S. Maria donna del Sabato Santo (Congresso Eucaristico di Matera)

Il nostro cuore e i nostri desideri, il nostro lavoro, la cura del creato devono essere al servizio del cammino della Chiesa e del cammino fraterno degli uomini.

Cari fratelli e sorelle, cari confratelli, facciamo tappa in questo nostro cammino eucaristico in questa parrocchia dedicata a Maria, Madre della Chiesa e in compagnia di Maria, la prima discepola, la donna del Sabato Santo, la donna dell’ascolto, ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio. La pagina del Qoelet sembra essere uno schiaffo alla mentalità moderna giovanilista, individualista, liberista. In realtà il Qoelet va più in profondità e ci invita a valorizzare le età e le situazioni della vita e non solo la giovinezza con i suoi desideri e “le vie del cuore”. Invita a superare la melanconia, perché non si trasformi in abbandono e in disperazione, a vivere il dolore. Non è forse vero che la perdita della giovinezza o il dolore ci abbattono? Invita a considerare come anche la vita del paese, della comunità possa perdere alcune figure importanti: come la donna che macina, la donna alla finestra. E non è forse vero che molti nostri paesi stanno morendo, spopolandosi? Invita a guardare al creato dono di Dio e alla sua cura. E non è forse vero che l’inquinamento e lo sfruttamento della terra sta creando una situazione difficile? Invita a guardare alla morte come passaggio alla dimora eterna, come il momento in cui “il soffio vitale” che ha plasmato l’uomo torna a Dio. E non è forse vero che la morte è lontana dai nostri pensieri e anche la nostra fede nella vita eterna è debole nei fatti? Il Qoelet ci ricorda che considerare la fragilità e la temporalità della vita è un atto di intelligenza della fede, è realismo. E al tempo stesso il Qoelet ci impegna a vivere intensamente ogni età e momento della vita, ogni relazione, a usare ogni cosa creata con il desiderio di incontrare alla fine il Signore, il Creatore. Gesù Cristo, che la pagina evangelica di Luca chiama con il titolo di Figlio dell’uomo, ha condiviso con ogni uomo la fragilità e la morte, ma anche gli ha dato un senso. Il titolo Figlio dell’uomo ricorda che Gesù ci salva con la sua morte. Il Servo sofferente, il Crocifisso è il modello del cristiano, ma al tempo stesso è il giudice di ogni uomo. L’Eucarestia è il banchetto che prepara questo incontro finale con il Signore. La memoria della passione, morte e risurrezione di Gesù nell’Eucaristia nutre il nostro cammino storico, le età della nostra vita, ma anche prepara l’incontro a tavola con il ritorno del Signore e l’incontro con il Padre nella vita eterna. Un incontro familiare, di cui non avere timore, ma a cui prepararsi vivendo l’amore a Dio e al prossimo come noi stessi e con tutto noi stessi. Il nostro cuore e i nostri desideri, il nostro lavoro, la cura del creato devono essere al servizio del cammino della Chiesa e del cammino fraterno degli uomini. Il teologo De Lubac ricordava che “L’Eucaristia non è soltanto rivolta verso il passato, in dipendenza dal Calvario. E’ rivolta anche all’avvenire, verso un avvenire che dipende da essa: l’edificazione della Chiesa e l’avvento della ‘Verità’. Il suo simbolismo è quindi duplice. Sacramento di memoria è anche sacramento di speranza” (H. De Lubac, Corpus mysticum, Milano, Jaca Book, 1982, p. 97). Ci educa a questo stile Maria, la Madre della Chiesa, la donna del Sabato Santo, come l’ha chiamata don Tonino Bello, che con le sue parole, la sua preghiera a Maria ci aiuta a vivere da cristiani con lo sguardo in avanti, a guardare la vita, con le sue gioie e speranze, tristezze e angosce, ma anche oltre: “Santa Maria, donna del Sabato santo, aiutaci a capire che, in fondo, tutta la vita, sospesa com’ è tra le brume del venerdì e le attese della domenica di Risurrezione, si rassomiglia tanto a quel giorno. È il giorno della speranza, in cui si fa il bucato dei lini intrisi di lacrime e di sangue, e li si asciuga al sole di primavera perché diventino tovaglie di altare. Ripetici, insomma, che non c’è croce che non abbia le sue deposizioni. Non c’è amarezza umana che non si stemperi in sorriso. Non c’è peccato che non trovi redenzione. Non c’è sepolcro la cui pietra non sia provvisoria sulla sua imboccatura. Anche le gramaglie più nere trascolorano negli abiti della gioia. Le rapsodie più tragiche accennano ai primi passi di danza. E gli ultimi accordi delle cantilene funebri contengono già i motivi festosi dell’alleluia pasquale. Santa Maria, donna del Sabato Santo, raccontaci come, sul crepuscolo di quel giorno, ti sei preparata all’incontro col tuo figlio Risorto. Quale tunica hai indossato sulle spalle? Quali sandali hai messo ai piedi per correre più veloce sull’erba? Come ti sei annodata sul capo i lunghi capelli di nazarena? Quali parole d’amore ti andavi ripassando segretamente, per dirgliele tutto d’un fiato non appena ti fosse apparso dinanzi? Madre dolcissima, prepara anche noi all’appuntamento con lui. Destaci l’impazienza del suo domenicale ritorno. Adornaci di vesti nuziali. Per ingannare il tempo, mettiti accanto a noi e facciamo le prove dei canti. Perché qui le ore non passano mai”, conclude il Vescovo Tonino Bello. Cari fratelli e sorelle, cari confratelli il pane eucaristico che spezziamo e condividiamo oggi sia per noi pane del cammino e viatico per l’incontro con il Padre. Così sia.

Matera 24/09/2022

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