La Beata Beatrice d’Este II cammini con noi


Beata Beatrice: superare ogni ostacolo di una vita “trapuntata di spine”

Care sorelle e cari fratelli, cari confratelli, siamo riuniti per celebrare la festa della Beata Beatrice d’Este, la cui vita e testimonianza cristiana ha segnato e segna profondamente la vita cristiana di questa nostra città e di questa nostra Chiesa. Questo monastero da Lei fondato, infatti, è diventato nei secoli un centro di spiritualità, un luogo dove gustare la Parola di Dio, nel silenzio, nella preghiera e nel lavoro quotidiano. Accompagnati dall’esempio della Beata Beatrice, ci mettiamo in ascolto della parola di Dio. Le parole della pagina del Cantico dei Cantici possiamo quasi immaginarle come le parole che sintetizzano la vita della Beata Beatrice che ha costruito una relazione filiale e di amore con il Signore, appoggiando la sua testa sul cuore e sul braccio di Dio, per usare le immagini del Cantico dei Cantici. Una relazione d’amore con Dio, quella della Beata Beatrice, che Le ha fatto superare ogni ostacolo di una vita “trapuntata di spine” – come scrive un biografo - che le diverse fonti ricordano: una situazione annosa di conflittualità tra famiglie guelfe e ghibelline, il dolore della morte della madre a sette anni, la morte della cugina Beatrice III, l’assassinio del fratello, l’incomprensione familiare della sua scelta di abbandonare ogni bene, i cambiamenti di dimora– da San Lazzaro a Santo Stefano fino ad arrivare a questo monastero di sant’Antonio in Polesine -, attraversando le acque dei fiumi e dei torrenti di questa terra allora fatta di isole tra le acque. Queste esperienze di vita. rendono attuale, per noi, la testimonianza della Beata Beatrice, invitandoci all’umiltà e a vincere la vanità, ma al tempo stesso alla follia per annunciare e testimoniare il Signore, con cui costruire una storia d’amore. “La storia d'amore tra Dio e l'uomo - ha scritto Papa Benedetto XVI, che da poco ci ha lasciato, nell’enciclica Deus caritas est - consiste appunto nel fatto che questa comunione di volontà cresce in comunione di pensiero e di sentimento e, così, il nostro volere e la volontà di Dio coincidono sempre di più: la volontà di Dio non è più per me una volontà estranea, che i comandamenti mi impongono dall'esterno, ma è la mia stessa volontà, in base all'esperienza che, di fatto, Dio è più intimo a me di quanto lo sia io stesso . Allora cresce l'abbandono in Dio e Dio diventa la nostra gioia” (DCE 17). A questo proposito, bella è poi l’immagine della comunità di Corinto, che può essere applicata a ogni comunità monastica e ad ogni Chiesa, come sposa di Cristo di cui Paolo sente una gelosia. E’ una pagina del grande amore di Paolo alla comunità di Corinto, nonostante le gravi difficoltà e le difficili situazioni che ha dovuto vivere e soffrire in questa comunità. La pagina evangelica ritorna a regalarci la parabola delle dieci vergini, cinque sagge, perché vigilanti, operose e cinque stolte. In questa pagina leggo, nell’esperienza delle cinque vergini sagge, l’esperienza della Beata Beatrice, ma anche di ogni monaca in un monastero benedettino: è l’esperienza dell’ora et labora, della preghiera e del lavoro. L’amore a Dio non ci incanta, semplicemente, non ci rende inerti, ma ci impegna in un rapporto costante con il Signore nella preghiera e nel lavoro nella vigna del Signore. Ogni monastero somiglia ad ogni famiglia, ogni città, dove si prega, si lavora, si mangia insieme, si soffre insieme, sempre in compagnia di Dio che con l’uomo scrive una storia d’amore. Insieme: si cammina insieme. Il cammino sinodale che stiamo vivendo ci richiama la necessità di non adagiarci, di non abituarci semplicemente alla vita cristiana, ma a rinnovarla nel confronto con i tempi e le persone, le situazioni. Il cammino sinodale ha al centro proprio la verifica della qualità dell’annuncio e della testimonianza di amore cristiano, a partire dalla quale riformare anche il nostro stile di vita personale ed ecclesiale. Non possiamo dimenticare che questo cammino sinodale deve essere un cammino di conversione, che riguarda tutti, e che non è esente da tre rischi, ricordati da Papa Francesco nella celebrazione di apertura del Sinodo, il 9 ottobre 2021: il rischio del formalismo, di fare del sinodo un semplice evento, una celebrazione; il rischio dell’intellettualismo, di fermarci alle parole, a sterili discorsi che non toccano la vita, privi di profezia; il rischio dell’immobilismo, di mettere cioè semplici pezze nuove su un vestito vecchio. Per questo, la vita della Beata Beatrice, con la sua forza di amare Dio e il prossimo, la sua scelta preferenziale per i poveri, con la sua acqua che ogni anno bagna la sua tomba, segno d’amore, ci può accompagnare e dissetare, perché possiamo camminare insieme in una rinnovata storia d’amore cristiano. Care sorelle e cari fratelli, cari confratelli, l’invito a vegliare del Vangelo si traduce oggi nell’impegno a camminare insieme per rinnovare la nostra vita cristiana. Questo cammino insieme è un cammino di conversione e di riforma, che trova nelle vicende umane e spirituali dei Santi e dei Beati di una terra e di una Chiesa, come la Beata Beatrice di cui oggi facciamo memoria, un sicuro riferimento e una memoria viva. Così sia.

Ferrara 18/01/2023

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