Il Natale, principio dell’evangelizzazione




Dio entra nella storia per trasformare, convertire la nostra vita, chiamarci alla santità, cambiando non solo noi stessi, ma anche le strutture attorno a noi...


Cari fratelli e sorelle, stiamo vivendo insieme la giornata del Natale, giorno santo in cui celebriamo l’Incarnazione del Figlio di Dio. Non celebriamo oggi un’idea, ma una realtà: Dio entra nella storia nel volto di un figlio, un fratello. “Molte volte e in diversi modi nei tempi antichi” Dio aveva parlato al suo popolo, ci ha ricordato la pagina della lettera agli Ebrei, ma solo a Natale Dio entra nella storia con una sua “irradiazione”, con “l’impronta della sua sostanza”, con suo Figlio, “generato e non creato”. Dio non entra nella storia solo con un segno, ma con un Figlio che realmente nasce e vive tra noi. La paternità di Dio, l’accompagnamento del suo popolo infedele attraverso i profeti ha avuto tanti momenti nel corso della storia biblica, ma solo a Natale il Padre si rivela come tale, regalandoci suo Figlio. Giovanni nel prologo del suo Vangelo, che è anche una sintesi di tutto il Vangelo, ripercorre questa generazione filiale usando altri termini: “la Parola si è fatta carne”. E l’Incarnazione è stata preparata con la nascita e la missione di Giovanni il Battista. Il Figlio che nasce entra nel mondo, nella città, ieri come oggi, e forma la comunità cristiana. Ma come ieri anche oggi non tutti si accorgono, accolgono il Bambino che nasce. Pochi riconoscono in questo Bambino una luce che illumina il nostro cammino, un motivo di gioia, la lieta notizia della pace, il principio di una nuova storia di fraternità. Le parole e i gesti del Natale rischiano anche oggi di non essere ascoltati, considerati, rischiano di rimanere distanti, come per Erode. “Il criterio di realtà, di una Parola già incarnata e che sempre cerca di incarnarsi, è essenziale all’evangelizzazione – ha ricordato Papa Francesco nell’esortazione Evangelii Gaudium. Ci porta, da un lato, a valorizzare la storia della Chiesa come storia di salvezza, a fare memoria dei nostri santi che hanno inculturato il Vangelo nella vita dei nostri popoli, a raccogliere la ricca tradizione bimillenaria della Chiesa, senza pretendere di elaborare un pensiero disgiunto da questo tesoro, come se volessimo inventare il Vangelo. Dall’altro lato, questo criterio ci spinge a mettere in pratica la Parola, a realizzare opere di giustizia e carità nelle quali tale Parola sia feconda”. (E.G. 233). Il Natale è il principio che guida l’evangelizzazione, sul piano storico, perché ci ricorda la verità della presenza di Dio nella storia, dei suoi gesti e delle sue parole, che trova la sua piena realizzazione nella passione, morte e risurrezione di Gesù. Evangelizzare, infatti, è dare al mondo il lieto annuncio della salvezza operata da Cristo Signore, Verbo eterno del Padre, fatto uomo e nato dal seno della Vergine Maria. Il Natale e la Pasqua sono al centro dell’evangelizzazione, del Vangelo della gioia. Il criterio dell’Incarnazione ci ricorda anche il valore di una storia di santità e di un cammino di santità: Dio entra nella storia per trasformare, convertire la nostra vita, chiamarci alla santità, cambiando non solo noi stessi, ma anche le strutture attorno a noi. I Santi sono gli uomini delle beatitudini, che realizzano opere di giustizia e carità, sull’esempio di Gesù a cui ognuno di noi è chiamato a ispirarsi. Il Natale ci interpella personalmente a un cammino di santità che incrocia anche un cammino sinodale della nostra Chiesa, che coinvolge i vicini, ma anche i lontani. La Chiesa, infatti, come la tenda, la grotta del Natale, è aperta a tutti. Cari fratelli e sorelle, commentando il prologo di Giovanni, S. Giovanni della Croce cantò in una sua romanza: “Ma Dio nel suo presepe fra le lacrime gemeva, sono gemme che la sposa portava a quelle nozze. E la Madre si struggeva nel vedere un tale scambio: il pianto dell'uomo in Dio e nell'uomo la gioia, ciò che dall'uno e dall'altro sempre è molto lontano”. A Natale la gioia di Dio si riversa sull’uomo come a Pasqua il dolore dell’uomo diventa il dolore di Dio. A Natale umanità e divinità s’incontrano nella storia. Auguri, Buon Natale. Che il Natale riempi di gioia i dolori: delle nostre famiglie, delle nostre comunità, dell’Europa che ha alle sue porte la guerra, del mondo. Che il Natale porti la pace. Buon Natale.

Ferrara 25/12/2022

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