La morte non è mai una soluzione




La nostra vita e non solo le nostre parole possono dare il gusto per la vita e illuminare le strade familiari, sociali e politiche...


Cari fratelli e sorelle, cari confratelli, celebriamo oggi la 45a Giornata della vita. E’ una Giornata che ogni anno ci aiuta a ricordare i drammi della vita: dall’aborto, all’eutanasia, al suicidio assistito, ma anche da chi muore solo in casa o in fondo al mare. La vita è sempre da accogliere e da tutelare, da soccorrere e da promuovere. Come cattolici siamo chiamati a smascherare la cultura della morte per riaffermare e promuovere concretamente la cultura della vita. Per questo, “la morte non è mai una soluzione” è il titolo del Messaggio indirizzato dai Vescovi italiani in occasione di questa Giornata. Ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio, Parola di vita. La pagina del profeta Isaia invita a condividere il pane con chi ha fame, aprire la casa ai poveri, ai senza tetto, a vestire chi è nudo, per seguire il Signore e camminare nella giustizia. Isaia , poi, aggiunge, che non si tratta semplicemente di offrire cose, beni, ma di “aprire il tuo cuore all’affamato”, di consolare gli afflitti, cioè entrare in relazione con i più poveri e deboli, avere compassione di loro, soffrire con chi soffre. Questi gesti e sentimenti, ricorda Isaia danno luce, aiutano a vedere oltre, a scoprire il cammino, la strada da percorrere. Ieri come oggi. Infatti, anche oggi solo attraverso la cultura dell’incontro – spesso sottolineata da papa Francesco – si riconosce la vita e i drammi delle persone e a costruire insieme risposte di condivisione, di carità, una cultura della vita. Anche oggi l’accoglienza e l’aiuto ai poveri come anche alle persone e famiglie in difficoltà sono passi e gesti importanti per tutelare la vita, come dimostrano l’azione dei Centri di aiuto alla vita e della Caritas in ogni Diocesi, anche nella nostra Chiesa. Molte donne sole e abbandonate, accolte e aiutate hanno scelto di portare a termine una gravidanza: il dono della vita passa anche attraversa l’accoglienza e l’aiuto, purtroppo rimasto in secondo piano nella legislazione. “Nessuno può sperimentare il valore della vita - ci ha ricordato Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti - senza volti concreti da amare. Qui sta un segreto dell’autentica esistenza umana, perché «la vita sussiste dove c’è legame, comunione, fratellanza; ed è una vita più forte della morte quando è costruita su relazioni vere e legami di fedeltà. Al contrario, non c’è vita dove si ha la pretesa di appartenere solo a sé stessi e di vivere come isole: in questi atteggiamenti prevale la morte” (F.T.87). Come cristiani – come ci ricordano i Vescovi – guardando a Cristo Crocifisso e risorto, siamo chiamati “a dare non la morte, ma la vita, a generare e servire sempre la vita”, “a lasciarci sfidare dalla voglia di vivere dei bambini, dei disabili, degli anziani dei malati, dei migranti e di tanti uomini e donne che chiedono soprattutto rispetto, dignità e accoglienza”. La pagina di S. Paolo alla comunità di Corinto ci invita a guardare il Crocifisso e a leggere in Lui, nella sua umanità, nelle sue ferite, nella sua morte l’umanità, le ferite di uomini, donne, di padri e madri per la morte di tanti bambini non nati, morti innocenti o di anziani, nonni lasciati morire. Non basta annunciare a parole il Vangelo, ma occorre condividerlo con gli altri e declinarlo con la vita, con “le gioie e le sofferenze, le tristezze e le angosce delle persone, soprattutto dei poveri e dei malati” (G:S: 1), grazie al dono dello Spirito, che ci aiuta a leggere la storia con gli occhi della fede. Testimoniando il Vangelo, che è Vangelo della vita, noi diventiamo sale della terra – per parafrasare un passaggio della pagina evangelica di Matteo – e luce per il mondo. La nostra vita e non solo le nostre parole possono dare il gusto per la vita e illuminare le strade familiari, sociali e politiche, per alimentare “ un dibattito profondo volto al rinnovamento delle normative e al riconoscimento della preziosità di ogni vita”: dei bambini non nati, degli anziani o malati gravi lasciati morire, delle donne e dei bambini vittime di violenza, dei migranti e rifugiati respinti e abbandonati. Siamo chiamati a far risplendere la luce della vita nel buio di alcuni ospedali, di alcune case per anziani, in alcune famiglie, nelle periferie e nelle frontiere, dappertutto e per tutti. La Parola e il pane di vita sono per tutti. Non nascondiamoci, ma annunciamo il Vangelo della vita, condividiamo il pane di vita. L’evangelizzazione e la testimonianza cristiana hanno al centro la vita e la morte delle persone. Cari fratelli e sorelle, in ascolto del Vangelo della vita e nutriti dal Pane di vita, “rinvigorisca una carità che sappia farsi preghiera e azione: anelito e annuncio della pienezza di vita che Dio desidera per i suoi figli” – come scrivono i Vescovi italiani - e si rinnovi uno “stile di vita coniugale, familiare, ecclesiale e sociale, capace di seminare bene, gioia e speranza anche quando si è circondati da ombre di morte”. Così sia.

Ferrara 05/02/2023

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