L’universalismo cristiano a fondamento dell’unità pastorale

Viviamo questa esperienza dell’unità pastorale come uno strumento per essere Chiesa, in maniera nuova, tutti responsabili...

Omelia di mons. Perego a Saletta e Tamara nel comune di Copparo, in provincia di Ferrara.

Cari fratelli e sorelle, la domenica è il giorno dell’incontro attorno alla mensa eucaristica: incontro con il Signor e con i fratelli e le sorelle. Sono contento di condividere con voi oggi questo incontro e questa celebrazione eucaristica, in questo tempo di cammino e di rinnovamento ecclesiale, anche in preparazione della costituzione dell’unità pastorale tra le parrocchie di Copparo, Saletta, Tamara e Gradizza. Ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio, Parola di vita. La pagina del profeta Isaia che abbiamo ascoltato ci ricorda la profezia che Dio radunerà un solo popolo formato da tutte le genti e di ogni lingua, con una sola città Gerusalemme. Dio vuole il mondo una sola famiglia umana, una sola fraternità. Questo chiede di superare chiusure e campanilismi, chiede di lavorare insieme, di costruire una sola Chiesa. Ogni luogo, ogni comunità, anche Saletta e Tamara, sono un segno di questa unità, che si realizza attorno all’Eucaristia. C’è un passaggio nell’enciclica Evangeli Gaudium e ripresa in Fratelli tutti di Papa Francesco che desidero riproporvi perché molto significativo sul rapporto tra locale e universale: “Va ricordato che tra la globalizzazione e la localizzazione si produce una tensione. Bisogna prestare attenzione alla dimensione globale per non cadere in una meschinità quotidiana. Al tempo stesso, non è opportuno perdere di vista ciò che è locale, che ci fa camminare con i piedi per terra. Le due cose unite impediscono di cadere in uno di questi due estremi: l’uno, che i cittadini vivano in un universalismo astratto e globalizzante, […]; l’altro, che diventino un museo folkloristico di eremiti localisti, condannati a ripetere sempre le stesse cose, incapaci di lasciarsi interpellare da ciò che è diverso e di apprezzare la bellezza che Dio diffonde fuori dai loro confini. Bisogna guardare al globale, che ci riscatta dalla meschinità casalinga. Quando la casa non è più famiglia, ma è recinto, cella, il globale ci riscatta perché è come la causa finale che ci attira verso la pienezza. Al tempo stesso, bisogna assumere cordialmente la dimensione locale, perché possiede qualcosa che il globale non ha: essere lievito, arricchire, avviare dispositivi di sussidiarietà. Pertanto, la fraternità universale e l’amicizia sociale all’interno di ogni società sono due poli inseparabili e coessenziali” (E.G. 234 e F.T.142). Le unità pastorali sulle quali stiamo riorganizzando la nostra Chiesa diocesana, tra cui l’unità pastorale di Copparo con Tamara, Saletta e Gradizza, sono strumenti che da una parte cercano di unire le esperienze pastorali di più parrocchie, dall’altro valorizzare ognuna di esse. Da soli rischiamo di dimenticare qualcuno o qualcosa della vita della Chiesa: o la liturgia o la catechesi a tutte le fasce d’età o la carità. Insieme si può costruire un cammino più ricco e condiviso di Chiesa, con l’aiuto e l’esperienza pastorale di una comunità religiosa, come quella degli Orionini, che si sono resi disponibili a seguire l’unità pastorale. San Don Luigi Orione, di cui abbiamo celebrato quest’anno i 150 anni dalla nascita, ha voluto che i suoi preti fossero al servizio delle Chiese locali, delle parrocchie. L’universalismo cristiano è presente anche nella pagina evangelica di Luca che abbiamo ascoltato. A una domanda su chi si salva e se sono pochi, Gesù risponde che coloro che si salvano vengono da Oriente e da Occidente, tutti sono i destinatari della salvezza. Al tempo stesso Gesù indica la porta e la strada da percorrere per la salvezza: è la strada e la porta della giustizia. Non si salva chi pensa solo a se stesso; non si salva chi non cammina con gli altri, non si salva chi non si mette in ascolto della Parola di Dio. L’unità pastorale serve questo cammino insieme, questo comune ascolto della Parola, questa condivisione ecclesiale. La pagina della lettera agli Ebrei fa un passo ulteriore. Nel cammino insieme, nel cammino ecclesiale è importante chiedere il perdono del Signore, da figlio nei confronti di un Padre, e percorrere la strada della pace e della giustizia con i fratelli e le sorelle. Il perdono non umilia, ma guarisce. “Il perdono libero e sincero è una grandezza che riflette l’immensità del perdono divino – ha scritto papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti. Se il perdono è gratuito, allora si può perdonare anche a chi stenta a pentirsi ed è incapace di chiedere perdono” (F. T. 250). La nostra esperienza ecclesiale ha Dio come Padre e gli altri come fratelli e sorelle. La pace e la giustizia sono due segni di una Chiesa fraterna e anche di un mondo fraterno. E tutti siamo chiamati ad essere responsabili e partecipi alla vita della Chiesa. La Chiesa cammina, cresce attraverso di noi, attraverso tutti: la nostra presenza alle celebrazioni domenicali, il nostro impegno formativo, la nostra disponibilità nel servizio. Cari fratelli e sorelle, viviamo questa esperienza dell’unità pastorale come uno strumento per essere Chiesa, in maniera nuova, tutti responsabili. Il Signore accompagni, come un Padre il vostro cammino. Così sia.


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