Fede e ragione camminano insieme


Impariamo dai magi a costruire un dialogo tra ragione e fede per trovare le parole e i gesti condivisi per presentare il progetto di salvezza del Signore...


Cari fratelli e sorelle, celebriamo oggi l’Epifania del Signore, la solennità che ci ricorda che il Bambino nato a Natale è il Figlio di Dio e Salvatore di tutti i popoli. Il Natale non è una festa esclusiva, per pochi, ma per tanti, per tutti: e l’Epifania ci ricorda questa universalità della salvezza. I Magi, nella pagina di Matteo che abbiamo ascoltato, sono in camino alla ricerca del Re d’Israele. La loro ricerca poggia sulla loro intelligenza, sulle loro domande, sui segni del cielo, come la stella. Erode, invece è incapace di domande, di ricerca, è solo preoccupato di sé, del suo potere e per questo ‘turbato’. Anche i sacerdoti sanno e conoscono dove nascerà il messia, ma anche loro come Erode non sanno leggere la storia, contrariamente ai Magi. E per la loro ricerca, l’apertura della loro intelligenza i Magi ricevono la grande gioia di essere accompagnati a incontrare il Bambino, il Figlio di Dio, in braccio a Maria, sua madre. E capiranno che solo chi ha fede può camminare incontro al Signore. I Magi ci dimostrano che fede e ragione non sono in contrapposizione, ma camminano insieme, e chiedono un cuore puro, aperto alle sorprese, ai sogni di Dio. “Il dialogo fecondo tra fede e ragione – ha scritto Papa Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate - non può che rendere più efficace l’opera della carità e costituisce la cornice più appropriata per la collaborazione fraterna tra credenti e non credenti e un credito nella condivisa prospettiva di lavoro per la giustizia e per la pace (C. V. 57). “La fede e la ragione – ha scritto nell’enciclica Fides et ratio San Giovanni paolo II - sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità” (F.R. 1). Da qui l’impegno di ogni cristiano per una formazione permanente, per un confronto aperto con gli altri sui temi fondamentali della vita, sapendo che “tutto ciò che è umano è anche cristiano”, come ci ha ricordato il Concilio Vaticano II nella costituzione Gaudium et spes. Senza questo dialogo il rischio che le nostre parole scadano nel fideismo o nel razionalismo, mali già condannati dal Concilio vaticano I. La Parola di Dio di oggi, poi, ci ripropone una pagina del profeta Isaia dove è presente un forte dinamismo: “alzati”, “cammineranno le genti”, “tutti verranno”. La ragione di questo movimento generale di persone e popoli è la venuta del Signore, della sua gloria che illuminerà la terra oscura e nebbiosa, un’esperienza di vita in esilio. E la ricchezza delle genti, con i loro doni, sarà affidata dal Signore. E Gerusalemme rivivrà, perché inondata della luce de Signore. Anche per noi il Natale non può essere vissuto individualmente, ma con gli altri, superando preclusioni ed esclusioni. E anche le città, come Gerusalemme, devono vigilare perché tutti siano accolti, abbiano un posto, trovino una meta. La fatica dell’accoglienza è la fatica di vivere il Natale come la festa dove tutti sono invitati: pastori, Magi, uomini e donne, giovani e anziani. Il salmo 71 è un canto al Signore, perché ci renda capaci di accogliere, di costruire la pace in ogni città, grazie a uomini e donne che sappiano giudicare e governare con sapienza e giustizia. Anche Paolo si sente mandato a tutti ad annunciare il mistero di Cristo, quale ministro, strumento per condividere e realizzare il disegno di salvezza di Dio. Sono significativi questi due verbi che ritroviamo spesso in Paolo: condividere, cioè un ministero non è mai individuale, ma ha sempre una dimensione ecclesiale; realizzare, cioè un ministero al servizio del progetto di Dio. C’è poi anche nel brano paolino la sottolineatura che l’esperienza cristiana vede insieme ebrei e pagani, che pur nella diversità formano un solo corpo, la Chiesa. E nella Chiesa si realizza una ministerialità diffusa, che è anche il tema di questo secondo anno del cammino sinodale: una ministerialità condivisa da uomini e donne, nella Chiesa e per la Chiesa, della nostra Chiesa che si sta strutturando nelle unità pastorali, dove i ministri ordinati collaborano con alcuni fedeli che hanno il ministero istituito dell’accolitato, del lettorato e del catechista per un cammino pastorale condiviso. Cari fratelli e sorelle, impariamo dai magi a costruire un dialogo tra ragione e fede per trovare le parole e i gesti condivisi per presentare il progetto di salvezza del Signore. E aiutandoci a vicenda ad alzarci possiamo camminare insieme incontro al Signore, con gioia, come sono stati capaci di fare i Magi, superando ogni ostacolo nel loro cammino.

Commenti

Post popolari in questo blog

Il Beato Bonfadini: angelo della fede e della carità

La Costituzione pastorale Gaudium et spes. Profilo, problemi, recezione

Testimoni della gioia del Vangelo