La chiesa luogo di grazia e di vita


La speranza deve guidare i nostri passi, in tempi non facili di spopolamento e di abbandono delle campagne, di fatica di credere...


Cari fratelli e sorelle, celebriamo oggi nella Chiesa, insieme a tutti i lavoratori, il 1° maggio, nel ricordo di S. Giuseppe lavoratore, con lo sguardo al mondo del lavoro e dei lavoratori di oggi. E in questo giorno, questa antica comunità di Ravalle celebra da 377 anni i Santi apostoli Filippo e Giacomo, ricordando le fatiche e le sofferenze di tanti lavoratori con le loro famiglie trasformare paludi, acquitrini e boschi, tra il Reno e il Po, in questa florida campagna, difendere la propria terra e il proprio lavoro - come nello sciopero del 1884. E in questo giorno riapriamo questa chiesa, spettatrice immutabile di questa storia da oltre due secoli, da sempre importate riferimento di fede, di cultura e di vita, luogo di vita comunitaria, intitolata ai Ss. patroni Filippo e Giacomo. La Parola di Dio ci guida e orienta. La pagina evangelica di Giovanni è uno dei discorsi di addio di Gesù. Dopo che Gesù risponde a Tommaso di essere la via, la verità e la vita e di avere un rapporto privilegiato con Dio Padre, la pagina evangelica riporta un dialogo tra Gesù e Filippo proprio sulla relazione tra Gesù e il Padre. Gesù è il Figlio di Dio e per questo presenta Dio come un Padre. Non solo questo legame tra il Padre e il Figlio non è esclusivo, ma diventa l’esperienza di ogni uomo che ‘rimane’ nel Signore. Come si ‘rimane’ nel Signore? Si rimane nel Signore, legati filialmente al Padre se crediamo nel Padre e nel Figlio, se riconosciamo le opere di amore del Figlio. Rimanere nel Signore è il compito di ogni cristiano. Non rimane nel Signore chi non prega. Non rimane nel Signore chi non spera. Non rimane nel Signore chi non ama. Filippo e Giacomo hanno scelto, dopo la Pentecoste di rimanere nel Signore, di dare la propria vita per il Vangelo, di essere testimoni del Signore. Filippo era nativo di Betsaida, sulla costa del lago di Tiberiade. Nel Vangelo è colui che invita Natanaele a seguirlo, perché hanno incontrato il Signore, il Messia. Filippo è anche colui che spinge Gesù alla moltiplicazione dei pani, dicendogli “abbiamo solo due pani e due pesci, cosa è per tanta gente?” Filippo sarà l’evangelizzatore dell’Anatolia, insieme alle sue due figlie, con le quali troverà la morte da martire. Giacomo il minore, invece, sarà tra i primi chiamati da Gesù, diventerà Vescovo di Gerusalemme e morirà martire, lapidato, dopo averci lasciato alcune lettere che ci ricordano che la fede è vita, è testimonianza, non è fatta solo di parole, ma di opere. La testimonianza è il segno della fedeltà al Vangelo, non solo a parole, ma nei fatti. Mai come oggi si sente l’esigenza di una rinnovata e unitaria testimonianza di fede nelle nostre comunità. “Non ci viene chiesto di essere immacolati, ma piuttosto che siamo sempre in crescita, che viviamo il desiderio profondo di progredire nella via del Vangelo, e non ci lasciamo cadere le braccia” – ci ricorda Papa Francesco in un passaggio dell’Evangelii gaudium. Troppe volte le nostre comunità sono fatte di persone stanche e pessimiste che non sanno leggere la presenza di Dio nella storia. Già San Paolo VI lamentava – nell’esortazione apostolica Evangelii nutiandi – la mancanza di gioia e di speranza e la presenza nelle nostre comunità di “evangelizzatori tristi e scoraggiati” (E.N. 73). E Papa Francesco aggiunge nell’ Evangelii Gaudium: “Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua. Però riconosco che la gioia non si vive allo stesso modo in tutte le tappe e circostanze della vita, a volte molto dure. Si adatta e si trasforma, e sempre rimane almeno come uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza personale di essere infinitamente amato, al di là di tutto. Capisco le persone che inclinano alla tristezza per le gravi difficoltà che devono patire, però poco alla volta bisogna permettere che la gioia della fede cominci a destarsi, come una segreta ma ferma fiducia” (E.G. 6). La testimonianza cristiana, come ricorda l’apostolo Paolo nel brano ai Corinzi che abbiamo ascoltato, nasce dalla capacità di custodire ciò che abbiamo ricevuto dalla fede di chi ci ha generato, di chi ci ha preceduto. Anzi, ancora di più dobbiamo sentire l’esigenza di custodire un patrimonio di fede, con quella capacità di rigenerarlo negli incontri, alla luce della storia, nel cammino della Chiesa, nell’ascolto costante della Parola, nella celebrazione dell’Eucaristia, nell’incontro con i più poveri e gli ultimi. Fede, speranza e carità sono i volti della testimonianza, ma anche le virtù con cui la testimonianza cristiana si rigenera. In questa chiesa, in molti secoli, la comunità cristiana è cresciuta nella carità, nel comandamento dell’amore a Dio e al prossimo in ogni suo gesto, sacramento, celebrazione carichi di fede e di speranza. Dal primo battesimo testimoniato nel 1594, al primo matrimonio nel 1595, ai morti del 1621. Ma la comunità cristiana, seppur piccola numericamente come oggi, già era presente in questo luogo da oltre mille anni, quando era vicina e dipendeva dalla parrocchia di Stienta, non ancora divisa dal corso del Po, affidandosi alla protezione di un apostolo, S. Giacomo e dal 30 aprile 1646 ai due apostoli Filippo e Giacomo. La festa del 1 maggio di oggi, come ogni anno, ricorda quell’avvenimento. E ai due apostoli sarà dedicata anche la nuova chiesa, questa magnifica chiesa, gioiello architettonico del Settecento ferrarese, voluta dal parroco don Perelli pensando con l’architetto Baseggio al Dio Trinità, sostenuta dal lavoro di tanti, dal sostegno dell’arcivescovo di Ferrara, card. Mattei, che la consacrò nel 1796. Riaprire oggi questa chiesa significa ricordare e inserirsi in una lunga storia di fede, ma anche aprirsi alla speranza che il Signore continua a vivere tra noi. Dall’Eucaristia, che si è celebrata in questa chiesa fino ad oggi nasce anche la speranza, che ha guidato la testimonianza cristiana dei vostri padri che hanno saputo affrontare nei secoli alluvioni, terremoti, pestilenze, carestie, ma anche nuove colture che dalla canapa, passano alle viti, al frumento, alle rape, frutto del lavoro dell’uomo, ma anche testimonianza di Dio Creatore. La stessa speranza deve guidare i nostri passi, in tempi non facili di spopolamento e di abbandono delle campagne, di fatica di credere. La sapienza evangelica passa attraverso la quotidianità delle relazioni e dell’impegno, che trova in questa chiesa un luogo di grazia. Non senza fatica nel riconoscere la presenza di Dio tra gli uomini. Cari fratelli e sorelle, l’esempio dei Santi Filippo e Giacomo guidino la nostra testimonianza cristiana, perché sia capace di rinnovarsi continuamente, in comunione con tutta la chiesa e affrontando le sfide di questo nostro tempo. La testimonianza e la protezione dei Santi Filippo e Giacomo apostoli, vostri patroni, illuminino il vostro cammino di fede, perché sia capace di carità e aperto alla speranza. Così sia.

Ravalle - Fe 01/05/2023

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