Parlare con il cuore




Troppe volte più che “parlare con il cuore” si parla, si comunica con una pregiudiziale – politica, sociale, culturale – che esaspera, fino a falsare, aspetti, situazioni, relazioni...


Cari giornalisti e operatori della comunicazione, ogni anno ritorna il nostro incontro nella memoria di S. Francesco di Sales, vostro patrono. E ogni anno a guidarci nella riflessione è da una parte la Parola di Dio, parola di vita, e dall’altra il messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che il Papa invia e alle comunità cristiane. Dopo aver riflettuto sui verbi “andare e vedere”, “ascoltare”, il Papa quest’anno si sofferma sul “parlare con il cuore”. Sono verbi di un lessico giornalistico che richiamano gli aspetti fondamentali nella costruzione della notizia, che da una parte vede e ascolta e dall’altra comunica con rispetto. “Parlare con il cuore” non significa infatti dimenticare la verità, ma – come ci ha ricordato in una sua enciclica Benedetto XVI – coniugare verità e carità. Ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio, la prima fonte della nostra comunicazione, ma anche da cui impariamo lo stile del comunicare. La pagina di San Paolo ci ricorda che un cristiano, ogni cristiano è chiamato ad “annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Dio” per “illuminare tutti”, con libertà. La comunicazione del Vangelo serve a tutti per conoscere la ricchezza della presenza di Dio nella storia. Vangelo e storia s’incontrano, come Vangelo e cronaca, non perché il Vangelo debba condizionare la lettura della storia e dei fatti di cronaca, ma perché nella lettura e nella comunicazione dei fatti, con libertà, si possa “parlare con il cuore”, non esasperare i fatti, non distruggere le persone, non generare conflittualità. Troppe volte più che “parlare con il cuore” si parla, si comunica con una pregiudiziale – politica, sociale, culturale – che esaspera, fino a falsare, aspetti, situazioni, relazioni. Anche il giornalista deve avere “un cuore che vede” (DCE 31), sembra dire il Papa recuperando un passaggio dell’enciclica “Deus caritas est” di Benedetto XVI -, nel senso che deve considerare il soggetto della sua notizia una persona, un fratello, una sorella, un padre, una madre. La spersonalizzazione della notizia rischia di considerare anche le persone oggetti di indagine, più che soggetti con cui entrare in relazione: da vedere, ascoltare e con cui parlare. “Parlare con il cuore” è lo stile di Gesù, ricordato anche dalla pagina evangelica di Giovanni che abbiamo ascoltato, che ci ricorda il comandamento fondamentale della vita cristiana: “l’amore gli uni e agli altri come io vi ho amato”. “Parlare con il cuore” significa non solo difendere la verità, ma servire la verità: “non vi ho chiamato più servi,… ma vi ho chiamato amici”, ci ricorda oggi Gesù. “Parlare con il cuore” significa servire nella comunicazione la costruzione di relazioni sociali, aiutare a portare l’attenzione su situazioni di povertà e disagio, dare la parola agli ultimi, significa denunciare situazioni, ma anche accompagnarle con le risposte che la società costruisce nel mondo del volontariato o nella politica o anche nel mondo ecclesiale. Troppe denunce non sono, come ricordava invece don Primo Mazzolari, un grande prete comunicatore, non solo “un atto di amore”. Per “parlare con il cuore” occorre essere liberi, “liberi davvero”, non essere schiavi di poteri, di condizionamenti, di interessi: “per comunicare secondo verità nella carità – ci ricorda Papa Francesco – occorre purificare il cuore. Solo ascoltando e parlando con il cuore puro possiamo vedere oltre l’apparenza e superare il rumore indistinto che, anche nel campo dell’informazione, non ci aiuta a discernere nella complessità del mondo in cui viviamo”. Credo che il lavoro giornalistico e nel mondo della comunicazione abbia bisogno di questa passione, compassione evangelica, di quell’”I care”, l’interesse che don Milani ricordava ai propri ragazzi come condizione necessaria per entrare dentro la vita della gente, accostarla, comprenderla. “Comunicare cordialmente – ricorda ancora il Papa, parafrasando l’inizio del documento conciliare Gaudium et spes – vuol dire che chi ci legge o ci ascolta viene portato a cogliere la nostra partecipazione alle gioie e alle paure, alle speranze e alle sofferenze delle donne e degli uomini del nostro tempo. Chi parla così vuole bene all’altro perché lo ha a cuore e ne custodisce la libertà, senza violarla”. IL Vangelo, con le parole e i gesti di Gesù, ci insegna questa passione e compassione con cui incontrare, ascoltare le persone, per costruire una “buona notizia”. Se il giornalista è chiamato a parlar con il cuore”, anche il lettore deve imparare lo stile di “leggere con il cuore”, non alimentando “polarizzazioni e contrapposizioni”, non spingendo a far diventare i giornali portavoci di parti, strumenti corporativi. “Parlare con il cuore” significa infine disarmare gli animi promuovendo un linguaggio di pace. “Abbiamo bisogno – scrive il Papa in questo tempo di guerra – di comunicatori disponibili a dialogare, coinvolti a favorire un disarmo integrale e impegnati a smontare la psicosi bellica che si annida nei nostri cuori”, generando una polarizzazione delle notizie sulla violenza e sulle armi come unici strumenti per combatterla. Cari giornalisti e operatori della comunicazione, con il vostro parlare, scrivere con il cuore, coniugando verità e carità, potete contribuire alla crescita di un’amicizia sociale e a diventare costruttori di pace e di fraternità. Di questo le nostre città, la nostra società ha bisogno: di persone che amino la verità, ma anche cerchino con carità di costruire nelle parole fraternità e pace. S. Francesco di Sales, vostro patrono, di cui ricorrono i 400 anni della morte e il centenario della proclamazione a patrono dei giornalisti da parte di Papa Pio XI, in un tempo di grandi conflittualità politiche ed ecclesiali ha saputo dialogare con tutti con amore, ricordando che “siamo ciò che comunichiamo”: il suo esempio ispiri e guidi i vostri passi da giornalisti, contribuendo al cammino sinodale che stiamo vivendo nella verità e con carità. Così sia.

Ferrara 14/02/2023


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