Il cammino di santità dei battezzati



Se il cuore è chiuso, vuoto, lontano, che cede alla tentazione del desiderio aperto solo all’io e non al tu e al noi, siamo soli e quindi insicuri. 

Cari fratelli e sorelle, celebriamo oggi la solennità di tutti i Santi. Una schiera numerosa – ci ricorda la pagina dell’Apocalisse che abbiamo riascoltato – che ha saputo vivere coerentemente il Vangelo, superando molte tribolazioni. L’autore parla dei cristiani dell’Asia, che non hanno ceduto all’idolatria e hanno vissuto con coerenza e senza rinnegarlo il proprio Battesimo, a cui rimanda il sigillo e la veste bianca. Cristiani che hanno vissuto la quotidianità dell’esperienza cristiana e per questo sono considerati Santi. Come tanti. I tanti di cui portiamo il nome, ma anche i tanti cristiani della porta accanto – per usare un’espressione di Papa Francesco – che hanno vissuto con coerenza le Beatitudini cristiane. Non sempre diamo al sacramento del Battesimo, le cui promesse sono state confermate nella Cresima, l’importanza che merita: quella di essere entrati nella casa del Padre, di cui il Battesimo è ‘la porta’, di essere figli e fratelli, di essere liberi e liberati dal peccato e segnati per una testimonianza di fede. Il Battesimo non è solo all’inizio della nostra vita cristiana, ma ci regala l’abito di vita cristiana in ogni stagione, età della vita. La memoria di tutti i Santi ci ricorda come la nostra vita è un cammino di santità, perché sempre accompagnato dal Signore, dalla sua grazia. “In virtù del Battesimo ricevuto – ci ha ricordato Papa Francesco nell’esortazione Evangelii Gaudium -, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo, missionario (cfr Mt 28,19). Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare ad uno schema di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del popolo fedele fosse solamente recettivo delle loro azioni. La nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo di ciascuno dei battezzati” (E.G. 120). Anche il cammino sinodale che stiamo vivendo è un cammino ecclesiale in cui i battezzati diventano protagonisti, perché scoprono la propria vocazione alla santità: attraverso la partecipazione attiva alla vita della Chiesa, una ministerialità rinnovata, una testimonianza nei luoghi di vita. Il cammino sinodale è un camino di figli, di figli di Dio. Non sempre siamo consapevoli di quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio”, ci ricorda l’apostolo Paolo. Il Battesimo ci ha dato una nuova dignità, quella di essere figli di Dio; ci ha indicato un nuovo stile di vita, caratterizzato dall’amore a Dio e al prossimo. Con questa dignità, con questo abito di figli noi nutriamo la speranza di incontrare Dio Padre. Nel giorno dei Santi e nel giorno dei Defunti noi ricordiamo come la nostra fede e la nostra carità si nutrono di questa speranza di incontrare il Signore, un incontro da figli con il Padre. La pagina evangelica di Matteo ci ricorda una tappa della predicazione di Gesù alla folla, che rappresenta il mondo, a cui è destinato il Vangelo. Salito sul monte, indica ai discepoli la strada delle Beatitudini, lo stile di vita del cristiano chiamato alla santità. I cristiani sono chiamati poveri in spirito e puri di cuore, cioè sono chiamati ad aprirsi al Signore con umiltà, a fidarsi del Signore, e a rapportarsi con le persone sempre con trasparenza. Il cuore, i sentimenti, la nostra interiorità sono la prima cosa a cui dobbiamo dare valore e non le cose materiali. E’ dal cuore che nasce la nostra sicurezza. Se il cuore è chiuso, vuoto, lontano, che cede alla tentazione del desiderio aperto solo all’io e non al tu e al noi, siamo soli e quindi insicuri. In altre parole, i cristiani sono uomini e donne di preghiera. I cristiani sono chiamati, poi, a vivere con fede la sofferenza delle incomprensioni, del mancato riconoscimento delle proprie azioni. Ai cristiani è chiesta anche la mitezza, che chiede pazienza, comprensione nei confronti delle persone e delle situazioni. Significa non scegliere l’arroganza, la presunzione. I miti erediteranno la terra, cioè trasformeranno la vita, le relazioni, la città. I cristiani sono uomini e donne che cercano sempre la giustizia, anche se misericordiosi, pagando di persona talora l’impegno per la legalità e la tutela dei diritti. La pace sta sempre a cuore ai cristiani, anche in questo tempo in cui la guerra alle porte, cercando sempre di operare per ricostruire la pace nella vita e nelle relazioni quotidiane, come ci testimonia in tanti modi Papa Francesco. Questo stile di vita delle Beatitudini ci regala la gioia del Paradiso. Quel Paradiso abitato dai Santi, persone note e riconosciute dalla Chiesa, a cui ci affidiamo nella preghiera, ma anche sconosciute, che hanno saputo fare della giustizia, della pace, della mitezza, della misericordia, della preghiera l’abito della propria vita personale, ecclesiale e sociale. Cari fratelli e sorelle, le Beatitudini si vivono solo nella grazia, liberi dall’egoismo, dalla pigrizia, dall’orgoglio, dal peccato (cfr. E.G. 65). In questo senso sono anche “controcorrente” – come ricorda Papa Francesco. Lo sguardo al Paradiso, alla vita eterna, ai Santi e ai defunti in questi giorni ci sproni a vivere secondo le Beatitudini evangeliche. Così sia.

Ferrara 01/11/2022

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