Figli, servi, ministri del Vangelo


La chiesa non è una setta o una casa fortificata dove nessuno può entrare se non quelli che sono da noi scelti...

Cari fratelli e sorelle, celebriamo oggi la Domenica del tempo di Natale in cui ricordiamo, in particolare, il Battesimo di Gesù. Anche per Gesù il Battesimo è stato un ulteriore segno di umanità da una parte, indicando un cammino di conversione e di missione condiviso con le persone, e dall’altro un primo segno della sua identità divina, di Figlio di Dio e della sua missione di salvezza degli uomini, come dicono le parole di Giovanni e le parole del Padre che vengono dal cielo dopo il Battesimo di Gesù. Ed è bello che in questa celebrazione del Battesimo di Gesù, Giorgio, inizi un cammino di discernimento vocazionale verso il diaconato permanente, con la preparazione a un primo prossimo passaggio ministeriale, il Lettorato, che trova il suo radicamento nel nostro Battesimo. Ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio. Ritorna anche in questo tempo di Natale, come nell’Avvento, una pagina del profeta Isaia. Si tratta di uno dei canti del Servo. Per Isaia la figura del Servo è la figura del Messia, che ha una stretta relazione con Dio: è l’eletto, colui che è stato scelto, “preso per mano”, per una missione di salvezza, una nuova alleanza con il popolo, ma anche come “luce per le nazioni”. Tutti sono i destinatari della missione del Servo, con una preferenza per i poveri (ciechi, carcerati, disagiati). Lo stile del Servo non è la potenza, la prepotenza, la violenza, neppure nel suo linguaggio: anzi curerà ogni persona, anche se peccatore (‘canna incrinata’), valorizzerà ogni segno (la fiamma smorta), cercherà la verità. Caro Giorgio, preparandoti al diaconato, con i rispettivi passaggi dei ministeri del lettorato e accolitato, sai che ti prepari a vivere con intensità il servizio alla Chiesa e nella Chiesa con una preferenza per i poveri. Diacono significa infatti servo. La preparazione a questo servizio significa l’impegno ad affinare – come scrive la Didascalia degli apostoli, un documento dei primi secoli – i propri sensi nell’ottica del servizio: gli occhi per leggere in profondità la Parola di Dio e anche per vedere in profondità le situazioni di difficoltà delle persone e delle famiglie; gli orecchi per ascoltare la Parola ma anche le parole, piene di dolore, di richiesta di aiuto delle persone; la bocca per annunciare la Parola, ma anche per comunicare – come il servo di Javhè – la verità con parole semplici, pacate, andando sulle strade e sulle piazze, ma senza gridare e imporre; il naso, per fiutare il profumo di Cristo, scorgere i segni dei tempi in tante situazioni anche difficili; le mani per mostrare la Parola e anche per servire i più poveri. Un servizio, quello diaconale, in profonda comunione con il Vescovo, di cui il diacono stesso è la bocca, il naso, gli occhi, gli orecchi, le mani – continua la Didascalia degli apostoli. Il Vescovo tante volte non riesce a vedere o sentire, non percepisce alcune sofferenze, non ha la forza di servire tutti coloro che sono in difficoltà – tanti anche nella nostra Chiesa di Ferrara-Comacchio – e per questo conta su uomini aperti, fedeli, servi della Parola e degli ultimi. La pagina degli Atti degli Apostoli ci ricorda uno stile di Chiesa, al cui servizio è il diacono: non scegliere chi con cui stare, ma incontrare e accogliere tutti. La chiesa non è una setta o una casa fortificata dove nessuno può entrare se non quelli che sono da noi scelti. La Chiesa è una casa aperta, accogliente, sempre pronta a rendere ragione della propria fede a tutti coloro che lo chiedono, ad annunciare “il Signore di tutti”, a essere prossimi a tutti. Il diacono serve questo “tutti” che ripetiamo anche nell’Eucaristia, pane spezzato per tutti, lavorando perché la Chiesa sia inclusiva e non una realtà esclusiva, rendendosi prossimo soprattutto a chi vive nella povertà e nel peccato. Il cammino sinodale in questo secondo anno vuole coniugare questo “tutti” eucaristico, perché la Chiesa si arricchisca anche delle gioie e delle speranze, delle tristezze e delle angosce di tutti, soprattutto dei poveri e malati, facendo nostro l’inizio della costituzione conciliare Gaudium et spes. La pagina evangelica di Matteo ci ripropone il Battesimo di Gesù nel Giordano. Dalle parole di Giovanni comprendiamo che Gesù è il Servo di Javhè, profetizzato da Isaia, è il Messia, è il Signore di tutti. Il Battesimo di Gesù è un gesto di umiltà e di umanità, nello stile del Servo, accompagnato dalle parole del Padre che ci ricordano da subito chi è Gesù: il Figlio di Dio, l’amato, colui che porta a compimento le promesse. Il Battesimo diventerà nella Chiesa il segno di una figliolanza divina che è comunicata a tutti gli uomini, ma anche il sacramento che ci rende partecipi della vita della Chiesa, di un servizio nella Chiesa. Questa ministerialità che nasce nel Battesimo e a cui tutti siamo chiamati trova poi alcune forme di esercizio particolare nei ministeri istituiti – lettorato, accolitato, catechista - che sono affidati a uomini e donne e a ministri ordinati – diaconi, presbiteri e Vescovi – che sono chiamati e scelti per il cammino e la vita della Chiesa e del mondo. Cari fratelli e sorelle, caro Giorgio, consapevoli del dono e della dignità di essere figli di Dio che il Battesimo ci ha donato, viviamo nella Chiesa non da padroni, ma da servitori del Vangelo, perché arrivi a tutti e a tutti insegni lo stile delle Beatitudini. Così sia.

Ferrara 08/01/2023

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