Natale di guerra e di pace



Una guerra che è “una nuova sconfitta per l’umanità”

Cari fratelli e sorelle, è una gioia per me celebrare oggi nuovamente il Natale con voi, secondo la vostra tradizione del calendario giuliano. Celebrare il Natale significa condividere l’Incarnazione del Figlio di Dio, la sua presenza tra gli uomini, la condivisione della nostra natura umana, eccetto il peccato. Ci mettiamo in ascolto della parola di Dio, Parola di vita. La pagina di Paolo ai Galati e la pagina evangelica sono natalizie, ci aiutano a comprendere il mistero del Natale. Paolo parla della nascita del Figlio di Dio che ci ha resi figli, capaci di chiamare Dio con il nome di Padre, grazie al dono dello Spirito. Natale non è solo la nascita del Figlio di Dio, ma l’inizio anche della nostra rinascita come figli. IN Gesù Figlio di Dio anche noi diventiamo figli e fratelli. E’ una pagina trinitaria, dove comprendiamo l’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo nella storia umana e il volto del Dio cristiano, un Dio in relazione, in cammino con gli uomini. E’ una pagina che legge nella nascita di Gesù un nuovo inizio della storia, che in noi figli e fratelli inaugura una nuova fraternità. Una fraternità da costruire, come ci ricorda papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti, a partire dal riconoscimento della paternità di Dio. “Come credenti pensiamo che, senza un’apertura al Padre di tutti ha scritto Papa Francesco -, non ci possano essere ragioni solide e stabili per l’appello alla fraternità. Siamo convinti che «soltanto con questa coscienza di figli che non sono orfani si può vivere in pace fra noi». Perché «la ragione, da sola, è in grado di cogliere l’uguaglianza tra gli uomini e di stabilire una convivenza civica tra loro, ma non riesce a fondare la fraternità” (F.T.272). La pagina di Matteo che abbiamo ascoltato ci ricorda che il Bambino nato a Natale è il Figlio di Dio e Salvatore di tutti i popoli. Il Natale non è una festa esclusiva, per pochi, ma per tanti, per tutti: e l’Epifania ci ricorda questa universalità della salvezza. I Magi, nella pagina di Matteo che abbiamo ascoltato, sono in cammino alla ricerca del Re d’Israele. La loro ricerca poggia sulla loro intelligenza, sulle loro domande, sui segni del cielo, come la stella. Erode, invece è incapace di domande, di ricerca, è solo preoccupato di sé, del suo potere e per questo ‘turbato’. Anche i sacerdoti sanno e conoscono dove nascerà il Messia, ma anche loro come Erode non sanno leggere la storia, contrariamente ai Magi. E per la loro ricerca, l’apertura della loro intelligenza i Magi ricevono la grande gioia di essere accompagnati a incontrare il Bambino, il Figlio di Dio, in braccio a Maria, sua madre. E capiranno che solo chi ha fede può camminare incontro al Signore. Come i Magi siamo invitati a credere che Gesù è la nostra “stella”, che indica il cammino di salvezza: è una stella che appare nelle nostre città – come a Betlemme - quando ci fidiamo di Lui, quando facciamo posto alla sua parola, ai suoi gesti. Gesù, in questo tempo non facile, anima la nostra speranza per impedire di disperarci e credere nell’amore di Dio, che sparge su di noi. I Magi ci dimostrano che fede e ragione non sono in contrapposizione, ma camminano insieme, e chiedono un cuore puro, aperto alle sorprese, ai sogni di Dio. “Il dialogo fecondo tra fede e ragione – ha scritto Papa Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate - non può che rendere più efficace l’opera della carità e costituisce la cornice più appropriata per la collaborazione fraterna tra credenti e non credenti e un credito nella condivisa prospettiva di lavoro per la giustizia e per la pace (C. V. 57). “La fede e la ragione – ha scritto nell’enciclica Fides et ratio San Giovanni Paolo II - sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità” (F.R. 1). Da qui l’impegno di ogni cristiano per una formazione permanente, per un confronto aperto con gli altri sui temi fondamentali della vita, sapendo che “tutto ciò che è umano è anche cristiano”, come ci ha ricordato il Concilio Vaticano II nella costituzione Gaudium et spes. Senza questo dialogo il rischio che le nostre parole scadano nel fideismo o nel razionalismo, s’impoveriscono e non scoprono la profondità del mistero della vita.
Cari fratelli e sorelle, l’anno è iniziato con un grido di pace, di cui si fa interprete papa Francesco, che nel messaggio per la Giornata della pace di quest’anno, ci ha ricordato che dopo la pandemia una nuova “sciagura”, un nuovo “flagello” si è abbattuto sull’umanità: la guerra nel vostro Paese, in Ucraina, che “miete vittime innocenti e diffonde incertezza, non solo per chi ne viene direttamente colpito, ma in modo indiscriminato e diffuso per tutti”. Una guerra che è “una nuova sconfitta per l’umanità”. Ognuno di voi vive direttamente e nel dolore, con i propri familiari rimasti in Ucraina, questa sciagura e flagello, quale è la guerra. Raccogliamo, in questo Natale l’invito del Vangelo e l’invito del Papa a lasciarci trasformare il cuore, non pensando solo a noi stessi, ma aprendoci a un senso comunitario, “creando le basi per un mondo più giusto e pacifico, seriamente impegnato alla ricerca di un bene che sia davvero comune”. Per voi e per noi, il Natale riporta al centro l’impegno di costruire la pace, dentro di noi e fuori, camminando insieme, ricercando insieme il bene di tutti, promuovendo azioni di pace, combattendo le disuguaglianze, curando la casa comune del creato, sviluppando politiche di accoglienza e integrazione. La pace non si costruisce solo a parole, ma nei gesti quotidiani illuminati dalle Beatitudini evangeliche, sull’esempio di Maria, la Madre di Dio. Buon Natale. Buon Anno nella pace. Così sia.

Ferrara 07/01/2023

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