Maria Assunta in cielo, ci indica il cammino



La donna accanto all'Arca è rappresentata oggi in tante madri che fuggono dalle guerre, dai disastri ambientali, dalla violenza, dalla miseria e desiderano far nascere il proprio figlio e proteggerlo...
Omelia di mons. Perego all'Abbazia di Pomposa.

Cari fratelli e sorelle, celebriamo oggi la solennità di Maria Assunta in cielo, a cui è dedicata questa chiesa abbaziale. Celebriamo Maria nel suo momento finale di vita e di grazia, celebriamo il ritorno di Maria al Padre e al Figlio. Il destino di Maria è il nostro destino, il destino di ogni cristiano, che vede terminare la sua corsa non nel vuoto, ma nell’abbraccio con il Padre, nella sua casa, nella vita eterna. In Maria Assunta vediamo il nostro domani. La nostra fede comprende la vita eterna, dopo la morte. La nostra fede legge la fine della vita terrena, la morte come l’ingresso nella vita eterna. Se tutto è grazia, nulla della nostra vita, tranne il corpo che va in cenere, viene perduto, ma diventa un dono di grazia che va ad alimentare il tesoro di grazia della casa del Padre. Ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio. La pagina dell’Apocalisse, che avvolge con il suo racconto la navata centrale di questa basilica, ci aiuta ad immaginare la casa del padre ricca dei simboli della storia della salvezza, in particolare l’arca dell’alleanza, segno di un Dio che ha accompagnato il cammino del suo popolo passo dopo passo. Accanto all’arca c’è una donna, che sta per avere un figlio e grida per le doglie. Voi madri presenti comprendete queste parole, questo grido di dolore che accompagna la vita. La donna è il segno della vita, una vita sempre minacciata – è il segno del drago – dal male, dalla violenza, dalla prepotenza. Ieri come oggi, sempre. Ma la vita trionfa, anche se deve fuggire lontano, nel deserto. Questa pagina dell’Apocalisse la vediamo rappresentata in tante madri che fuggono dalle guerre, dai disastri ambientali, dalla violenza, dalla miseria e desiderano far nascere il proprio figlio e proteggerlo. Madri che talora subiscono violenze, abbandoni, rifiuti dai nuovi draghi, che mettono al primo posto l’interesse più che l’accoglienza, il rifiuto più che l’incontro, il profitto più che il lavoro, la guerra più che la pace, la morte più che la vita. Il mare, il deserto diventano per loro talora luoghi di morte e non di vita, in una fuga che non ha approdo. Dio, invece non abbandona, ma dona rifugio: in questa e nell’altra vita. E’ il nostro rifugio, la nostra vita. Maria Assunta in cielo incontra l’origine della vita, a cui ha detto il suo sì il giorno dell’Annunciazione, il cui Figlio per grazia ha portato nel grembo e ha difeso dal male nella fuga in Egitto. La morte non è il nostro destino, ma la vita, la vita eterna. Lo ricorda la pagina di S. Paolo ai Corinzi, che rischiano di non credere nella risurrezione dei morti. L’apostolo afferma che se il peccato, la morte è arrivata attraverso Adamo, la vita, la risurrezione è arrivata attraverso Gesù, Figlio di Dio e Figlio dell’Uomo. Gesù è la garanzia che la morte, anche la sua morte non è la fine, è la garanzia da risorto della nostra risurrezione, della vita eterna. Maria si è lasciata baciare dalla grazia del Signore, nell’Annunciazione nella casa di Nazareth e ha cominciato la sua corsa, in fretta. E’ la corsa che la porterà nella casa di Elisabetta, come ci ricorda la pagina evangelica di oggi, per servire la vita che sta per nascere nel grembo di Elisabetta, per sentirsi già madre nelle parole di Elisabetta, e per diventare serva del Signore, che sempre, “di generazione in generazione”, come abbiamo ascoltato nella preghiera del Magnificat, ha offerto al suo popolo misericordia, ha condannato i superbi, ha innalzato gli umili. Maria continuerà la sua corsa per il censimento, e poi in fuga in Egitto. Accompagnerà la corsa del Figlio sulle strade di Galilea fino a sotto la Croce e al sepolcro. Nell’Assunzione, che oggi celebriamo, riconosciamo la prima risorta in Cristo, per grazia, la prima che ci attende con il Figlio nella casa del Padre. Al tempo stesso, riconosciamo la donna, la madre che ci indica il cammino da percorrere. Cari fratelli e sorelle, guardando a Maria Assunta oggi rinnoviamo la nostra fede nella risurrezione dei morti e nella vita eterna. Su questo atto di fede oggi rischiamo di essere confusi da teorie e immagini che mettono in dubbio una vita eterna, alimentando “il timore – ricordato anche dalla costituzione conciliare Gaudium et spes – che tutto finisca per sempre” (G.S. 18). La risurrezione di Gesù e l’Assunzione di Maria oggi ci confermano il nostro destino in una vita eterna, di cui non possiamo e sappiamo immaginarci nulla se non l’incontro con Dio ‘faccia a faccia’ e la compagnia di Maria e di suo Figlio. La nostra fede al termine della vita non ci regala il nulla, ma un incontro, un incontro familiare.

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