Il dono dell'acqua



Il risparmio economico ottenuto dalla riduzione dei consumi può essere devoluto per finanziare progetti nel Sud del mondo legati proprio alla risorsa dell’acqua; maturando una nuova spiritualità in armonia con il creato
Omelia a Castelfranco d'Oglio (CR) per San Bartolomeo

Cari fratelli e sorelle, ci siamo ritrovati insieme, come da una consuetudine antica di almeno cinquecento anni, sulle sponde del nostro fiume Oglio per ringraziare il Signore e chiedere la sua benedizione, per intercessione di S. Bartolomeo. Il fiume è fonte di vita per la nostra terra ed è indispensabile per tutte le forme di vita. La sua acqua è un dono. E’ una consapevolezza che nasce dalla lettura della storia della salvezza, ma anche dalla nostra esperienza che l’acqua è ora una maledizione (cfr. Gn 6,5-8,22: il racconto del diluvio; Salmo 18,5 ) ora una benedizione (cfr. Es 17,1-7: l’acqua che scaturisce dalla roccia; ), oltre che simbolicamente è fonte e segno di vita (cfr. Gn 26, 15-25: i pozzi di Isacco; Gv 4,1-41: il pozzo dei Samaritani). Il bene dell’“acqua” richiama l’attenzione su diverse sfide che la famiglia umana deve affrontare. L’acqua ha un’importanza per i bisogni della vita umana, anzitutto; l’acqua è, poi, una risorsa per numerose attività umane, in particolare in agricoltura, nell’artigianato e nell’industria, il cui uso non deve però avvenire a discapito dell’uso umano; infine, l’acqua è uno spazio: sono i fiumi, le falde sotterranee, i laghi, e soprattutto i mari e gli oceani. Questa terza dimensione spinge a riflettere sull’affascinante ruolo del ciclo naturale dell’acqua per la tutela della vita in generale al servizio della biodiversità, sui meccanismi climatici, il trasporto e la pesca. Abbiamo la consapevolezza che l’acqua è un bene comune, ma dobbiamo crescere nella consapevolezza che l’acqua è una risorsa limitata, che va tutelata con progetti e azioni concrete, vincendo l’orgoglio e la prepotenza - per usare l’immagine del libro del Siracide e della parabola evangelica di Luca – che porta a pensare solo a se stessi, ai propri interessi e non ai beni comuni da custodire e al bene comune. Nel panorama delle emergenze naturali, a preoccupare maggiormente è il nostro rapporto con le risorse fondamentali dell’ambiente, in particolare con l’acqua. È necessario un cambiamento se non vogliamo precipitare in crisi sempre più gravi: troppi sprechi, infatti, accompagnano il nostro rapporto quotidiano con l’acqua. Alcuni dati decisamente paradossali: un terzo degli italiani non ha accesso sufficiente e regolare all’acqua potabile, eppure l’Italia è il Paese europeo che consuma la maggiore quantità d’acqua pro capite con 980 metri cubi l’anno per ciascun abitante; negli usi domestici siamo ai vertici dei consumi europei, con 249 litri che scorrono ogni giorno nelle nostre case; nell'agricoltura siamo uno dei Paesi che consuma la maggiore quantità d’acqua per ettaro irrigato; inoltre siamo i primi consumatori di acque minerali al mondo.
I cambiamenti climatici, che segneranno anche il nostro territorio, esporranno le popolazioni ad alterazioni della disponibilità e della qualità di acqua, aria, cibo, prodotti agricoli. Questo quadro, non certo confortante, spiega l’attualità di una riflessione e di un impegno concreto di ognuno e di ogni comunità che coniughi strettamente ambiente e salute e induca, immediatamente, ad un ripensamento o - meglio - ad una ‘conversione’ a molteplici e complementari livelli. Ci invita a fare questo l’ Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, che propone nella cura del creato, ‘casa comune’, una nuova sfida sociale e politica, ma anche ecclesiale, con un’attenzione particolare all’ambiente, “un bene comune, di tutti e per tutti” (L.S 23), afferma Papa Francesco. Questa importante enciclica può guidarci nella nostra riflessione e nella nostra azione nei prossimi anni. L’enciclica di Papa Francesco, senza vantare assolutamente la pretesa di un’analisi scientifica di situazioni complesse, si concentra sull’interconnessione fra natura e società che la abita nel trovare soluzioni congrue: «Data l’ampiezza dei cambiamenti, non è più possibile trovare una risposta specifica e indipendente per ogni singola parte del problema – scrive Papa Francesco. È fondamentale cercare soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura» (L.S.139).A queste espressioni, e in particolare in merito all’interconnessione tra essere umano e natura, sistema naturale e sistema sociale, che ad una lettura superficiale potrebbero risultare ‘innocue’ e pressoché ‘scontate’, è sottesa, una delle chiavi interpretative alla quale ogni intervento, dal più semplice al più complesso, dovrebbe attenersi, e cioè la dimensione della “custodia”. È sempre Papa Francesco, infatti, che specifica il compito e la responsabilità del “custodire” (cfr. Gen 2, 15) come «proteggere, curare, preservare, conservare, vigilare. Ciò implica una relazione di reciprocità responsabile tra essere umano e natura» (L.S. 67). Proteggere, curare, preservare, conservare, vigilare sono i verbi che possono guidare anche la nostra azione e il nostro impegno futuro. Cari fratelli e sorelle, la comunità cristiana può aiutare a maturare la convinzione che l’acqua è una risorsa limitata, attraverso progetti e azioni concrete: sviluppando nelle Parrocchie e nelle scuole forme di informazione e di educazione che spieghino il problema della scarsità, dell’iniqua ripartizione dell’acqua e il dovere di sfruttare meno e condividere con forme nuove i beni naturali che sono di tutti e sono scarsi; richiamando le amministrazioni pubbliche e gli enti locali ad un maggior rigore nell’applicare tutti i piani di riammodernamento e di sviluppo delle reti idriche mediante una coerente programmazione e un utilizzo rapido e corretto dei finanziamenti disponibili; invitando le famiglie a ridurre il proprio consumo, a monitorare e ottimizzare l’uso dell’acqua e a non inquinare. Cari fratelli e sorelle, è importante acquisire consapevolezza dei nostri comportamenti e in che modo è possibile modificarli secondo criteri di giustizia. Il risparmio economico ottenuto dalla riduzione dei consumi può essere devoluto per finanziare progetti nel Sud del mondo legati proprio alla risorsa dell’acqua; maturando una nuova spiritualità in armonia con il creato, costruita su scelte e stili di vita che riprendono le virtù della parsimonia, della sobrietà, della frugalità come dimensioni della povertà cristiana. La crisi idrica potrà essere affrontata adeguatamente con una nuova consapevolezza del ruolo dell’acqua per la vita e lo sviluppo, perché il nostro futuro dovrà essere ineluttabilmente contrassegnato da una responsabilità comune e anche dalla sobrietà, da un nuovo stile di vita. Ci accompagni nel nostro cammino S. Bartolomeo, l’apostolo e amico di Gesù, vostro patrono.

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