Ricercare la giustizia


Non possiamo essere indifferenti di fronte alla povertà, ai poveri tra noi, nella nostra città, nel mondo. 

Cari fratelli e sorelle, cari confratelli, celebriamo oggi in tutte le chiese il ricordo, nella preghiera, di tutti i Defunti e, tra essi, in particolare, dei Caduti di tutte le guerre e le violenze. Lo celebriamo in questa magnifica Certosa, la chiesa che vive tra i morti, la chiesa vicina a chi soffre, che vede passare nella preghiera e nel dolore un fiume di persone. Un saluto deferente alle autorità civile e militari che condividono il ricordo e la preghiera in questo giorno. La Parola di Dio di oggi si apre con la pagina del profeta Isaia che ci racconta l’incontro con il Signore al termine della nostra vita: come un banchetto in cui non solo riconosceremo il Signore, ma gli uomini si riconosceranno gli uni gli altri e la sofferenza, le lacrime segnate dalla violenza, dal peccato cesseranno e potremo anche noi dire: “Ecco il nostro Dio, in lui abbiamo sperato”. L’incontro finale dopo la morte con il Signore è una liberazione, una risurrezione, una nuova vita, è pace. E’ questa la nostra speranza. Paolo, nella pagina ai Romani, aggiunge alcuni elementi importanti su questo incontro finale con il Signore. Sarà un incontro – ricorda Paolo – da figli, rinati in forza dello Spirito, che hanno riconosciuto in Dio un Padre. Paolo aggiunge, poi, che se Dio è Padre, le sofferenze e il limite, la ‘caducità’ del creato nella nostra vita terrena saranno curate, trasfigurate dalla “libertà della gloria dei figli di Dio”. E’ bella questa immagine di Paolo che mette insieme la sofferenza dell’uomo e del creato, che sperimentiamo anche noi oggi in una forma particolare: le violenze, la guerre, i cambiamenti climatici, l’inquinamento. Lo ricorda, citando S. Paolo, anche un passaggio della lettera enciclica Laudato si di Papa Francesco: “Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che « geme e soffre le doglie del parto » (Rm 8,22). Dimentichiamo che noi stessi siamo terra (cfr Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora” (L.S.2). Al tempo stesso è consolante la speranza che respiriamo nell’ascolto della pagina dell’Apostolo, che ci ricorda come alla fine non c’è la morte, ma la libertà, la vita, la vita eterna. Siamo allora in cammino verso questo incontro con il Signore, un incontro di liberazione, ma anche di verifica di come è stata usata la nostra libertà di figli di Dio nel cammino terreno. La pagina evangelica di Matteo ci racconta in una visione, parabola di Gesù su che cosa saremo giudicati e liberati. Sono le opere di misericordia il centro del nostro giudizio nella vita eterna. Avevo fame e mi hai dato da mangiare. Non possiamo essere indifferenti di fronte alla povertà, ai poveri tra noi, nella nostra città, nel mondo. Sono i volti che conosciamo di chi perde il lavoro o non riesce a trovarlo, di chi non arriva a fine mese, di chi senza casa frequenta le mense della Caritas o di altri conventi e associazioni, di chi nel mondo muore di fame o rischia di morire di fame ogni giorno. Sono i volti di chi ha sete, perché vive in un territorio desertificato, che subisce i cambiamenti climatici, che non ha accesso all’acqua potabile. Sono i volti di uomini, donne e bambini alla ricerca di un lavoro o in fuga da guerre, violenze, miseria che da varie città e paesi del mondo arrivano tra noi. Sono i volti dei malati che non trovano cure nella propria città, nel proprio Paese e giungono nelle nostre case, nei nostri ospedali. Sono i detenuti nelle carceri anche della nostra città, che non sempre sono tutelati e accompagnati, educati a una vita alternativa. Molti uomini e donne che sono anche caduti, vittime di violenze e attentati, ma anche nelle guerre, ancora oggi, ricercavano alcuni di questi volti e amavano la giustizia, che questi volti richiamano. Per questo la pagina evangelica parla di ‘giusti’ in riferimento a chi va in Paradiso, ha la vita eterna. Cari fratelli e sorelle, il ricordo dei Defunti e dei Caduti oggi ci richiami questi volti del giudizio universale, dipinto nell’abside e scolpito nel protiro della nostra Cattedrale – da poco riaperta ai turisti e devoti - per ricordare a chi entra ed esce dal tempio, per chi celebra l’Eucaristia su che cosa saremo giudicati: saremo giudicati sulla giustizia, che è amore, pace, consolazione. Così sia.

Ferrara 02/11/2022

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