamata a conservare questi segni: non sono segni di potenza, ma di umiltà, di amore, di pace. Cari fratelli e sorelle, il ricordo del giorno della Liberazione dalla dittatura fascista, dalla violenza e dal male del nostro Paese, la testimonianza di uomini e donne ‘ribelli per amore’, e il ricordo di un testimone di fede, giustizia e pace, quale è stato l’evangelista S. Marco ci rendano capaci di diventare noi stessi testimoni credibili del Vangelo, costruttori di fraternità.

Ferrara 25/04/2023

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